Il nostro viaggio nel Sud del Madagascar prosegue per Lavanono sul Canale di Mozambico, paradiso dei surfisti e amanti dell’ecoturismo. È un villaggio di 450 pescatori nella terra degli Antandroy, letteralmente “quelli che abitano tra le spine”, raggiungibile via terra solo dal ’93 tramite una strada praticabile in 4×4.
Partiamo da Faux Cap e lungo il tragitto incontriamo carretti trainati da zebù carichi di bidoni per la raccolta dell’acqua e numerose tartarughe, nulla di più. Intorno a noi regna indiscussa la foresta spinosa con buffe palme, gli alberi bottiglia e i fichi d’India. Preparatevi per l’ultimo tratto di strada che è una discesa vertiginosa in un canyon tra le scogliere, a strapiombo. Se si vince il timore, il luogo è superbo.
Raggiungiamo l’incantevole Lavanono: dune a perdita d’occhio e una spiaggia di sabbia fine lunga 70 chilometri. Abbiamo prenotato nell’unica struttura turistica, da Gigi, un francese che ha costruito un ecolodge su una duna di sabbia. È un piccolo angolo di paradiso, semplice ma curato, con un bel giardino che è una deliziosa mini-riserva naturale di piante endemiche e rare. I bungalows, tutti in materiale naturale, ricordano le case Antandroy, niente luce elettrica, bagni in comune con acqua di cisterna, ottima organizzazione. E poi si mangia molto bene: pesce fresco cucinato alla creola, da ordinare il mattino per la sera e una bella terrazza sull’oceano da cui ammirare il tramonto sorseggiando l’ottimo aperitivo della casa a base di rhum e frutta.

Lavanono è un luogo dove fermarsi per godere della spiaggia praticamente deserta e delle onde. Per il resto si tratta di contemplare il silenzio di un luogo incontaminato e magari fare quattro tiri a pallone con i ragazzini del villaggio che passano di lì in compagnia dei loro zebù.
Il giorno seguente scendiamo al villaggio di pescatori. Sembra che tutti gli abitanti si siano riversati in spiaggia, dove ci attende una piroga a bilanciere che ci porterà al largo, più vicini alle balene, ai delfini e alle enormi testuggini marine che nuotano eleganti nell’oceano. Uno spettacolo che suggeriamo è la partenza o il ritorno dei pescatori a bordo delle piroghe Vezo, nome della popolazione semi-nomade che popola la costa sud del Madagascar.
Ci spiace lasciare Lavanono e Gigi, che ancora oggi ricordiamo con piacere, ma il nostro viaggio prosegue e ci riporta a Tolagnaro. Ripercorriamo gli oltre 260 chilometri di pista e strada dissestata con il nostro 4×4 e nei paraggi di Tsiombè, lungo il tragitto, ci fermiamo a osservare, come in un quadro, la gente del posto che riempie il largo letto del fiume in secca, sotto di noi, intenta a sfruttare le pozze d’acqua sparse qua e là, per abbeverare gli animali e fare il bucato.
