Dopo un tour tra i borghi del pistoiese era impensabile non trascorrere una giornata a Pistoia, soprattutto perché non avevo mai avuto l’occasione di vederla. Occasione è la parola più calzante: mentre a Firenze o Pisa ci programmi un weekend, ma anche a Volterra o Siena, in Val d’Orcia e nell’area del Chianti ci organizzi ricche tavolate con gli amici, Pistoia, per quanto mi riguarda, non è mai rientrata nelle destinazioni per un fine settimana.
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Di tutti i capoluoghi della Toscana, questa città a soli trenta chilometri da Firenze, incastrata tra Prato e Lucca, rappresenta una terra di confine lontana dai percorsi turistici canonici. Senza addentrarmi nelle speculazioni sui motivi di questo stato di cose, che comprendono una leggendaria discendenza dal sangue di Catilina – da cui un’accoglienza non proprio da manuale secondo alcuni -, posso però affermare che le si può dedicare anche più di un giorno. Se di ventiquattro ore parliamo, ecco gli imperdibili luoghi d’attrazione di Pistoia. Che grazie a questa sua lontananza dal turismo di massa regala l’incantevole atmosfera di provincia, un modo di vivere a misura d’uomo che ruota intorno al centro della città.
Ore 9.00. Lasciata l’auto fuori dalle mura dal lato di Via Matteotti, passo per via del Funaro, sede del Centro Culturale del Funaro comprendente una strepitosa caffetteria aperta purtroppo dal pomeriggio. Mi addentro in Via del Piloto e arrivo in Piazza San Lorenzo dove si affacciano l’omonima chiesa e il convento, per proseguire in Via del Ceppo.
La mia prima destinazione è alla fine di questa strada, in Piazza Giovanni XXIII, un vero e proprio emblema della città: lo Spitale del Ceppo. La singolarità del fregio robbiano cattura immediatamente lo sguardo con i vividi colori della terracotta invetriata delle Sette Opere di Misericordia di Santi Buglioni, da vestire gli ignudi a dar da bere agli assetati. Capolavoro della scultura rinascimentale datato 1277, ospita oggi al suo interno il museo, custode delle vicissitudini di questo simbolo di Pistoia.
Non voglio passare subito per la piazza principale della città, piazza del Duomo, preferisco accerchiarne il cuore lentamente, come se dovessi stanarla. Taglio per Piazza Sapienza e arrivo in Piazza dello Spirito Santo su cui si affaccia la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola.
Verso il lato ovest, una statua del Forteguerri e una grande palma non riescono a rubare la scena allo scorcio che svela la cupola della Basilica della Madonna dell’Umiltà. Questa è una delle architetture imperdibili di Pistoia per diversi motivi. Il primo è legato al fatto che la cupola cinquecentesca è opera di Giorgio Vasari, nientemeno. Il secondo si comprende entrando: gli spazi non sono quelli che vi aspettereste. Il vestibolo con volta a botte precede una pianta ottagonale e arredi sacri tutt’altro che trascurabili.
Infine, la leggenda che sta alla base della sua costruzione racconta un pezzo di storia di Pistoia: nella preesistente chiesa di Santa Maria Fuoriporta, dalla fronte dell’immagine della Vergine si narra che uscirono “tre rivoli di un prodigioso licore“. A quel tempo Pistoia era in piena lotta intestina tra le famiglie Cancellieri e Panciatichi (guelfa la prima, ghibellina la seconda), che dopo il grandioso evento contribuirono sì con altre famiglie gentilizie alla costruzione della Basilica, ma non mutarono certo atteggiamento l’una verso l’altra. Si dice che la loro guerra civile fu una delle più grandi disgrazie di Pistoia.
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Oggi si possono vedere i palazzi delle due storiche famiglie pistoiesi sulle omonime vie: quella dei Cancellieri è ubicata nelle vicinanze della basilica, mentre l’altra è più a sud, nei pressi della Chiesa di San Giovanni Fuoricivitas in Via Cavour, angolo Via Crispi. Prima di raggiungere quest’ultima, mi ritaglio una capatina alla Libreria del Globo (Via Buozzi 25), indirizzo interessante sia per la lettura che per le merende e gli incontri a tema. San Giovanni Fuoricivitas è facilmente riconoscibile per lo stile romanico e la bicromia, le linee verdi del serpentino e bianche del marmo, ma soprattutto per la facciata che in realtà è la fiancata nord. Accanto all’edificio lo storico Valiani altro indirizzo dove fermarsi per una pausa caffè.
Ore 12.00. Prendendo via del Cacio (a breve una veloce digressione sui favolosi nomi delle vie di Pistoia) raggiungo la famosa Piazza della Sala, cuore pulsante, nucleo del commercio e ritrovo serale per l’aperitivo, la cena e il dopocena.
Apro subito la parentesi odonomastica: vicoli e strade dai nomi insoliti e curiosi parlano della storia e delle tradizioni della città di Pistoia, dallo Sdrucciolo dei Cipollini a Via Abbi Pazienza, intrecciandosi a volte tra le maglie della leggenda. Attorno a Piazza della Sala i nomi rievocano la tipologia delle botteghe e i vari commerci di un tempo, come Via degli Orafi e Via dei Fabbri. Ancora oggi resta l’antico fascino della tradizione dei banchi di pietra dove veniva collocata la merce. Le bancarelle del mercato ortofrutticolo animano lo spazio attorno al Pozzo del Leoncino circondato dalle biciclette, mentre le botteghe, le norcinerie e diversi locali incorniciano l’intera piazzetta moltiplicandosi nelle viuzze attorno.
Ore 13:00. Mi fermo da I Salaioli, tavolino all’esterno, copertina, menù dal supporto originale. Nelle proposte dell’osteria i taglieri dalla bottega, diverse pietanze interessanti, a sorpresa – visto il predominio di norcinerie e affini nell’intera regione – compare qualche piatto vegetariano. Alcuni esercizi apriranno solo di sera per la movida pistoiese, come suggerisce il portone chiuso del Covo Bukowski e le sedie sopra i tavoli dai vetri della Fiaschetteria. Collegata all’antico cuore mercantile della città è l’attigua Piazza degli Ortaggi, adornata dal gruppo bronzeo Giro del Sole, anch’essa molto frequentata di sera per il dopocena.
Ore 14.00. I miei prossimi punti d’interesse si trovano in direzione nord-ovest, dunque raggiungo Via Curtatone e Montanara e proseguo verso nord, giro a sinistra in Via Borgo Stretto, passando per il Giardino Paolo Novelli, e arrivo in Corso Gramsci dove troneggia la Chiesa di San Francesco che si affaccia sull’omonima piazza.
Proseguo tenendo la destra per arrivare alla Pieve di S. Andrea (aperta dalle 8.00 fino alle 18.00), una delle chiese più antiche della città, databile intorno al VII secolo. Al suo interno importanti opere di Giovanni Pisano tra cui lo straordinario pulpito. Dall’altra parte della via c’è Palazzo Fabroni, sede del Museo del Novecento e del Contemporaneo.
Ore 15.00. Raggiunta nuovamente Piazza degli Ortaggi, passo per Via Stracceria, dove un eloquente cartello di una locanda promette “corsi di recupero per vegani”. Supero il Palazzo del Capitano del Popolo e raggiungo finalmente il simbolo del potere cittadino in ogni sua forma, Piazza del Duomo.
Il Battistero di San Giovanni in Corte e il
Entro e visito il Battistero, meravigliosa simbiosi tra gotico e romanico dalla pianta ottagonale, sede della fonte battesimale duecentesca. Qui acquisto il biglietto (2,00/3,00 €) nell’area bookshop per l’Altare argenteo di San Jacopo custodito nella Cattedrale. Mi accompagna una giovane guida, custode delle chiavi della Cappella del Crocifisso dove è conservato. La storia di questo incredibile gioiello dell’arte orafa è molto complessa e la coralità dell’opera la rende unica nel suo genere. In venti minuti la guida riesce a riassumermi le caratteristiche di questo tesoro che vanta pure il contributo del Brunelleschi. Pistoia continua a sorprendermi. Una breve visita alla cattedrale e alla cripta, prima di un ultimo sguardo alla splendida facciata.
Purtroppo oggi la torre campanaria della cattedrale, ristrutturazione di un impianto longobardo, ospita un evento privato – d’estate ci organizzano anche degli aperitivi. Sfuma la possibilità di fotografare un panorama che dicono di tutto rispetto (nelle giornate terse raggiunge il Duomo di Firenze), ma mi consolo facendomi raccontare la storia dell’orologio. Per diversi anni è rimasto fermo alle 14.43 ed è stato rimesso in funzione in vista di Pistoia Capitale della Cultura 2017. Il motivo? L’arte di campanaro era appannaggio di un solo uomo che, andato in pensione come messo comunale, ha dedicato le sue giornate al volontariato nella Croce Verde. Il marchingegno che fa muovere l’orologio del Campanile è di fatto un orologio a pendolo con due pesi in pietra: uno legato al meccanismo, l’altro collegato alla campana. L’autonomia è di 26 ore circa, per cui ogni giorno qualcuno deve salire cento gradini e caricarlo. Oggi il campanaro, che non dispone del dono dell’ubiquità, ha trovato un accordo con il Comune per dedicarsi ancora a questa operazione condividendo il proprio sapere e questa mansione con nuove leve.
Ore 16.15. É il momento di entrare nel Palazzo dei Vescovi. Ospita diversi percorsi museali (3,00/5,00€ l’ingresso, nei giorni feriali chiusura alle 16.00; sabato e domenica alle 18.00), tra cui il Museo Tattile dedicato ai non vedenti, il Museo della Cattedrale e la sezione archeologica. Per gli appassionati di storia dell’arte da non perdere il reliquiario di San Jacopo del Ghiberti e, all’ultimo piano, l’Arazzo Millefiori. Le visite sono guidate, avvengono in giorni e tempi prestabiliti, quindi bisogna accertarsi degli orari che potrebbero subire variazioni (martedì/giovedì/venerdì prima visita alle 10.15, ultima alle 14.45|sabato/domenica ultima visita alle 16.30 – per info tel. 0573 369275).
Ore 17.45. Terminata la visita, proseguendo verso est, parallela all’edificio c’è Via della Torre, che merita un passaggio sotto i suoi archi, visto che ha il vanto di essere uno dei vicoli più antichi di Pistoia. Torno tra i vicoli dietro a Piazza Duomo e mi fermo per un buon tè al Talù Cafè in Via del Duca 1/3, specializzato in infusi corredati da biscottini e gentilezza. Peccato non ci fosse ai tempi del Sommo Vate, avrebbe dato una seconda chance ai Pistoiesi. Mi faccio attirare dalle vetrine dei laboratori e dalle botteghe in questa zona della città, girovago un po’ tra il dedalo di viuzze dal sapore medievale che mi conducono a quello che un tempo era il Cinema Eden, più conosciuto forse come Galleria Vittorio Emanuele (Via degli Orafi 54), per aggiungere lo stile Liberty all’incredibile varietà di epoche ben rintracciabili a Pistoia. A parte i negozi all’interno, le vetrate, il ferro battuto, le balaustre e gli affreschi ben conservati ne fanno davvero un gioiello.
Ore 19.00. Richiamata dalle luci della sera, ritorno in Piazza dello Spirito Santo con la suggestiva vista della cupola del Vasari. Nell’angolo più nascosto vengo ispirata da Beviamoci su: un ottimo bicchiere di vino consigliato da Maurizio e un buon primo piatto sono un’ottima conclusione per questa giornata alla scoperta di Pistoia.
COME ARRIVARE. Diversi i treni per Pistoia che partono da Firenze. In auto da Milano ci sono poco più di 300 chilometri, scegliendo tra l’autostrada del Sole (pedaggio € 23,80) o la più panoramica costa via A12 (pedaggio 31,00 €).
DOVE DORMIRE. Per vivere la notte a Pistoia un buon indirizzo è il B&B Al Canto del Cavour in pieno centro.