Pistoia aumentò la propria notorietà turistica nel 2017, quando venne scelta come capitale italiana della cultura e fu inserita da Lonely Planet tra i Best in Travel. Se il suo centro storico nulla ha da invidiare alle altre città d’arte della Toscana, non meno attrattivo è il territorio circostante, con montagne e colline punteggiate dalla presenza di borghi antichi, piccoli grandi baluardi della cucina regionale e di antichi mestieri.
Grazie a un tour enogastronomico promosso da Vetrina Toscana, abbiamo potuto disegnare e sperimentare personalmente un weekend alla scoperta dei borghi pistoiesi, con un itinerario che consigliamo in ogni stagione e che ha nell’arte, nelle tradizioni e nell’enogastronomia i suoi punti di forza.
Primo giorno: Serravalle e Montale
Ore 11. Da Pistoia per raggiungere il borgo di Serravalle Pistoiese, percorriamo la Provinciale Lucchese ricalcando parte del percorso dell’antica via Cassia. Ci vogliono quindici minuti, da quando lo sguardo lascia il monumentale Convento di Giaccherino sul Monte Lucense. La prima tappa nel borgo è la Rocca Nuova. Situata all’estremità occidentale del paese, conserva i bastioni e l’alta torre a pianta esagonale, meglio conosciuta come Torre del Barbarossa.
Una delle torri più basse è accessibile, poco adatta forse a chi ama gradini agili e parapetti alti. Un po’ di avventura però non guasta, anzi: la salita della scala a pioli è poca fatica di fronte all’incredibile panorama che nelle giornate terse mi dicono comprenda il mare. Sarebbe da ripetere all’alba e al tramonto. Un ultimo sguardo all’orizzonte da questo “balcone sulla Toscana” e ci muoviamo verso la Chiesa di San Michele Arcangelo, riconoscibile anche grazie al portico dalla sgargiante tinta gialla addossato sul lato destro dell’edificio.
Percorrendo la salita lastricata di pietra incontriamo a pochi passi la Pieve di Santo Stefano, la vera protagonista del borgo. Qui il patrono San Ludovico protegge tra le mani Serravalle: è rappresentato secondo l’antica arte della ceramica invetriata della bottega di Santi Buglioni. Pregevole l’organo Agati Tronci, la cui industria in Pistoia era celebre in tutto il mondo. Imbocchiamo il passaggio a destra dell’edificio e superiamo l’oratorio dell’Assunta, tagliamo per un viottolo stretto per ritornare al parcheggio nei pressi della Rocca Nuova.
Ore 13. Lasciamo Serravalle e in mezzora di strada raggiungiamo Montale, da cui si possono organizzare percorsi che toccano Fognano, Tobbiana e Acquerino. Ci fermiamo al Ristorante Il Fienile in località Fognano: il nome mantiene la promessa vista la struttura ricavata dal fienile di una casa padronale. Minimale nelle linee e accogliente grazie al legno, propone piatti della tradizione tra cui spicca il peposo, leggendaria pietanza che si tramanda dalla notte dei tempi o quasi. Trattasi di spezzatino al vino rosso, cotto al forno con parecchio pepe: piatto tosto e per palati robusti, da accompagnare a un buon bicchiere di Carmignano. Francesco e Tommaso, oste e chef del ristorante, ci raccontano i piatti, tra cui la deliziosa zuppa di cavolo nero con crostini e i maccheroni all’anatra muta.
Ore 15:00. Visitiamo la Pieve di San Salvatore in Agna prima di raggiungere l’ultima tappa della giornata, Villa Smilea. Strategico castello difensivo d’architettura medievale trecentesca, negli anni ha subito diversi interventi. Oggi è un piacere visitarla: è ben conservata e gli spazi interni del complesso sono adibiti a centro culturale, tra cui la Biblioteca Comunale, la scuola musicale Domenico Scarlatti, diversi ambienti espositivi dedicati alla mostra permanente di Jorio Vivarelli. Altri spazi sono riservati alle mostre temporanee e un elegante salone al primo piano è destinato agli eventi culturali.
Ore 17:00. Rientrando verso l’hotel, sulla Via Milea passiamo davanti a Villa di Celle. Conosciuta come Fattoria Celle, ospita una collezione privata d’arte ambientale incredibile. Giuliano Gori, moderno mecenate, invitò artisti da ogni parte del mondo a portare qui le proprie opere, favorendo l’innovazione di questa nuova tipologia d’arte fin dagli anni ’50. Progettiamo di ritornare in primavera per visitare le ottanta installazioni presenti nel parco e tutto il meraviglioso complesso, cui dedicare un’intera giornata.
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Secondo giorno: i borghi della montagna
Ore 9:30. Oggi raggiungeremo alcune località montane pistoiesi iniziando con Le Piastre, l’itinerario del ghiaccio e la visita alla Ghiacciaia della Madonnina. Da Pistoia impieghiamo poco meno di mezzora per raggiungere la nostra destinazione. Dal parcheggio, si può optare per la via del trekking, se la stagione lo permette, o avvicinarsi in auto.
Quella che vi apparirà davanti agli occhi sarà comunque una scena da fiaba, la massiccia costruzione a pianta circolare con tetto spiovente potrebbe benissimo sembrare un ricovero per folletti e fate. Nulla di più distante. Qui un tempo si conservava il ghiaccio naturale, commercio redditizio nella Valle del Reno fin dalla fine del ‘700. Gore e canali portavano acqua nelle vasche artificiali simili a laghetti; d’inverno l’acqua gelava e diventava una grande zattera di ghiaccio da dividere in blocchi e trasferire all’interno. La ghiacciaia è visitabile nei mesi di luglio e agosto solo di sabato e domenica: all’interno, oltre ad un freddo glaciale, alcune sculture e la proiezione di un video documentario che ripercorre quest’antico mestiere.
Ore 11. Un’altra antica professione la scoviamo a Maresca, sulla Via del Ferro. È quella del fabbro, che si materializza per i fanciulli che vivono con noi e in noi alla Ferriera Papini, la più antica di tutta la Toscana. Dalle ricche miniere dell’isola d’Elba qui finiva il viaggio del metallo per essere lavorato. Grazie all’entusiasta e preparato Alessandro Gigli e ad altri volontari, potrete provare l’ebbrezza di arroventare e lavorare il ferro incandescente, oltre ad ammirare l’impianto idraulico risalente al 1500.
Potremmo fermarci qui per un tempo indefinito a farci ammaliare dal fuoco e dal suono proveniente dall’incudine, ma a qualche minuto di distanza in località San Marcello Pistoiese ci aspettano i Musei e Rifugi S.M.I. di Campo Tizzoro. La visita guidata dura circa due ore e riserva interesse anche per chi non nutre grande passione per l’archeologia industriale. La Società Metallurgica Italiana costruì un’intera cittadina intorno alla fabbrica alimentata con energia idroelettrica e dotata di forni elettrici flottanti. I nuclei abitativi occupavano aree intorno ai capannoni, mentre nelle viscere della terra la famiglia Orlandi faceva costruire bunker a prova di attacco aereo per gli operai e i loro parenti.
E che bunker. Il più grande in Italia. Scendiamo a venti metri. di profondità per scoprire un budello di gallerie sotterranee incredibile, dove l’angoscia è tangibile, non solo immaginabile. Basterebbero anche solo le scritte sui muri, del genere: “Lo sapete che una persona che passeggia in galleria consuma da due a cinque volte più aria di una che sta tranquillamente seduta?”
Convertita a fabbrica di munizioni per l’esercito fascista, la S.M.I. era un obiettivo militare, un potente ingranaggio al servizio della guerra. Al contempo dava lavoro a settemila operai durante il Secondo Conflitto Mondiale, sfamando un’intera popolazione. Riemergiamo tra l’incredulità e un senso di gratitudine condiviso. Il museo è altrettanto stupefacente, con strumentazioni e documenti di valore, tra cui una nota relativa alla presenza nello stabilimento della commissione per le indagini sul caso Kennedy datata 3 febbraio 1964.
Ore 14. Dopo questa incredibile esperienza riprendiamo la strada verso un altro tipo di cultura, quella del gusto. Passiamo accanto alla diga e al fiume Lima per arrivare a Cutigliano, altro borgo d’interesse nella provincia pistoiese. Raggiungiamo il Rifugio della Saida in località Melo verso le 14.00. I prodotti locali e la gestione famigliare sono i punti di forza di questa cucina. Che sia conosciuta oltre il territorio non ci stupisce, mentre facciamo il bis dei tortelli del Melo ripieni di ricotta e spinaci (sia al ragù che con burro e salvia), di polenta fritta, di arista al forno, di patate e di erbette, di rosticciana in umido, di frittelle di castagne e dei tipici necci, sia con la ricotta che con il mucchino, formaggio caratteristico della zona. Un pranzetto leggero, via!
Ore 15:30. Dopo pranzo ci vuole una passeggiata tra le vie del borgo di Cutigliano, ma soprattutto la traversata sul ponte sospeso delle ferriere tra Mammiano e Popiglio. Costruito nel 1922 proprio per permettere agli operai della S.M.I. abitanti a Popiglio, sull’altra riva del Lima, di raggiungere gli stabilimenti tagliando sei chilometri di strada, è situato a circa quaranta metri di altezza dal fiume ed è uno dei ponti pedonali a fune più lunghi al mondo. Oltre ad una bella vista, la leggera oscillazione contribuisce al suo fascino.
Ore 16:30. Un’ultima tappa la dedichiamo al borgo di Popiglio e alla sua pieve. Nell’itinerario dell’arte sacra la Pieve di Santa Maria Assunta in piazza della Chiesa ha un posto di rilievo. La sua storia ci viene raccontata da Antonio Orsucci, storico e appassionato narratore delle vicende che interessarono i rapporti tra Popiglio e Roma, da dove giunsero gran parte degli arredi liturgici, delle sculture e dei dipinti sacri presenti nella chiesa.
Terzo giorno: Collodi, Buggiano, Montecatini Alto
L’ultimo giorno di questo tour culturale ed enogastronomico tra i borghi pistoiesi è dedicato ala Valdinievole. Collodi, uno dei borghi medievali più suggestivi della zona, ha dato i natali a Carlo Lorenzini, autore di Le Avventure di Pinocchio.
Ore 9:30. Prendiamo l’autostrada verso Pisa e osserviamo le colline attorno a noi punteggiate da tanti piccoli paesini arroccati: è la zona conosciuta come Svizzera Pesciatina. Passiamo accanto al mercato dei fiori di Pescia, imponente come una fiera. Arrivati a Collodi puntiamo alla visita di Villa Garzoni e allo storico giardino rococò con la Collody Butterfly House: proprio tra la rigogliosa vegetazione ammantata da un’aura fiabesca trovò l’ispirazione quel Carlo Collodi per il romanzo più tradotto al mondo. Oltre a pinocchi giganti posizionati nelle rotonde per raggiungere il paese, opere d’arte, murales e nomi di botteghe, con annesso merchandising, che rimandano in modo inequivocabile alla fiaba, il borgo offre altre storie e prospettive, se avrete voglia di prendere la Via per Collodi Castello e salire in cima fino alla Pieve di San Bartolomeo.
Ore 12. Buggiano Castello è la nostra seconda meta, dove arriviamo verso mezzogiorno. Il particolare colore delle casse, il rosso Buggiano, ci dà il benvenuto in questo scrigno fuori dal tempo. Conosciuto anche come il borgo degli agrumi, grazie ai suoi orti curati e giardini barocchi tutti da visitare, questo villaggio è concentrato nella Piazza Pretorio dove ha sede il Palazzo Comunale con gli stemmi dei podestà e la Badia di Santa Maria della Salute e San Niccolao. Ogni scorcio è una sorpresa, tra resti di mura fortificate, torri merlate, viottoli lastricati.
Ore 13. Un’ora è già passata, e per arrivare a Montecatini Alto, terzo borgo sul nostro itinerario odierno. Ci vogliono circa venti minuti prendendo la Via Lucchese. Tempismo perfetto per sederci alla tavola del Ristorante La Torre nella piazza principale, ovvero piazza Giusti. E’ un luogo incantevole per gli spazi, la storia, la carta dei vini e chiaramente il cibo. Che si fa attendere con trepidazione già dalla mise en place: enormi sottopiatti in ceramica dipinta a mano vestono la tavola e la rendono davvero accattivante. Le pietanze che ci vengono servite sono preparate dalle sorelle di quella che è una solida conduzione famigliare fin dal 1951. Partiamo con la zonzella, una sorta di schiacciata, con una zuppetta di funghi e fagioli al peperoncino. Proseguiamo con antipasto toscano, tagliolini ai porcini, polenta con tartufo e la tagliata di costata alla fiorentina, il tutto accompagnato da un buon Chianti.
Ore 15. Dopo pranzo passiamo alla visita di Montecatini Alto. Dalla piazzetta, sede del Teatro dei Risorti, del Palazzo del Podestà e del Palazzo di Giustizia, passeggiamo nelle viuzze attigue dove le botteghe artigiane animano il centro. Ci spingiamo poi verso la Chiesa di San Pietro con la sua notevole torre campanaria e raggiungiamo i resti della Rocca a pianta pentagonale. Delle molte torri che circondavano il borgo, una è stata assorbita dalla rocca, mentre alcune sono state assimilate nell’abitato del campanile. Un’altra è visibilmente quella dell’orologio e l’ultima è di fronte al Convento di Santa Maria a Ripa, dove troviamo anche l’ultima porta rimasta, la Porta di Borgo. La Rocca è la fortezza del vecchio castello, che in tempi più recenti, i tempi d’oro del Pistoia Blues, si dice abbia ospitato il desiderio di pace e tranquillità post-concerto di qualche musicista inquieto.
DOVE DORMIRE. Una posizione strategica per visitare i borghi del pistoiese è quella del Grand Hotel Villa Cappugi, a un paio di chilometri dal centro di Pistoia. Comodo anche per il Ristorante Collegigliato dove poter cenare. Se preferite rimanere in città per vivere la notte a Pistoia un buon indirizzo è il B&B Al Canto del Cavour in pieno centro.
[alert type=”link” dismiss=”no”]Per oganizzare un tour:
Guida turistica Lorenzo Cipriani
Consorzio Turistico Pistoia
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