Nel cuore del polmone verde d’Italia, i Monti Sibillini sono una meta imperdibile per tutti gli appassionati di montagna. Soprattutto per quelli in cerca di natura incontaminata, tutelata dal Parco Nazionale che prende il nome da questi monti, di ambienti dallo spirito selvaggio, paesaggi sorprendenti e prodotti tipici di altissima qualità.
Si cammina sulle tracce delle linci, sui monti Sibillini, all’inseguimento dei camosci e dei cervi e, se si è particolarmente fortunati, pestando le orme leggere dei lupi, ospitati dalle vallate sotto tutela del parco, al cospetto del Monte Vettore e della Cima del Redentore, di Punta Prato Pulito e del Monte Sibilla. Un nome, quest’ultimo, che richiama alla memoria la leggendaria sacerdotessa dell’epoca romana, in grado di leggere il fato e il destino degli uomini. La natura incontra la storia e il mito, su queste montagne, ricche di tradizioni, animate da storie di regni fatati e da misteriose narrazioni perdute nel tempo, che raccontano di bocche dell’inferno nascoste dai laghi e cavalieri erranti in cerca di sfide soprannaturali.
Il viaggio che vi consigliamo oggi attraversa tutta quanta l’area di queste montagne, in un’esperienza paesaggistica sempre diversa e in evoluzione. Un percorso ad anello che si snoda tra i rifugi di queste valli attraverso i valichi: il sentiero noto come Grande Anello dei Sibillini, nove tappe per nove rifugi che vi ospiteranno nelle notti sull’Appennino. Alcune di queste tappe, se siete sufficientemente allenati, sono abbastanza brevi da essere accorpate in una sola giornata, in modo da risparmiare tempo e anche qualche soldo. Un percorso decisamente vario, quasi mai troppo impegnativo che attraversa tratti di natura selvaggia e incontaminata come anche alcuni degli incantevoli borghi e villaggi che sorgono sulle pendici dei monti. Circa 120 chilometri di sentieri completamente segnalati che permettono di incontrare non soltanto le bellezze paesaggistiche della zona, ma anche il notevole patrimonio storico che custodisce. Anche grazie ai rifugi tematici, tutti completamente ristrutturati dall’ente parco.
[alert type=”info” dismiss=”no”]AVVISO IMPORTANTE: nonostante gli eventi sismici del 2016 il percorso è perlopiù percorribile, ad eccezione di alcuni brevi tratti che attraversano delle zone rosse. Per dettagli consigliamo di consultare la mappa online sul sito ufficiale www.sibillini.net. I rifugi certamente aperti sono quello di Garulla e di Tribbio.[/alert]
1° tappa: Visso – Cupi. Dal centro storico del paesino di Visso, in provincia di Macerata, si percorre un tratto dell’antica via della valle di Chienti, attraversando gli altipiani erbosi e i pascoli sui fianchi del monte Careschio, al cospetto dell’imponente parete rocciosa del monte Bove, fino al paesino di Cupi. Tra muretti a secco e terrazzamenti, si incontra sul percorso il santuario di Macereto, antica meta di pellegrinaggi di costruzione cinquecentesca. Percorrenza 4 h circa.
2° tappa: Cupi – Fiastra. Si risale il pendio di Costa di Tranquilla e quello di Monte Val di Fibbia, per poi attraversare Valle Campobonomo. Se la stagione è quella giusta, cioè compresa tra maggio e giugno, preparatevi allo spettacolo delle fioriture nel primo tratto di questo facile percorso, per poi inoltrarvi nella conca di Camerino, una profonda e verdissima vallata impreziosita dal Lago di Fiastra che si apre poi alle colline e al paesaggio rurale del villaggio di Fiastra. Nell’ultimo tratto, scendendo dal Monte Coglia, si incontra il Castello dei Magalotti, rovina di un antico rifugio tra i pendii per le popolazioni in fuga dai briganti e dagli invasori. Percorrenza 4 ore.
3° tappa: Fiastra – Monastero. Una delle più brevi e delle più semplici da accorpare alla precedente o, ancor meglio, alla successiva, dato che il rifugio di Monastero non era ancora attivo nel 2013 ed è ancora in fase di ristrutturazione, per quel che ci risulta. Percorso in costa lungo il pizzo Chioggia che ci regala il panorama della Valle del Fiastrone, con le sue rocce rosse e le gole scavate dal fiume. Attraversiamo i primi veri boschi del percorso e incontriamo gli antichi monasteri dei Clareni, ordine minore dei francescani dissidenti cacciati dalle popolazioni delle valli sulle balze dei Sibillini. Percorrenza 3 ore.
4° tappa: Monastero – Garulla. Un tratto di salita deciso ci porta alla prima cima dell’Anello, quella del Sassotetto. Da un lato le colline del Piceno che corrono fino al Mare Adriatico, ben visibile nelle giornate limpide; dall’altro ci si mostra il massiccio, con alcuni dei suoi monti più belli. Il Berro, il pizzo dei Tre vescovi, il Priora. Anche questa è zona di fioriture, con la viola e diverse varietà di orchidee che punteggiano i prati e i pascoli. Percorrenza 5 ore e 30.
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5° tappa: Garulla – Rubbiano. Un tratto breve in continuo saliscendi alle pendici del monte Priora. Lungo il cammino, l’ambiente dei pascoli lascia ad un certo punto il passo agli stretti e suggestivi canyon scavati dal fiume Infernaccio e dall’Ambro nella valle omonima. Vere e proprie incisioni scavate dall’acqua nella roccia rossastra tipica della zona, tra boschi alternati a campi e intervallati ogni tanto dalle cascate del versante del Priora. Una delle tappe paesaggisticamente più suggestive, che regala anche una visita all’abbazia dei S.S. Vincenzo e Anastasio, risalente originariamente addirittura all’anno Mille. Percorrenza 3 ore e 30.
6° tappa: Rubbiano – Colle di Montegallo. Siamo ormai al cospetto del monte Sibilla, che dà il nome a tutta quanto il gruppo montuoso. Il sentiero parte ripido per poi scendere altrettanto in picchiata verso la valle dell’Aso e risalire alla frazione di Altino. Da qui si sale ancora verso la vetta più alta del nostro viaggio: il monte Vettore. Ci troviamo davvero nel cuore dei monti Sibillini, al cospetto della Grotta della Sibilla, tra i castagneti che avvolgono i monti delle leggende e dei miti. Il paesaggio, qui, è davvero selvatico e suggestivo. Nel tratto finale, prima del paese di Cole di Montegallo, si incontra sul sentiero la chiesa di Santa Maria in Pantano, una delle più antiche in assoluto della zona, risalente addirittura al Nono secolo dopo Cristo. Percorrenza 5 ore.
7° tappa: Colle di Montegallo – Colle le Cese. Il “sentiero dei mietitori” costeggia il monte Vettore da secoli e per secoli è stato la via preferenziale dei braccianti che dalle coste risalivano all’Appennino per trovare lavoro nelle campagne. Siamo davvero nella parte più incontaminata e montuosa del viaggio: il Vettore ci regala lo spettacolo delle sue pareti rocciose e delle profonde gole della Valle del Tronto. In lontananza, il Gran Sasso, sopra le nostre teste, se siamo fortunati, le aquile reali. Percorrenza 5 ore e 30. [attenzione: limitata possibilità di approvvigionamento idrico potabile]
8° tappa: Colle le Cese – Campi Vecchio. Tratto lungo, ma non troppo faticoso, per lo più in discesa. Torniamo ad attraversare gli altipiani erbosi e il paesaggio è nuovamente quello rurale, dei campi di lenticchie punteggiati dalle varietà floreali della zona. Ne pressi di Campi, le distese erbose si perdono e si torna nella vallata del Campiano, dove ci attendono sorprendenti ruderi di castelli e i borghi aggrappati alle pendici della valle. Percorrenza 6 ore [attenzione: limitata possibilità di approvvigionamento idrico potabile].
9° tappa: Campi Vecchio – Visso. L’ultima tappa del nostro cammino ci porta nei boschi della Valle di Visso. Attraversati i colli dell’Acquaro, si cala verso il bacino idrologico del Nera. La valle, infatti, è una delle laterali che corre verso Norcia e, oltre ad essere una via di comunicazione storica, ospita il vero dominatore di queste terre: il lupo. Difficilissimo avvistarlo, per le sue abitudini notturne, questo nobile animale vive nella Valle di Visso da millenni, in una delle zone meno frequentate del Parco dei Monti Sibillini, ma paesaggisticamente più belle. Lo lasciamo indisturbato e risaliamo fino al paese di Visso, punto di partenza e nostra ultima tappa. Percorrenza 3 ore e 30.
Un vero e proprio viaggio a piedi tra le vette di una delle più belle ed affascinanti catene montuose del centro Italia, tra le Marche e l’Umbria.