Il vero viaggio nel Canada orientale inizia ora, Quebec City alle spalle e un un bivio di fronte: il fiume San Lorenzo termina in un estuario che sembra un lago circondato da montagne, ma che in realtà è la punta estrema di una lunghissima baia, le cui sponde progressivamente si allontanano fino ad aprirsi nel golfo oceanico protetto a nord dall’isola di St. John e a sud dalla penisola della Nuova Scozia. Un golfo con una superficie di 1600 chilometri quadrati, che meriterebbe un viaggio a sé.
Decidiamo di percorrere la route 132 che costeggia la sponda sud occidentale in direzione della penisola di Gaspé, attraversando una valle alluvionale in cui si susseguono piccoli villaggi dalle tipiche case di legno colorate e fattorie isolate con granai e silos che al tramonto riflettono i colori ocra del cielo. Finalmente si comincia ad intravedere quel paesaggio da cartolina canadese in cui la natura originale supera l’antropizzazione del territorio; peccato che il buio cala presto obbligandoci ad una sosta in località Trois Pistoles.
Parcheggiamo nello spiazzo di fronte alla casa in legno, a lato della statale, non lontano dalla sponda del golfo; l’insegna reca il nome Chez Choinière, si notano le finestre poco illuminate che danno sulla veranda e che lasciano intravedere un salotto arredato all’inglese con pizzi e carta da parati a sfondo di mobili vittoriani. Scopriamo che si tratta di una casa colonica con più di 160 anni, tramandata per generazioni fino all’attuale proprietario che l’ha rilevata. Passiamo una notte immersa nel silenzio in una camera che sembra uscita da un film western, inclusa la tinozza sotto la finestra, ed il mattino ci accoglie con profumo di pancake appena sfornati, assaggiamo finalmente lo sciroppo d’acero locale e dopo un tris di pancake si riparte.

Attraversando Rimouski, prima cittadina di attracco per i battelli che tagliano il golfo più volte al giorno da sponda a sponda per smistare il traffico altrimenti costretto alla circumnavigazione, entriamo nel territorio de La Gaspésie, così chiamata dalla gente del posto, bilingue in teoria, ma di fatto che parla solo un francese coloniale, affascinante ma a me incomprensibile.
Proseguendo lungo la costa superiamo diversi villaggi agricoli con chiesette sormontate da guglie d’argento, ci lasciamo alle spalle anche Matanè, l’ultimo porto che consente di raggiungere la sponda opposta. Troviamo sistemazione in un motel che ha visto tanti inverni e che affitta piccoli bungalow bianchi, il Motel Manoir sur Mer in località St. Anne des Monts, un paesino sulla costa alle cui spalle si apre una valle tagliata dalla statale 299, che porta nell’entroterra dove si diramano diverse piste di trekking.
Passiamo il resto della giornata lungo la spiaggia ciottolosa e facendo una piccola escursione in un sentiero che entra nella foresta e sale lungo i fianchi gentili della montagna, da cui si lanciano numerosi parapendii e deltaplani. Di fronte a noi il golfo del San Lorenzo e lontana la sponda nord, alle nostre spalle un infinito orizzonte di verde, conifere in ogni direzione. Già pregustiamo la gita del giorno dopo, ma di fronte a quegli spazi ci facciamo cauti e, prima di assaggiare un hamburger di pesce con patatine fritte al chiosco sulla spiaggia, visitiamo il negozio e centro informazioni gestito da un ranger della zona, per avvertimenti e consigli, e per acquistare una guida dei sentieri e delle off roads del Parco.
Dopo lo spuntino al chiosco raggiungiamo in macchina un altro paesino della costa Mont Saint Pierre, poco distante, dove visitiamo il piccolo porticciolo e la spiaggia facendo qualche fotografia e aspettando il tramonto. Un pescatore ci avvicina e parlando un poco di inglese ci racconta essere di discendenza scozzese, e che i mesi in cui i paesi si animano sono giusto quelli estivi, quando anche il mare si placa, mentre in inverno poche persone si spingono lungo la parte più esposta della penisola, che in alcuni anni ha anche congelato per decine di metri dalla costa, scomparendo quasi interamente sotto un manto di neve perenne. Faccio fatica ad immaginare un periodo dell’anno davvero così duro e solitario, eppure ammiro la caparbietà di chi resta e costruisce una vita lavorativa e famigliare legata ai ritmi della natura, per quanto non confortevoli. Saranno questi pensieri, ma l’aria si fa pungente e all’imbrunire si avvicinano da nord nubi scure, per cui torniamo al bungalow dopo una piccola spesa nell’emporio locale (che fa molto Fargo) e dopo una cena frugale ci addormentiamo tra i grilli zittiti all’ultimo da una pioggerella leggera coi pensieri rivolti ai placidi villaggi incontrati, dove persino il rumore della statale che li attraversa sembra svanire, perso nel vento che spira leggero dal mare.