Lascio Chiloè – l’isola che non c’è – e risalgo verso il nord del Cile, obiettivo due normali e caotiche città cilene: Temuco e Concepción. A spingermi a far tappa in due ‘normali’ centri dello stato cileno è la volontà di scoprire e conoscere qualche componente della comunità Mapuche, antichi abitanti del Cile centrale e meridionale e del sud dell’Argentina.
I Mapuche – dalla fusione di Che (popolo) e Mapu (della terra) – sono il popolo originario di queste terre salito alla ribalta negli ultimi anni per la loro lotta per la sopravvivenza, messa a rischio dalle nuove economie e da multinazionali che hanno tentato più volte di mandarli via dal loro territorio (a questo proposito esemplare il caso nella Patagonia Argentina tra loro e Benetton: qui trovate qualche informazione).
Dopo essermi informato decido di fermarmi nelle due città e dintorni dove sono più presenti: Temuco è la capitale della provincia di Cautín e della Regione dell’Araucanía (IX Regione), a quasi 700 km da Santiago, famosa soprattutto perché qui è nato Marcelo Salas, noto centravanti che ha giocato anche in Italia.
Concepción fa parte invece della Regione del Bío Bío e si trova a 500 km da Santiago. Qui risiedo, in uno dei pochi ostelli, in una città dai contorni caotici e dai contenuti urbani classici: nonostante sia una delle città più antiche del Cile e abbia una storia molto importante, non ci sono attrattive turistiche né particolari monumenti, solo tanta normale abitudinarietà cilena da scrutare e qualche volto da inseguire. Intendiamoci, la città è più che piacevole da vivere e attraversare; ma solitamente non fa gola al turista, e questo va tutto a suo vantaggio e di chi è in cerca di posti meno frequentati da circuiti massivi.
Chiedendo qua e là riesco a informarmi e con un pulmino locale raggiungo un villaggio campesino (nella foto in home) dove incontro qualche esponente della comunità Mapuche e passo un pomeriggio intenso di racconti sulle tragedie non ancora concluse di questo popolo, che continua a lottare per sopravvivere in un Cile che corre dietro allo sviluppo, in una epoca che sembra volerli cacciare fuori dal tempo, ma l’ostinazione di questo popolo è ammirevole. Nonostante la totale noncuranza dello stato, che dovrebbe tutelarli e invece contribuisce alla loro oppressione.
Dopo qualche giorno alla scoperta di questo popolo e girovagando tra i mercatini popolari di Concepción, riparto alla volta della capitale: a una notte di bus (quasi dieci ore) mi attende Santiago de Cile.