Kibber è un delizioso paesino steso su un altopiano sovrastate la valle di Spiti e squarciato in 2 da un canyon profondissimo. Il paesaggio è addolcito dal verde dei campi coltivati d’estate, anche se le aride pareti scoscese dei monti che circondano questo plateau la fanno ancora da padrone.
Rimaniamo qui per 2 giorni, spesi a esplorare il villaggio, un tempo punto di ristoro lungo la via delle carovane, caratterizzato dalle bianche case tradizionali e l’altipiano circostante. Il secondo giorno ne raggiungiamo l’altra estremità, dove c’è un secondo paesino, più piccolo e ancora più alto e isolato. Per arrivarci è necessario attraversare l’abisso del canyon con una carrucola tibetana (non usatela da soli, ma fatevi aiutare dai locali dato che è più pericolosa di quanto sembri e diverse persone, anche del luogo, c’hanno rimesso delle dita della mano).

Quando scende la notte, inizia un altro show. Il cielo si illumina con un numero impressionante di stelle e la Via Lattea è da togliere il fiato. Il firmamento, se distesi sul tetto di una casa di Kibber, appare come un gigantesco dipinto ovoidale, tridimensionale. La mancanza di luna nel cielo rende la luce delle stelle ancora più intensa ed è facile passare ore intere ipnotizzati dallo spettacolo sopra le nostre teste.
Puntiamo la sveglia presto in quanto abbiamo deciso di affrontare il trekking che in 5 giorni, sempre lungo un lato della valle, ci porterà fino a Dhankar, villaggio-monastero 50 km più a est di Kibber. La mattina ci incamminiamo verso la Spiti Valley prima e poi svoltiamo a sud-ovest, per rimanere alti sulla valle, constantemente sopra i 4300m.
Purtroppo dopo qualche ora ci scontriamo con un ostacolo insormontabile: si è rotto un ponte che consentiva di attraversare un affluente del fiume Spiti e l’acqua alta e la corrente forte ci impediscono il guado. Non abbiamo altra scelta, a malincuore dobbiamo tornare sui nostri passi percorrendo a ritroso un’ora di cammino, prima di svoltare verso la valle di Spiti e scendere lungo una spettacolare scalinata che ci riporta fino al monastero di Ki, dove è in corso un’altra festa. Questa volta si celebra l’inaugurazione di una nuova statua del Buddah, generosamente donata da un gruppo di buddisti di Singapore. Le ragazze e i ragazzi di ogni villaggio della valle, ma provenienti anche da Lahaul e Kinnaur, si esibiscono in danze tradizionali e i monaci si radunano in una toccante puja (preghiera serale) nella sala principale del monastero, illuminati solo dalla luce delle candele. Il rimbombo del tamburo, il suono acuto delle trombe e quello grave dei corni e delle conchiglie (strumento musicale e oggetto sacro per i buddisti tibetani) rendono la cerimonia ancora più emozionante.
Torniamo a Kaza per cena e aspettiamo il bus del mattino successivo che ci porterà a Dhankar, paesino e soprattutto monastero unico, scavato nella roccia su un promontorio che domina la valle.