Scendiamo dalla macchina, il sole acceca e il caldo si appiccica alla pelle. Ma sono i suoni a disorientarci più di ogni altra cosa: i clacson delle auto che non smettono mai, le voci dei venditori per strada, i guidatori di tuk-tuk che urlano per richiamare l’attenzione. È talmente caotico che per un attimo restiamo immobili, incapaci di fare il primo passo. Poi iniziamo a camminare cercando di schivare buche, sporcizia, cani, mucche, persone che mangiano o semplicemente stanno lì, sdraiati per strada da chissà quanto tempo. Siamo impacciati come due attori calati sul palcoscenico di uno spettacolo teatrale che non conoscono. D’istinto vorremmo uscire di scena, rifugiarci nel silenzio della nostra macchina.
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Siamo in India da poco più di una settimana. Il nostro viaggio in Rajasthan, la regione del Taj Mahal e dei ricchi Maharaja, dura 13 giorni. Questa terra è senza mezze misure né convenevoli, capace di travolgerti e sgretolare in poco tempo quelle che sono le certezze di sempre. Il mercato di Jodhpur, la città blu del Rajasthan, non fa certo eccezione. L’impressione è di trovarsi non solo in un altro mondo, ma anche in un’altra epoca: se non fosse per le auto, potremmo tranquillamente essere nel mezzo di un bazaar indiano di qualche secolo fa. Non mancano nemmeno i dromedari che trascinano stanchi carretti stracarichi di merci. È impossibile non sentirsi fuori luogo e fuori tempo.
Se il glorioso passato di Jodhpur, l’antica capitale del regno Marwar, è racchiuso nelle alte mura del forte di Mehrangarh, arroccato sulla collina a più di un centinaio di metri di altezza, la vera anima di questo centro abitato è il mercato, aggrovigliato come edera alla Clock Tower nella piazza principale. La torre è il principale punto di riferimento della città vecchia: qui si fanno gli affari e si fermano i turisti a fare acquisti. Il mercato viene chiamato Sardar Market in onore del Maharaja Sardar Sigh, il costruttore del forte. Oggi è un vero labirinto di luci, colori e odori: le bancarelle sono così tante che quasi inghiottono la torre. Non è il primo bazaar che visitiamo (non esiste città indiana senza mercato), eppure quello di Jodhpur ha un fascino particolare: sembra più autentico e i venditori meno insistenti. I pochi turisti che incontriamo sono tutti in cerca di tessuti e spezie, mentre i banchi di cibo sono assaliti dai locali. Una parte della piazza e delle vie strette alle sue spalle sono pedonali e questo facilita i nostri spostamenti. Possiamo fermarci a guardare le merci senza badare al traffico folle di questo paese.
Jodhpur è famosa per il commercio di spezie, quindi iniziamo la nostra visita alla bottega Suncity Spices. È lungo Nai Sarak (numero 112), il caotico viale che porta alla Clock Tower. A detta della nostra guida, qui si trovano le migliori spezie della città. Veniamo accolti da Sabir, il classico mercante indiano che sa bene come fare affari con i turisti. Il suo negozio è stretto e stipato di spezie, per terra e sugli scaffali. Gli aromi si mescolano tra loro e riempiono le narici. In fondo c’è una scala pericolante che porta a un piano superiore, dove chissà quante altre spezie si nascondono. Il mercante ci fa accomodare su due minuscoli sgabelli; poi si siede a terra davanti a noi. Ci mostra una sorta di diario dove tantissimi turisti, anche italiani, hanno scritto grandi elogi sulla sua bottega e le sue spezie. Le ultime recensioni sono di qualche ora fa. Ci fa le classiche domande di rito – da dove veniamo e se siamo sposati – in un discreto italiano. Poi inizia la sfilata di merci: curry, curcuma, zafferano (che qui costa davvero una miseria), tè e una serie di preparati ideali per cucinare pollo, riso e lenticchie. Nel mentre un ragazzino sbuca dal nulla con una tazza fumante di chai, il dolcissimo tè indiano che tutti bevono in qualsiasi momento della giornata. Ci fa annusare l’aroma di ogni spezia, ci racconta la sua storia e i migliori abbinamenti culinari. Qui scopriamo che il masala è in realtà una miscela di spezie: ne esistono tantissime varianti, ma di solito non mancano mai curcuma, cumino, coriandolo, zenzero e pepe nero. Ci mostra anche il Mathaniya’s red chilly, un peperoncino rosso sangue che cresce in questa parte arida dell’India e viene importato in tutto il mondo.
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Alla fine di questo viaggio nel mondo delle spezie siamo storditi, inebriati – ed è qui che inizia la classica trattativa che fa parte di ogni acquisto indiano. Comprare alla cifra iniziale è sconveniente e quasi offensivo anche per il commerciante. In questa danza tra offerta e controproposta, Sabir propone di spedirci tutte le spezie che vogliamo direttamente a casa. Non è la prima volta che ci viene proposto questo servizio: è compito del mercante indiano vendere il più possibile, sia facendo packaging di piccolo formato, perfetti anche per chi viaggia zaino in spalla, sia spendendo direttamente in patria. Noi lasciamo perdere e compriamo una busta di Kasmiri kawa, il tè tipico del nord dell’India. Forte, intensa e speziata, questa bevanda viene preparata con foglie di tè, pistacchi, cannella, zenzero, chiodi di garofano, cardamomo e un goccio di latte. Sabir sembra offeso dalla misera trattativa, quindi finiamo per portarci a casa anche una busta di masala perfetto per cucinare il pollo e la zuppa di lenticchie (dal).
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Torniamo nel caos del mercato e ci avventuriamo tra le tante bancarelle di frutta, verdura, spezie, semi, stoviglie, abbigliamento, tessuti e tappeti, tutti aggrovigliati con il solito ordine indiano che non riusciamo a capire. Una logica che mette sulla stessa strada dromedari, camion e risciò. E se da una parte vorresti scappare perché non è il tuo mondo, dall’altra ti si aggrappa al cuore. E non si stacca più.
Orari Sardar Market. Tutti i giorni alle 10:00 alle 22:00.
Dove mangiare a Jodhpur. Non lasciatevi tentare dallo street food, le norme igieniche sono scarse ed è facile rovinarsi la vacanza con la diarrea del viaggiatore. Provate On the Rocks, leggermente fuori dal centro, un ristorantino con cortile all’aperto in cui si mangia sotto un enorme albero. Sono abituati al turismo occidentale e offrono una vasta scelta di piatti non eccessivamente speziati. Per cenare in uno scenario unico con tanto di spettacolo tradizionale, c’è il Mehran Terrace, in cima al forte Mehrangarh (prenotazione necessaria).
Dove dormire a Jodhpur. Proprio in centro The Arch Boutique Home stay offre camere con bagno privato e connessione wi-fi, l’ambiente è arredato in modo suggestivo, il personale cortese e c’è un buon ristorante vegetariano; Namaste Caffe, più economico, offre camere ampie e pulite con bagno e terrazza con vista splendida sul forte e la città.