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Cosa vedere a Tokyo la prima volta

Questo articolo è una tappa del viaggio di Carla in Giappone. Leggi l’itinerario completo qui »

Città dell’isola di Honshu, che conta oltre 12 milioni di abitanti, frenetica e al tempo stesso affascinante, Tokyo rimane una tra le metropoli più sicure del mondo, una città bella da vivere. Modernità e consumismo si mescolano ad abitudini e usi tradizionali che tra grattacieli, luci e traffico, escono allo scoperto quando meno te lo aspetti, dando quel senso di pace che fa pensare all’antico Giappone. Non ha un centro storico dato che è un insieme di “città” o meglio di 23 quartieri. Si gira comodamente grazie alla rete di metropolitane, talmente complessa che all’inizio spaventa, ma appena capito come funziona, diventa il mezzo più comodo per spostarsi da un quartiere all’altro. In meno di due ore e trenta arriviamo da Kyoto con il fantastico Shinkansen, spaccando il secondo. Il controllore saluta con un inchino quando entra e quando esce dallo scompartimento. Questo segno di rispetto verso il “pubblico”, scopriremo più tardi, è una consuetudine in Giappone. Quando arriviamo a Tokyo, capolinea del treno, tutto è talmente pulito nelle carrozze che ci chiediamo cosa vadano a fare gli inservienti muniti di secchi e ramazza.

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La metropoli offre mille e più motivi per andarci a tornarci, noi vi proponiamo cosa vedere a Tokyo la prima volta, considerando quattro o cinque giorni di permanenza.

Cosa vedere a Tokyo - mercato del pesce

Il primo giorno di visita ci alziamo presto per andare a vedere il famoso mercato del pesce all’ingrosso Tsukiji, il più grande del mondo, nell’omonimo distretto nei pressi del fiume Sumida. Spettacolare. Qui l’unico obiettivo è far muovere il pesce il più in fretta possibile e si vede: i circa 60.000 addetti lavorano dalle 3 del mattino a velocità impressionante, alcuni impegnati nella consegna, schizzano pericolosamente sui loro “carretti a torretta” da ogni parte del mercato incuranti dei pedoni, altri si occupano delle operazioni di stoccaggio, taglio, preparazione dei piatti; sembrano tutti presi da una fretta smodata e non badano troppo ai numerosi turisti purché questi stiano molto attenti a non intralciare il lavoro e si limitino nel fotografare. Dal 2010 l’entrata ai turisti è possibile solo dalle ore 9 e chi vuole partecipare all’asta dei tonni deve rivolgersi all’Osakana Fukyu Center (Fish Information Center) nell’entrara Kachidoki, dalle 4:30 del mattino. Come per tanti altri mestieri della tradizione giapponese, pulire il pesce è un’arte tramandata da padre in figlio, senza contare i corsi da sostenere che sono rigorosissimi. Ci sono alghe, pesci di ogni genere, alcuni mai visti prima ed esposti con cura nei banchi di vendita al dettaglio, ma è il tonno a farla da padrone in tutte le sue forme, compreso il taglio a lastrine per l’utilizzo nei sashimi o sushi, venduti freschissimi nei ristoranti intorno al mercato.

Il nostro consiglio per dormire a Tokyo:
Hotel Saku Ren Jimbocho
Cosa vedere a Tokyo - Tempio Sensoji

Proseguiamo camminando per Asakusa, uno tra i quartieri più tradizionali della moderna Tokyo, vicino al fiume Sumida, dove incontriamo donne in kimono e numerosi risciò, probabilmente più per turisti che per locali. Visitiamo il Tempio Sensoji, chiamato anche Asakusa Kannon Temple dedicato alla dea Kannon. E’ il tempio buddista più antico della città, completato nell’anno 645. Il portale esterno, Kaminarimon (porta del tuono), con la caratteristica lanterna rossa è il simbolo del quartiere. Passando per Nakamise dori, un viale di circa 200 metri, pieno di negozi dove acquistare souvenir, dolci, cibi tipici di Asakusa, vetrine di ventagli coloratissimi, arriviamo al secondo portale Hozomon.

Prima di spostarci nell’elegante quartiere di acquisti di Ginza e goderci i suoi grandi viali pieni di luci, passiamo dal santuario scintoista Yasukuni (letteralmente paese della pace) dedicato ai caduti in guerra dal 1853. E’ il santuario più controverso del paese perchè nel libro chiamato delle Anime, tra i due milioni e mezzo di nomi che qui riposano, sono nominati militari condannati per crimini di guerra; questo non impedisce ai giapponesi di riverirli, considerandoli tutti caduti al servizio dell’Imperatore.

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In uno dei grandi magazzini di Ginza, quartiere famoso per le numerose boutiques, i ristoranti, i night clubs e le gallerie d’arte,  durante una sosta nei bagni, ci imbattiamo per la prima volta in un wc iper tecnologico munito di pulsanti con descrizioni solo in giapponese, cosa che accresce la suspense… Un pulsante scalda la tavoletta, altri emanano del profumo o simulano il rumore dello sciacquone per una maggiore privacy! I più inquietanti sono quelli dedicati al bidet incorporato, non sai mai da dove ti può arrivare l’acqua, di lato, dal basso, calda o fredda… Ci accorgiamo poi che tutti gli inservienti del grande magazzino si inchinano sia in entrata che in uscita dai locali di servizio. Ci giriamo, cercando di capire a chi l’inchino sia rivolto, ma non vediamo nessuno, incuriositi chiediamo una spiegazione: il saluto, ci dice un inserviente, è un omaggio dovuto ogni volta che si entra o si lascia un luogo pubblico. Paese che vai, usanza che trovi.

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Dopo aver camminato per un giorno intero, come concludere al meglio la giornata se non in totale relax con un bagno caldo nell’onsen Azubu Juban? Incredibile, ma anche in una metropoli come Tokyo ci sono tantissime sorgenti naturali di acqua calda, c’è solo l’imbarazzo della scelta!

Cosa vedere a Tokyo - Meiji jingu

L’indomani programmiamo la visita del santuario shintoista Meiji dedicato alle anime dell’imperatore Mejii e di sua moglie Soken, inaugurato nel 1920, dopo la loro morte. Fu nel periodo Mejii che il paese si modernizzò e occidentalizzò tanto da unirsi alle maggiori potenze del mondo. Ci andiamo di domenica, quando il ponte Jingu-bashi nel quartiere Harajuku diventa un punto di raduno per giovani cosplay (da costume + player, e cioè interpretare nel costume e nell’atteggiamento il personaggio scelto). L’atmosfera è allegra e i ragazzi sono sempre pronti a farsi fotografare negli atteggiamenti dei loro beniamini scelti tra manga e anime. Tutta l’area si potrebbe definire una vera foresta in centro Tokyo con oltre 120.000 alberi in 700.000 mq, visitata ogni giorno da un sacco di persone per svago o come luogo sacro. Si divide in due zone, il Naien (giardino interno) e il Gaien (giardino esterno) con attrazioni sportive che lo rendono tra i più importanti centri sportivi del Giappone, dove risiede la sala memoriale Mejii immersa nel parco. Qui abbiamo la piacevole sorpresa di vedere più di un matrimonio, in abiti tradizionali giapponesi. Fortissimo il contrasto tra l’antica tradizione e i giovani cosplay, lì a pochi passi di distanza, questo è il Giappone che ci aspettavamo di trovare.

cosplay
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Nell’immenso parco, altri gruppi di ragazzi suonano, chi con strumenti moderni, chi con tradizionali tamburi, altri ballano coreografie di film famosi, imitando anche nel trucco il proprio personaggio. Troppe cose belle da vedere, e arriviamo più tardi del previsto al quartiere Shinjuko, importante centro commerciale e amministrativo, simbolo del Giappone moderno con i suoi incredibili grattacieli, grandi magazzini, bar, hotel, cinema e sede del Palazzo del Metropolitan Government Headquarters, uno dei più alti edifici di Tokyo.
Shinjuko è anche uno dei maggiori snodi di trasporto urbano e dalle sue linee di superficie e metropolitane transitano quasi 2 milioni di persone al giorno.

La giornata volge al termine, ma non prima di aver fatto un giro nel vicino Kabuchi-cho, dall’era Meiji quartiere a luci rosse della città, con night clubs, love hotels. Il nome deriva da un teatro Kabuki che doveva essere costruito qui dopo la II guerra mondiale con lo scopo di cambiare l’immagine del quartiere, ma che invece rimase a Ginza.

Tokyo

I cinque giorni che abbiamo dedicato a Tokyo stanno per finire, impossibile vedere tutto, sfruttiamo il il tempo che ci rimane nel quartiere Shibuya, tra i più dinamici della città, con negozi di musica, abbigliamento, palazzi illuminati da megaschermi, dove si incontrano giovani truccati alla moda ganguro o kogal. All’uscita della stazione metropolitana, troviamo la statua di Hachiko dell’artista Toru Ando, che la costruì dove il cane, inconsapevole dell’improvvisa morte del padrone, lo attese ogni sera per 10 anni finchè rimase in vita. Mi emoziono a leggere la storia di Hachiko e penso ai miei cani a casa, mio marito invece insinua cinicamente che la devozione, così prolungata nel tempo, possa dipendere anche dal cibo che gli abitanti di Tokyo non fanno mai mancare davanti alla stazione… naturalmente preferisco commuovermi con la versione ufficiale.

Anche Shibuya merita una sosta in un bar o ristorante all’ultimo piano, con vista panoramica della città, uno spettacolo indimenticabile sia di giorno, che di notte, quando la città splende di luci.

Il viaggio in Giappone continua… Sul Monte Fuji