[alert type=”success” dismiss=”no”]Questo articolo è una tappa del viaggio di Thomas in Malesia. Leggi l’itinerario completo qui »[/alert]
Kuala Lumpur è una città che vibra, come un elastico teso tra passato e futuro. Lo si capisce subito percorrendo i lunghi corridoi moderni e in costante movimento dell’aeroporto, sul treno express che ti porta nel centro della città rimirando il profilo del nuovi grattacieli che si elevano dalla foresta equatoriale.
Eppure appena si esce dal vagone ti assale un rumore antico, quasi un rimbombo costante, basso: il vociare del traffico e della gente, delle attività dentro e fuori i negozi, dalle bancarelle, dai tetti dei palazzi, dalla sopraelevata. Il suono di un’umanità attiva ma senza frenesia, i richiami del lavoro diurno, in tutte le sue espressioni, dai fruttivendoli che lavano i bancali ai business men che rispondono al cellulare.
L’eco del giorno ti segue ovunque, perché Kuala Lumpur manca di un piano urbanistico organico, a testimonianza di una straordinaria miscellanea culturale: malesi, cinesi, indiani ed inglesi hanno plasmato la città, lasciando delle tracce indelebili sia sparse sia raccolte in alcuni quartieri.
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Anche se il centro urbano è tagliato da cavalcavia, strade a più corsie, ponti e marciapiedi spesso sconnessi o inesistenti, il modo migliore di immergersi nella vivida atmosfera che si crea intorno alla attività commerciale (shopping e culinaria) è di girarla a piedi.
I quartieri più interessanti sono Chinatown e Little India, non surrogati turistici, ma veri centri di aggregazione “razziale” caratterizzati da artigianato, templi e cucina tradizionali. Da non perdere il Chinatown Wet Market che si risveglia all’alba nei suoni e profumi delle cucine che preparano laute colazioni e chiude i battenti delle ultime bancarelle la sera tardi, garantendo ai più una passeggiata digestiva dopo cena.
Lo spettacolo delle bancarelle che riversano fumi, vapori e portate pantagrueliche sui tavolini (sempre di plastica) disposti di fronte è rinomato anche in un’altra zona (appena più a est di Chinatown) il famoso Golden Triangle. Qui il denominatore comune del variegato panorama gastronomico di Kuala Lumpur (declinato in tutte le forme e per tutte le tasche) è incarnato in una sfilza di ristorantini affiancati lungo Julan Alor. Questa via, dalle 17 fino a tarda notte, si trasforma in una colossale sala da pranzo a cielo aperto, in cui si serve praticamente ogni piatto della cucina malese e cinese fino a specilaità thai. Dai noodles al pesce grigliato, verdure mai viste prima e zuppe che scendono bene nonostante l’aria non troppo fresca della sera. Consiglio la bancarella Beh Brothers per la quantità, ma in tre sere ne ho provate tre diverse e tutto sommato il cibo è buonissimo e allo stesso prezzo ovunque. Si tratta soprattutto di lasciarsi incuriosire dagli occhi (quasi tutti i menù hanno le foto) e provare piatti di diverse regioni.
Se dopo una giornata di shopping multietnico ricercate una cena originale malese, vi suggerisco caldamente il risotrante Rebung (4-2 Lorong Maroof), appena fuori dal centro. Qui il celebre chef Ismail, proprietario e anfitrione di questo eccezionale spazio diviso tra un verde gazebo ed una saletta accogliente, ci ha offerto una delle migliori esperienze gastronomiche della vacanza, con un buffet infinito di piatti tradizionali descritti uno per uno dalla moglie, che si è impegnata anche a non fami perdere il dolce finale cucinato personalmente, chiamato onde onde (palline di riso glutinoso alla cannella ripiene di miele o zucchero grezzo).
La sistemazione notturna ci ha piacevolmente sorpreso presso il Red Lantern, un piccolo moderno albergo (nel centro di Chinatown) con camere minuscole e minimal, che si affacciano con una vetrata sul salone interno. Pulitissimo, colazione inclusa, personale giovane e gentilissimo che ci ha anche aiutato ad organizzare i giorni successivi di viaggio. Il plus è la spaziosa terrazza con tavolini proprio sopra il Wet Market, dove potersi concedere un vero spuntino malese con la frutta tropicale comprata appena sotto.
[alert type=”success” dismiss=”no”]Il viaggio di Thomas in Malesia continua nelle piantagioni di tè delle Cameron Highlands »[/alert]