Umoja e la lotta delle donne Samburu

Il Kenya è una meta di vacanza sempre più frequentata, un luogo che evoca safari, spiagge e mare cristallino. Si immaginano resort come vere oasi di relax e bellezza. La maggior parte dei siti di viaggio ne parla come la meta perfetta per un viaggio all’insegna dell’avventura, occasione per essere “circondati dagli animali che hanno sempre affascinato tutti sin da bambini”; come un paese dove trovare i luoghi perfetti per accamparsi “sotto un cielo nero punteggiato da innumerevole stelle”, come un’occasione unica e irripetibile di contatto con “la Natura più vera e selvaggia”.

Così sarà, senza dubbio. Però c’è un lato del Kenya di cui si parla meno e che invece fa parte della sua anima, un aspetto duro e difficile, un’urgenza sociale e economica e culturale che vede nel viaggiatore (più che nel turista) una possibilità di riscatto. Per spiegarmi meglio, vi racconto una storia, avvenuta nella contea di Samburu, al centro del Paese.

Tra il 1980 e il 1990, i soldati britannici che si addestravano nelle basi militari della zona violentarono quasi un migliaio di donne che furono tacciate dai loro uomini come contaminate. Vennero punite, subirono ulteriori violenze fisiche e morali, fino ad essere costrette a lasciare i propri villaggi, le proprie famiglie e i propri figli. Una di queste, un giorno, osò parlare e trovò la forza per reagire. Lei si chiama Rebecca Lolosoli, è una donna samburu, fondatrice dell’Umoja Village, un villaggio matriarcale situato vicino alla città di Archers Post, a 380 chilometri dalla capitale Nairobi.

Umoja, Kenya
Foto di Carlotta Quaglia

Il villaggio di Umoja nasce dall’esigenza di dare vita a uno spazio dove le donne, vittime come lei, potessero vivere sole e tranquille con i loro figli. È un santuario per tutte quelle donne che non solo sono state cacciate dalle loro case, ma anche per quelle più giovani che hanno finalmente deciso di ribellarsi alla cultura e agli stereotipi dettati dalla loro società: primo fra tutti quello della tradizionale posizione subordinata rispetto agli uomini.

Fondato nel 1990 da una quindicina di donne, Umoja ha attraversato non poche difficoltà. La prima dovuta all’impossibilità di autosostenersi, in quanto alle donne non è concesso possedere terreni e bestiame. Così, inizialmente, la sopravvivenza avveniva vendendo ai turisti, in visita presso le riserve nazionali adiacenti, ortaggi acquistati o artigianato tradizionale. Lo Stato, preso atto dell’esistenza del villaggio, cercò di supportarlo attraverso i servizi faunistici e il sostegno del Kenya Heritage and Social Services e del Ministero della Cultura. La voce si sparse, l’Umoja Village divenne un caso esemplare tanto che la fondatrice fu invitata a visitare le Nazioni Unite nel 2005.

Tutto questo però arrecò un danno ulteriore, dovuto, nuovamente, a un grave problema culturale. I loro uomini e quelli dei villaggi vicini cominciarono ad ostacolarle in ogni modo: prima si stabilirono nelle vicinanze per creare imprese artigianali rivali, poi dissuasero i turisti dal fermarsi a Umoja, fino a che non presentarono cause legali contro la fondatrice, sperando di indurla a chiudere il villaggio; infine l’ex marito di Rebecca nel 2009 attaccò il villaggio, minacciandone la sopravvivenza.

Visitare Umoja

Ma le donne Samburu non si sono arrese e sono riuscite a impossessarsi nuovamente della loro terra, facendo del turismo etico il volano della loro economia e sopravvivenza. Infatti nel giro di una decina d’anni sono riuscite a dare nuova stabilità al villaggio, costruendo le infrastrutture necessarie per accogliere i viaggiatori.

C’è un campeggio con lodge e un’area adibita alle tende, fornito di acqua e dei servizi basici, come un’area ristorante. C’è un centro culturale e un piccolo museo con una buona offerta di attività culturali che spaziano dalle dimostrazioni di tecniche e riti tradizionali (danze, accensione del fuoco), alla vendita di manufatti (gioielli) o all’organizzazione di tour nella vicina riserva di Kalama. Tutto questo, negli anni, ha permesso al villaggio di ricostruirsi con solidità e di poter avere anche i servizi necessari ai suoi stessi abitanti, come una piccola scuola elementare.

Donne Samburu, Kenya
Davida De La Harpe

Quindi, tra un resort e l’altro, una spiaggia e un safari, concedetevi due giorni nel cuore del Kenya. La vitalità di queste donne, i loro sorrisi, la voglia di vivere, nonostante tutto, rigenereranno le vostre anime molto più del ruggito di un leone o dei colori della barriera corallina. È raccomandato prenotare la visita e il soggiorno. I prezzi e le tasse hanno valori medi. I servizi a disposizione sono essenziali ma ben funzionanti, e ogni viaggiatore è accolto e coccolato davvero come un figlio, d’altro canto si tratta di una realtà matriarcale. Gli uomini sono autorizzati a visitare il villaggio, ma a loro non è permesso viverci e nemmeno dormirci, a parte i viaggiatori e quelli che sono nati e cresciuti a Umoja.

Tutte le informazioni per visitare Umoja si trovano sul sito ufficiale.

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