Tappe: n° 18 Fiorenzuola d’Arda – Fidenza 20 km (circa 4 ore) | n° 19 (parziale) Fidenza – Cella di Noceto
Distanza e tempo impiegato: 15,5 km (4 ore) in due giorni
Il cielo carico di nubi ci accompagna fino a Chiaravalle della Colomba, raggiungibile da Fiorenzuola d’Arda in un’ora. Sono le 8.00 e il nucleo di edifici che ci si presenta, prima di arrivare all’Abbazia, pare abbandonato. Le statue che adornano gli spazi circostanti, sembrano incorporee.
L’orario non è dei migliori per trovare un po’ di vita, ma contiamo di riuscire a entrare grazie a qualche parrocchiano mattiniero. Siamo fortunate: proprio grazie all’evento dell’infiorata, una donna ci indica il portone laterale da cui accedere. La composizione occupa la navata centrale: petali, boccioli e foglie rappresentano i martiri di ieri e di oggi. L’odore dolciastro, pungente e invadente riempie l’edificio. Visitiamo i suggestivi interni dell’abbazia e ci spingiamo nell’attiguo chiostro, su cui si affaccia una sala dedicata alla storia e ai metodi di costruzione di questo imponente edificio religioso. Dai Cistercensi alla corda a 12 nodi, la narrazione delle vicende di queste mura occupano svariati pannelli per i pellegrini più curiosi.
Su un cavalletto il cartonato già visto in precedenza relativo alla tratta Pavia-Fidenza della Via Francigena ci dice che abbiamo percorso un bel pezzo di strada e che a occhio e croce, tra scorciatoie, visite dei centri urbani e svirgolate dalla Via Emilia, alla fine arriveremo ad aver camminato per circa 150 chilometri. Regnerebbe il silenzio a sottolineare questa felice presa di coscienza, se un cane di taglia minuscola, oltre a un monaco non troppo entusiasta della nostra presenza, non cercasse attenzione. Ci fermiamo a fare alcune foto, il complesso merita davvero, l’accoglienza un po’ meno.
Ci rimettiamo in cammino, scegliendo la scorciatoia che ci farà passare per Saliceto e Rimale. Le agronome che albergano in noi cercano di capire quali siano le coltivazioni lungo il percorso, senza peraltro successo. Giorgia butta lì soia, io opto per l’erba medica. Percorrendo la strada Campobianco passiamo accanto a una chiesetta in località Rimale: ne vediamo di continuo, così come le edicole.
Fidenza
Entriamo a Fidenza dalla Strada Comunale Bastelli, attraversiamo il ponte sul torrente Stirone, facciamo provviste ortofrutticole al Conad e per le 11.30 siamo all’ingresso del centro città, dove entriamo percorrendo una passerella sopra le antiche vestigia del ponte romano, fino ed oltre la Torre medievale. Sigerico se la lasciò alle spalle nel 990 a.C. sulla via del ritorno, e la appuntò nel suo diario come 79° “submansiones” (tappa) nella geografia del suo viaggio.
Il Duomo di Fidenza ci accoglie dopo pochi metri, avremo modo di apprezzarlo dopo aver trovato il nostro Ospitale San Donnino. A pochi passi nella stessa piazza c’è Casa Cremonini, dove ha sede un punto informativo e di accoglienza per i visitatori della Via Francigena: prima che chiuda per la pausa pranzo entriamo e chiediamo assistenza. Dopo qualche chiacchiera con una ragazza gentile e accurata nelle spiegazioni di rito, capiamo di essere nel quartier generale dell’Associazione Europea della Vie Francigene in Italia.
Ricevute le chiavi e timbrata la credenziale, prendiamo possesso della tripla, della cucina e delle docce dell’ostello, a pochi metri dal Duomo. Ci sono già tre pellegrini in una stanza con più letti che fanno la siesta, e ci ispiriamo a loro. Un piccolo riposo ci sta, il polpaccio sinistro ha visto giorni migliori. Ne approfittiamo per curiosare tra gli opuscoli dell’info-point di Fidenza: mossa pericolosa, visto che tra Sosta & Gusta e gli eventi in calendario nella provincia di Parma, l’itinerario rischia notevoli sconvolgimenti. Decidiamo di includere una mini-tappa per assaggiare il Parmigiano Reggiano nell’ultimo giorno di cammino, quando passeremo da Medesano. Per ora è Fidenza col richiamo della sua cultura a farci uscire dall’ostello.
Nel frattempo sono arrivati René e Louise, la coppia canadese: dagli sguardi sospetti e dall’orario capiamo che loro hanno scelto un altro itinerario e non hanno tagliato per le campagne a sud di Chiaravalle, passando invece per Castione Marchesi. Quasi il doppio della strada e in più non sono riusciti ad entrare nell’abbazia. Più tardi ci ritroveremo per le vie di Fidenza, a raffrontare mappe.
La città di Fidenza ci appare subito grandiosa e visto che il sole delle 16.00 è ancora aggressivo, ne approfittiamo per visitare il Duomo – più precisamente la Cattedrale di San Donnino – la cripta con il sarcofago del Santo e il matroneo di sinistra dove vi è una parte del Museo Diocesano. La facciata della cattedrale mostra il corteo dei pellegrini, così come il fregio scolpito sul basamento del campanile di destra. Su una semi-colonna l’apostolo Simone regge il cartiglio su cui sono impresse le parole in latino che significano “il santo apostolo mostra la via per chi voglia raggiungere Roma”: Fidenza era uno snodo fondamentale sulla via che portava a San Pietro e lo è tuttora. Delimita la pianura, dopo inizieranno le colline che portano al Passo della Cisa.
A poca distanza dall’infopoint ormai chiuso incontriamo una ragazza in mountain bike – una pellegrina su due ruote – al limite della crisi di nervi. Il fatto è che non riesce ad uscire fisicamente da Fidenza. Dopo il terzo giro a vuoto seguendo le indicazioni dei cartelli stradali, sta consultando le mappe per saltar fuori da questa impasse. Un locale si avvicina e cerca di dare indicazioni utili, quando ecco arrivare un ragazzo sulla ventina con mountain-bike e tenda, frustrato e provato. Chiede se siamo del posto e se possiamo dirgli come uscire dalla città. Iniziamo a guardarci attorno con sospetto. Saranno stanchi, con gli elettroliti a zero, ma la segnaletica deve avere dei grossi margini di miglioramento. Li invitiamo ad occupare due letti dell’ospitale, visto che tre sono liberi. Se arriverà qualcun altro ci organizzeremo.
Passeggiamo senza meta per i borghi e le vie della città, tra deliziose vetrine (come Il Ghirigoro – la bottega del fare e dell’essere in via Milani), passiamo davanti al Teatro Municipale e al Palazzo delle Scuderie Ducali in Piazza Giuseppe Verdi, proseguiamo in Piazza Matteotti dove ha sede il Palazzo Convento dei Serviti e saliamo verso Via Berenini e Via Cavour dove ci gratifichiamo con un signor gelato.
Entriamo nel cortile del Municipio, splendido edificio databile tra il XII e il XIV secolo, in Piazza Garibaldi e ci fermiamo sulle panchine a poca distanza dall’obelisco. Nella panchina accanto Renè e Louise si godono un po’ di meritato riposo. Loro arriveranno fino a Roma, devono macinare ancora un bel po’ di strada.
Riprendiamo un po’ a zonzo per le viuzze di Fidenza e arriviamo alla Biblioteca Leoni (Via Costa 2): guardiamo una mostra di quadri di un pittore locale, leggiamo un quotidiano, apprezziamo la mediateca e le sale all’ultimo piano. La biblioteca fa parte di un complesso più ampio comprendente un auditorium, il palazzo della cultura e delle arti con annesso Punto Giovane.
Sono quasi le 20.00, ritorniamo verso l’ostello, ci facciamo invogliare dagli ingressi di alcuni locali che paiono molto caratteristici, ci attira una curiosa fontana in vicolo Antini. A pochi metri l’incontro con i Canadesi già al tavolo dell’affollata Pizzeria da Felice (Via Vito Aimi 4) ci convince. Quando rientriamo all’ostello sono le 22.30. Quasi tutti già dormono.
Cella di Noceto
Alle 6.30 siamo già in strada, con le rondini che corteggiano i campanili del duomo. Canadesi e Austriaco con biciclo reclinato/carriola sono già usciti. Strani mezzi di trasporto si incontrano sulla Via Francigena. C’è chi è arrivato a Roma con una Graziella. Auguriamo buon viaggio agli altri e speriamo di uscire facilmente dalla città.
Andiamo verso sud, prendendo via Gramsci, ci fermiamo qualche istante davanti al Monumento dei Caduti e al Monumento alla Resistenza per poi proseguire sulla lunga Via Caduti di Cefalonia. Fingiamo indifferenza ma poi, guardandoci di sottecchi, scoppiamo in una risata liberatoria: abbiamo reso omaggio alla città, apprezzandola sotto vari aspetti. Forse per questo ci sta lasciando ripartire con una facilità disarmante.
Dopo un’oretta di cammino, siamo ancora circondate da campi e balle di fieno dorate. Oggi non avevamo in programma deviazioni o scorciatoie, ma qualcun altro ha scelto per noi. Un bel cartello ci spinge verso i “percorsi natura Siccomonte-Cogolonchio”, filari di gelsi ci circondano e il nostro sentiero torna ad immergersi pienamente nella natura agreste. I pensieri rispecchiano la calma attorno a noi. Dopo una decina di minuti avvistiamo su una piccola collina la Chiesa di Cabriolo, intitolata a San Tommaso Becket di Canterbury, che avrebbe sostato qui nel 1167 come migliaia di pellegrini per tutto il medioevo. Pare che in origine fosse nata come cappella dei Cavalieri Templari. Una breve sosta per apprezzarne la struttura e gli echi della storia per poi proseguire per le campagne. Salutiamo vecchie signore che foraggiano il bestiame e ci prepariamo a lasciare la pianura per affrontare le colline.
Prendiamo la strada Siccomonte-Monfestone, arriviamo a una piccola chiesa dove ci riforniamo alla fontanella accanto al sagrato. Non sono ancora le 9.00, il sole è ormai alto. Proseguiamo lungo la strada asfaltata e passiamo il B&B Commanderia in direzione Costamezzana. Qui passiamo il B&B convenzionato per i pellegrini e ci fermiamo al Bar Tabacchi Trattoria Lo Scoiattolo. Alla parete, accanto al bassorilievo del pellegrino e al simbolo del locale con appesa una conchiglia da Santiago de Compostela, il cartonato della Via Francigena riprende quello precedente incontrato a Chiaravalle, con il tragitto da Fiorenzuola d’Arda al Passo della Cisa. Siamo nel posto giusto, questo è un vero e proprio ritrovo per pellegrini.
Il titolare è ospitale, il panino con abbondante crudo – e che prosciutto! – costa 3,00 € e il profumo dei tortelli è nell’aria. Ebbene sì: il periodo è proprio quello delle varie sagre del tortello nella zona del parmense. Se non oggi, domani ci toccherà assaggiarli. Il titolare ci timbra la credenziale con la silhouette di uno scoiattolo e un po’ a malincuore ci rimettiamo in marcia, fermandoci solo appena fuori dal bar per la maestosa chiesa di Costamezzana.
Ci spostiamo lungo i crinali e respiriamo i magnifici panorami che abbracciano le valli. Passiamo i ruderi del Castello di Noceto, ci riempiamo gli occhi con i fiori dei melograni. Inizia un tratto più ripido, finché non raggiungiamo i campi di girasole e le colture di viti. Incrociamo due pellegrine, che arrivano da Roma dirette a Canterbury: arrivano dal Giappone e dall’Irlanda. Due parole al volo, una stretta di mano e il cammino riprende perché è quasi mezzogiorno e non c’è riparo sotto il sole di giugno.
A breve dovremmo incontrare Cella, frazione di Noceto, dove la mia socia ieri ha chiesto accoglienza alla Comunità di Betania. Superiamo l’azienda agricola Il Frutto, seguiamo le farfalle, fotografiamo insetti di proporzioni importanti. Finalmente avvistiamo la nostra meta, dove il motto che ci accoglie è di pace e bene.
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