Di ritorno a Tolagnaro (Fort Dauphin), dalla bella Lavanono, ci sistemiamo al B&B Chambre d’hôte Lavasoa in collina, dove ci riprendiamo dalla fatica del viaggio in 4×4 ammirando la splendida vista sulla baia di Libanona e Monte Sant Louis.
Da qui organizziamo una gita di un giorno, con guida, alla scoperta della grotta di Cap Andavaka (Tanjon’ Andavaka, a 70 chilometri). Dopo tre ore di strada, di cui un’ora di pista attraverso un bosco selvaggio, procediamo a piedi tra le pietre sotto un sole cocente. Ci vogliono circa 45 minuti per avvistare la sorprendete caverna scavata nella scogliera. La pietra erosa si sbriciola ed enormi blocchi giacciono sul fondo della grotta a cielo aperto dalla cui cima intravvediamo gli alberi che crescono lungo le pareti scoscese, con le radici penzolanti, intrecciate in originali configurazioni. In questo speciale microclima ha potuto svilupparsi una vegetazione pluviale simile a una giungla con liane e felci, assolutamente insolita in questa zona arida. Nel piacevole fresco della grotta proseguiamo tra le rocce fino a raggiungere il fondo, dove vivono alcuni lemuri e da dove, attraverso una porta sull’oceano, è possibile risalire fino alla scogliera.

Altra escursione di una giornata, con partenza da Tolagnaro, è la Penisola di Lokaro e Punta Evatra, una delle più popolari e spettacolari della zona. Raggiungiamo la penisola in fuori strada in due ore (40 chilometri), ma il mezzo più comune proposto solitamente dalle agenzie di Tolagnaro è la barca a motore o la piroga a remi (15 chilometri), partendo dal lago Lanirano attraverso una rigogliosa vegetazione acquatica di pandanus, ravenala, orecchie d’elefante (arun), fino al lago d’Ambavarano, dove sorge il piccolo villaggio di pescatori di Evatra, esattamente dove s’incontrano le acque del mare con quelle del lago.
Gli abitanti del villaggio vivono in capanne di legno, indossano indumenti laceri, ci chiedono come sempre matite, soldi, caramelle, e sorridono spesso. Prestate attenzione a non avvicinarvi alla piccola foresta dietro il villaggio, è fady (ovvero, tabù). Dal villaggio si può poi raggiungere la vicina isola di Lokaro, ma anche rimanendo sulla penisola, ci sono belle opportunità per passeggiare, girare in piroga, nuotare e fare un buon snorkeling (questo è l’unico habitat di corallo rilevante in tutta la costa sud-est). Si procede a piedi per la baia di Lokaro, attraverso un sentiero interno di 30 minuti oppure un altro panoramico sulla costa di due ore, tra euforbie e aloe, con una splendida vista sui numerosi isolotti rocciosi che si specchiano nell’acqua. In cima al promontorio lo spettacolo è emozionante: solo una lingua di sabbia bianca divide i colori del mare e del lago.

Il villaggio di Evatra incorniciato da un bosco di alte palme sembra un dipinto. Lo sguardo spazia tra il verde lussureggiante del litorale e l’oceano al largo sempre tumultuoso, in contrasto con la calma delle innumerevoli piscine naturali e spiagge di sabbia bianca lambite dal mare turchese. Meriterebbe più di un giorno. A chi ha la fortuna di potersi fermare, consigliamo i semplici bungalows (Air Service Fort) di Evatra o in alternativa, nella baia di Lokaro, il piccolo ecolodge Pirate Camp (gestito dagli stessi proprietari del Chambre d’hôte Lavasoa) che organizzano anche il transfer in barca a motore.
È arrivato il momento di lasciare questa zona incontaminata del Madagascar. Ci auguriamo solo che lo sfruttamento minerario da lungo tempo perpetrato da una società canadese e la costruzione di una diga di cui ci hanno parlato, non arrivino a mutare questo splendido paradiso.