Cosa vedere a Gerusalemme, centro del conflitto Israelo-Palestinese

Questo articolo fa parte del viaggio di Davide in Israele e Palestina. Leggi l’itinerario completo qui »

Gerusalemme è di una bellezza fantastica, è immaginifica, solare, maestosa, eppure semplice, caotica, popolare. È davvero impossibile non innamorarsi di questa città, che si venga per pregare sul Santo Sepolcro o per visitare la Spianata Delle Moschee, per viaggi solidali alla scoperta del conflitto o per commuoversi davanti al Muro del Pianto, oppure semplicemente per vedere il bazar dei mercatini di tè alla menta, dolci e biscotti, vestiti e stoffe.

Arrivare a Gerusalemme ha il sapore del pellegrinaggio di qualunque fede voi siate: soprattutto quando capita come a noi di vederla per la prima volta di notte, con le mura illuminate, costeggiando la città dalla porta di Jaffa alla porta di Damasco. La sensazione che proviamo non è di semplice curiosità, ma di autentica emozione, quasi fosse scoccata l’ora di un incontro atteso da tanto tempo.

Gerusalemme, Jaffa Gate

Nonostante la stanchezza per un’accoglienza non proprio gentile – i controlli all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv sono stremanti, con interrogatori che a volte possono diventare lunghissimi, e non si può dichiarare di essere diretti anche in Palestina altrimenti si viene messi sul primo aereo e rispediti a casa -, nonostante i militari che a ogni angolo pattugliano la città con i loro fucili così grandi, Gerusalemme ha un impatto pazzesco.

Cosa vedere a Gerusalemme

Abbiamo a disposizione quattro giorni pieni e decidiamo di utilizzarli così: la prima giornata ci lasciamo portare dai mercatini e dal flusso di persone che attraversano la città, arriviamo ad angoli imprevisti e lì decidiamo di tuffarci nei vicoli stretti della città vecchia. Ammiriamo la porta di Jaffa e quella di Damasco, mangiucchiamo i primi felafel. Nel pomeriggio prendiamo un bus locale che ci lascia in cima al Monte degli Ulivi, da cui si può godere una vista mozzafiato di Gerusalemme.

Costeggiamo il monte a piedi fino a quando non arriviamo all’imbocco della ripida discesa che affianca il cimitero ebraico: farsi seppellire qui è ritenuto un privilegio assoluto, perché nella Bibbia si parla di questo come luogo dove i morti risorgeranno. Scendendo oltre si incontra la bellissima chiesa russa dedicata a Maria Maddalena per arrivare infine a quello che rende questo monte noto a tutti: il giardino degli ulivi, dove Gesù venne a pregare nel famoso passaggio del Vangelo prima dell’arresto da parte dei romani; qui troverete anche una chiesa. Quasi fronte a questo splendido giardino trovare una chiesa dove è sepolta Maria, una sorta di grotta molto particolare, quasi inaspettata.

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Per i rimanenti tre giorni decidiamo di affidarci a una guida specializzate nei viaggi solidali, Itamar Shapira. Ex soldato israeliano, Itamar ad un certo punto ne ha avuto abbastanza di sangue e violenza gratuita e ha detto basta, ha lasciato il servizio militare e ha iniziato a lavorare in una Ong per costruire ponti di pace tra israeliani e palestinesi. Oltre ad essere impegnato nella difficile impresa di promuovere il dialogo, Itamar guida chi lo contatta lungo la città vecchia ma anche fuori Gerusalemme, alla scoperta dei primi villaggi palestinesi abbandonati e del muro dell’apartheid che divide i due popoli. Il nostro consiglio è di contattarlo se volete davvero scoprire Gerusalemme alla luce della sua storia passata e presente e delle sue meraviglie storico-culturali: potete scrivere a itamarshap@gmail.com e accennargli tranquillamente che avete trovato qui il suo contatto, vi accoglierà grandiosamente.

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I tre giorni successivi potrete visitare accompagnati da una guida ma anche per conto vostro:

  • il Museo dell’Olocausto, lo Yad Vashem, impressionante spazio dedicato alle vittime dell’Olocausto (impossibile dimenticare la parte dedicata ai bambini);
  • la Basilica del Santo Sepolcro, dove i cristiani celebrano la crocifissione, sepoltura e resurrezione di Gesù;
  • la Spianata delle Moschee, luogo sacro importantissimo per Islam, Cristianesimo ed ebraismo: potrete ammirare la Moschea Dorata di Omar’, detta anche Moschea di Al-Aqsa o Cupola della Roccia;
  • il Muro Occidentale, detto anche Muro del Pianto dove gli ebrei si ritrovano a pregare durante il giorno e la notte. In realtà la parete che si presenta ai vostri occhi è il muro di cinta risalente all’epoca del secondo Tempio di Gerusalemme, distrutto dalle legioni dell’imperatore Tito;
  • il muro costruito dal governo di Israele (detto anche barriera israeliana) a partire dall’anno 2002 che separa Gerusalemme dalla Cisgiordania e rende la vita impossibile alla popolazione palestinese: è impressionante verificare di persona l’intento chiarissimo del muro, dividere le due popolazioni impedendo loro di vedersi e di parlarsi; un’esperienza molto forte, come quella di attraversare il muro per andare a Ramallah, ma questo lo vedremo più avanti;
  • i primi villaggi palestinesi distrutti dalle falangi armate israeliane agli inizi degli anni 50: alcune case sono rimaste, quasi a memoria di quello che è stato e come terribile monito per il futuro;
  • in particolare con Itamar ma anche chiedendo qua e là, potrete già toccare con mano la difficilissima convivenza tra coloni israeliani e palestinesi nella parte araba di Gerusalemme, con case espropriate arbitrariamente dal governo israeliano ad alcune famiglie palestinesi e date ai coloni. Più che case sembrano recinti militari, con postazione di fuoco in altro e recinti tutto attorno: se fate attenzione, potrete osservare come ogni colono giri scortato da una guardia armata in borghese, di solito ex militari, pagati dal governo israeliano per non mollare mai un attimo i coloni.

Militari a Gerusalemme

È pazzesco come, muovendosi con cura e attenzioni particolari e magari aiutati da una guida, si arrivi a percepire la tensione papabile tra israeliani e palestinesi, un fuoco di odio di cui principale responsabile è il governo di Israele con la connivenza dell’Autorità Palestinese, quasi a rendere carne viva il principio Dividi et impera. Anni di soprusi e violenza hanno reso questa terra bellissima, dove in un km quadrato sono presenti i luoghi sacri più importanti delle tre grandi religioni monoteiste, un bacino di odio feroce tra le popolazioni. È grande la sensazione di rabbia e impotenza, viene quasi da dire che hanno vinto loro, quelli che hanno seminato odio e stanno raccogliendo tempesta.

Ovviamente queste sono solo alcune delle possibilità che ragionevolmente si possono afferrare in quattro giorni, ma per chi avesse la grande fortuna di potersi fermare di più le occasioni di conoscenza sono infinite.

Dove mangiare a Gerusalemme

Gerusalemme, soprattutto nella parte araba, è piena di ristorantini improvvisati per strada che cucinano falafel, pita, hummus, verdurine e tutte le prelibatezze che potete trovare in un paese mediorientale: in particolare l’hummus è squisito, non andate via dalla città senza aver provato questa salsa a base di ceci e pasta di semi di sesamo. Un altro sapore da non mancare è quello dello Zaatar, una miscela di spezie tipica di questa terra. Unica controindicazione per entrambe: possono creare dipendenza.

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Se però, come consigliato caldamente, vi fermerete a Gerusalemme almeno 4/5 giorni è probabile che dopo 72 ore avrete i falafel ‘fuori dagli occhi’. Qui la soluzione definitiva: Hamarakia (o Marakia), in 4 Koresh St., vi servirà delle zuppe favolose accompagnate da una buona bottiglia di vino, in questa zona quasi un miraggio. L’ambiente è alternativo al punto giusto e molto friendly, economico e di qualità più che buona: insomma, nah miss it.

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