La Digue: a caccia delle spiagge più belle delle Seychelles

Questo articolo fa parte del viaggio alle Seychelles di Carla. Leggi l’itinerario completo qui »

La Digue è un piccolo paradiso tropicale di dieci chilometri quadrati meno sfruttato turisticamente delle vicine Mahé o Praslin. Non appena sbarcati al molo di La Passe respiriamo l’atmosfera tranquilla e rilassata dell’isola. I carri trainati da buoi vengono man mano sostituiti da autocarri scoperti, ma il traffico è quasi inesistente, ci si sposta in bicicletta o a piedi, le strade illuminate sono rare e una torcia è d’obbligo.

Dopo un’abbondante colazione partiamo alla ricerca delle più belle spiagge dell’isola pedalando tra palme, mandorli, takamaka, giardini di hibiscus e piante esotiche.

Iniziamo dalla spiaggia più famosa e frequentata dell’isola e tra le più fotografate al mondo: Source d’Argent. Si accede dall’interessante Union Estate Park (ingresso 100 scr) dove si può soggiornare in Beach Chalets immersi nella fitta vegetazione. All’interno del parco ci muoviamo tra palme da cocco, piantagioni di vaniglia, il recinto di secolari tartarughe giganti, l’antico mulino in legno per l’estrazione dell’olio di copra o il vecchio cimitero coloniale. Fulcro della tenuta è la vecchia Old Plantation House. Lasciamo le bici dove la pista diventa sabbia e c’incamminiamo verso Source d’Argent. Le aspettative sono alte e non delude: una lunga distesa di sabbia dorata, fiancheggiata da strepitosi massi di granito che si tuffano in mare. La spiaggia da il meglio di sé con la bassa marea, per nuotare basta attendere qualche ora, magari approfittando per allontanarsi dalla spiaggia principale per sentieri intricati e seminascosti alla ricerca di calette e grotte, separate da enormi massi.

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Nel pomeriggio riprendiamo la strada verso nord fermandoci qua e là per cogliere straordinari scorci panoramici, fino ad arrivare nei pressi del villaggio Patatran alla piccola e graziosa spiaggia di Anse Patate, confinante con l’incantevole Anse Gauelettes. Ci fermiamo per un lungo bagno nonostante il mare mosso, per poi riprendere la via del ritorno con un’ultima sosta nell’idilliaca e appartata Anse Severe, ideale per lunghe nuotate.

Rientriamo prima di sera: le strade sono senza luce e le bici sprovviste di fanalino (sorprende come i locali pedalino tranquilli nell’oscurità più totale). Lasciamo le bici alla nostra guesthouse e ci sgranchiamo le gambe camminando verso La Passe dove non manca la scelta di buoni ristoranti, ad esempio Chez Marston, affacciato sulla strada principale, e il ristorante italiano Le Repaire, molto frequentato e un po’ più caro, dove si può anche dormire.

L’indomani risaliamo in sella dirigendoci verso sud-est con destinazione Grand Anse, una delle più belle spiagge dell’isola. Pochi, ardui km per una strada in buona parte asfaltata al termine della quale lasciamo le bici presso l’unica infrastruttura della zona, il Coco Lautier, caratteristico ristorantino sulla sabbia. La spiaggia è circondata da enormi massi di granito e da una foresta lussureggiante. E’ quasi deserta, forse perché più difficile da raggiungere e con forti correnti, spesso battuta da enormi onde che attirano i surfisti. Da Grand Anse un percorso ben tracciato attraverso la foresta conduce in soli 15’ a piedi alla bella Petite Anse, che piccola non è e che dividiamo con qualche rara coppia di turisti. Riprendendo uno stretto sentiero meno battuto ma sempre segnalato, camminiamo per altri 20’ tra saliscendi non troppo impegnativi fino alla magica Anse Cocos, la più isolata e incontaminata spiaggia di La Digue, in attesa di riprendere a malincuore la via del ritorno (per chi fosse interessato ad addentrarsi ulteriormente c’è la possibilità di un trekking intorno all’isola via Nid’Aigle).

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Ci sono molte spiagge di La Digue che non abbiamo esplorato, ma il bello alle Seychelles è spostarsi di isola in isola, e così l’ultimo giorno approfittiamo della promozione dell’agenzia Creole (95€ a persona) per fare un’escursione nelle vicine Isles Grand Soeur, Félicité e Cocos, prendendo accordi per sbarcare la sera direttamente su un’altra isola, Praslin, risparmiando così il ferry. Per la stessa escursione ci sono compagnie che chiedono di più, mentre optando per i pescatori si può spuntare qualcosa in meno. Lonely Planet le definisce tra le più belle isole delle Seychelles. Sarà dipeso dal cielo grigio, ma non le abbiamo trovate così speciali rispetto al resto. Detto ciò, la navigazione in catamarano scorre piacevolmente tra un tuffo per lo snorkeling, una nuotata fino alle spiagge bianche delle isolette, un ricco barbecue di pesce. E non manca neppure lo spettacolo di un marinaio che si tuffa dalla barca per ritornare trainato da una tartaruga marina…

Il sole sta calando quando attracchiamo al piccolo molo di Praslin, animato dal breve ma concitato via vai di auto e pulmini che segue ogni sbarco. Mi sorprende l’insolito rumore a cui non sono più abituata e mi volto per un saluto alla vicina e quieta La Digue.

Come arrivare a La Digue. Elicottero a parte, La Digue è collegata a Praslin da Inter Island Ferry con varie corse giornaliere (30 minuti 200 scr), mentre da Mahé il catamarano Cat Cocos (90’ minuti 1060 scr) ha l’esclusiva. Per i viaggiatori più sportivi, se non temono il mal di mare, l’unica alternativa è offerta dalle barche trasporto merci La Belle Seraphine o Arc en Ciel (da lun a ven 3 ore di viaggio a 200 scr). Per i voli prendetevi in anticipo e consultate le offerte ad esempio su Edreams.

Dove dormire a La Digue. L’isola pullula di hotels, guesthouses e self catering anche se non mancano resorts lussuosi come Le Domaine de L’Orangeraie o La Digue Island Lodge. Noi scegliamo la piacevole Rising Sun Guesthouse (trattati 200€ per 3 notti) a 1 km da La Passe e nelle vicinanze della bella spiaggia di Anse La Réunion.

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