Il Gran Paradiso si trova a cavallo tra la Valsavaranche, la Valle di Cogne e la Valle dell’Orco, e dall’alto dei suoi 4061 metri sovrasta la natura incontaminata dall’omonimo Parco Nazionale. Per gli appassionati di montagna è il perfetto battesimo dei quattromila e dell’alpinismo su ghiaccio. Raggiungere la sua vetta, infatti, non presenta particolari difficoltà tecniche e richiede solo due giorni di cammino, oppure tre giorni se si divide la discesa in due tappe (scelta che vi consigliamo, soprattutto se poi vi aspettano diverse ore di macchina per rientrare a casa).
Lungo la via normale, ovvero il percorso più facile, si trovano gli attrezzati rifugi Chabod e Vittorio Emanuele II. Entrambi sono ottimi punti d’appoggio per chi affronta la scalata. La salita al Gran Paradiso, dunque, non prevede né il trasporto né l’utilizzo di tende: eccovi liberati di un gran peso sulle spalle.
Se volete provare l’emozione di scalare per la prima volta un quattromila e di vedere l’arco alpino dritto davanti ai vostri occhi, il Gran Paradiso è la vetta giusta per voi. Il periodo ideale per quest’avventura va da metà giugno a fine settembre, quando le condizioni climatiche e del terreno sono favorevoli. Tenete presente che a inizio stagione l’innevamento è più abbondante, quindi la salita risulta più faticosa ma meno tecnica; a fine stagione, invece, il ghiaccio vivo emerge dalle neve e rende la marcia più insidiosa ai meno esperti.
Non prendete mai la montagna sotto gamba: è vero che non stiamo parlando dell’Everest, ma il Gran Paradiso resta comunque un gigante di quattromila metri che richiede una buona forma fisica. Prima di partire allenatevi con passeggiate in quota, sali e scendi per le scale (dimenticatevi dell’ascensore per qualche mese) e qualche corsa in città. Ricordatevi che la scalata prevede un tratto con i ramponi ai piedi e in cordata, se siete alla vostra prima esperienza fatevi accompagnare da una Guida Alpina.
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1° giorno – salita al Rifugio Chabod (2750 metri)
Tempo di percorrenza: 2.30 / 3 ore
Dislivello: 916 metri
Lasciate la macchina lungo il torrente Savara, nei pressi di Pravieux (1834 metri), attraversate il ponte e dirigetevi verso l’omonimo alpeggio. La salita ripercorre una vecchia mulattiera, immersa in un profumato bosco di larici, abeti e pini. Tornante dopo tornante, vedrete il bosco diradarsi finché vi ritroverete in un pianoro con una vista incantevole sulle montagne. Da lì proseguite nell’ampia conca e girate a sinistra per raggiungere il rifugio Chabod. Godetevi il panorama e riposate il più possibile per la grande scalata del giorno successivo.
2° giorno – salita al Gran Paradiso e discesa al rifugio Vittorio Emanuele II
Tempo di percorrenza: 5/6 ore di salita + 2/3 di discesa
Dislivello: 1311 metri in salita + 1286 metri in discesa
La sveglia suona alle 3.30: fate una buona colazione e lasciate il rifugio quando ancora fa buio. Camminate verso Montandayné fino a raggiungere quota 3100 metri, per poi proseguire lungo la diagonale che passa sotto la base del Piccolo Paradiso e sotto la parete nord del Gran Paradiso. Quando la neve prenderà il posto dei sassi, infilate i ramponi ai piedi e continuate il vostro percorso in cordata lungo il ghiacciaio di Laveciau, facendo attenzione a eventuali crepacci. La salita è lunga e faticosa, ma vedere il sole sorgere sulle montagne è uno spettacolo davvero unico.
Nel giro di quattro ore incontrerete la famosa Schiena d’Asino, l’imponente dorso innevato dove s’incrocia l’altra via normale che parte dal rifugio Vittorio Emanuele II. Svoltate a sinistra per l’ultima salita, che presenta un brevissimo tratto esposto proprio negli ultimi metri che portano alla statua della Madonnina posta sulla cima. Eccovi finalmente a quota 4016 metri: ammirate il paesaggio mozzafiato e godetevi l’emozione del momento. Se purtroppo dovesse esserci brutto tempo o troppo vento, evitate quest’ultimo tratto perché potrebbe essere pericoloso.
Quando siete pronti, pienamente soddisfatti, lasciate spazio agli alpinisti dopo di voi e incamminatevi lungo la discesa. Dovete percorrere lo stesso tragitto fino alla Schiena d’Asino e girare a sinistra per il Vittorio Emanuele II (2775 metri), rifugio storico e di grande fascino. Qui potrete vedere da vicino marmotte e stambecchi (specie nelle ore serali o di prima mattina), oltre che rifocillarvi, recuperare le forze e godere del meritato riposo.
Se decidete di non fermarvi per la notte e arrivare a fondovalle, ripartite dopo pranzo: il sentiero che dal Vittorio Emanuele II porta al torrente Savara è semplice e al tempo stesso incredibilmente suggestivo e panoramico. Seguite i tornanti, ammirate la vegetazione che cambia e in meno di due ore vi ritroverete alla località di Pont. Costeggiate il torrente fino ad arrivare alla vostra macchina. Prima di partire, giratevi a guardare il grande gigante un’ultima volta: vi sembrerà incredibilmente lontano, alto e imponente. Eppure, poche ore prima, eravate proprio lassù, sulla sua vetta. La soddisfazione e l’emozione del Gran Paradiso, e della montagna in generale, vale senza dubbio tutta la fatica del percorso.
Cosa mettere nello zaino: scarponi; ramponi, corda e imbragatura, giacca a vento, casco, guanti, piccozza, abbigliamento da montagna a strati (in cima ci sarà freddo e vento, mentre a valle farà piuttosto caldo), lampada frontale, occhiali da sole, borraccia (importante bere tanto per il mal d’altitudine), qualche barretta energetica.
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