«Vuoi venire a caccia di anatre nelle paludi alla foce del Tagliamento? Una caccia magnifica. Appartiene a italiani molto simpatici che ho conosciuto a Cortina».
«È lì che vanno a caccia di folaghe?».
«No. Lì cacciano proprio anatre. Bravi ragazzi. Bella caccia. Proprio anatre. Germani reali, codoni, fischioni. Qualche oca selvatica. Bello come a casa, quando eravamo ragazzi».
Ernest Hemingway, Di là dal fiume e tra gli alberi
Ricordo la mia vacanza a Bibione, località del comune di San Michele al Tagliamento, nella provincia di Venezia. Incastonata tra fiumi e canali, il Tagliamento a est, la Litoranea Veneta a ovest, il Lugugnana a nord, la cittadina adriatica è frequentata meta turistica balneare sin dagli anni Cinquanta. Per chi cerca la classica vacanza al mare italiana con abbronzatura e bagni, in compagnia o in famiglia, non manca niente: gli alberghi sulla grande spiaggia sabbiosa, gli ombrelloni, i negozi, l’area pedonale, le terme.
Ma anche l’abito più comune rivela particolarità a chi ha occhi buoni per scovarle. Il verde intorno offre paesaggi inaspettati che colpirono lo sguardo di Ernest Hemingway in viaggio dopo il secondo conflitto mondiale. Ne scrive nel suo romanzo più criticato, Di là dal fiume e tra gli alberi, con un’ambientazione invernale e post bellica.
«Fecero una curva e attraversarono su un ponte provvisorio il Tagliamento. Era verde lungo le rive e qualcuno pescava sulla sponda lontana che precipitava ripida nell’acqua.»
Una mattina o un pomeriggio di quindici anni fa, abbiamo noleggiato un risciò sul lungomare mio fratello e io, adolescenti, soli in vacanza, senza adulti tra i piedi. Se ci fossimo equipaggiati di bicicletta o bastoncini da nordic walking o pura voglia di camminare, i percorsi possibili ci avrebbero portato a contatto di una natura più silenziosa, non solo marittima, dal profumo di campagna, accogliente in tutte le stagioni, anche con il ghiaccio descritto da Hemingway.
«Quattro barche risalivano il canale principale verso la grande laguna a nord. Una quinta barca era già svoltata in un canale laterale. La sesta barca svoltò ora verso sud in una laguna bassa, e non si udì frangersi d’acqua.
Era tutto ghiacciato, gelato di fresco durante il freddo improvviso della notte senza vento. Era flessibile come gomma e cedeva sotto la spinta del remo. Poi si spezzava di scatto come una lastra di vetro, ma la barca procedeva di poco».
Un po’ di amore per le attività all’aperto sarà il compagno di brevi avventure che vivacizzano una vacanza di mare e immergono nelle atmosfere di un passato recente, quando le opere di bonifica non erano ancora state concluse. Hemingway fa riferimento alle paludi nel suo romanzo ambientato negli anni Cinquanta. Solo a metà del decennio successivo l’area venne completamente risanata. Per godere della natura e seguire le tracce dello scrittore statunitense, provate due itinerari da fare in bicicletta, a cavallo o a piedi. Adatti anche a chi ama correre, con l’accortezza di evitare i momenti più caldi della giornata.
In bicicletta al Terzo Bacino, tra i casoni
Il percorso ciclabile è parzialmente ad anello, lungo 23 chilometri, in gran parte sterrato. In sella è preferibile affrontarlo con una mountain bike. Ampi tratti sono investiti da un sole arrabbiato durante gli orari più caldi.
La partenza è in via Pineda, tra un’ansa del fiume Tagliamento e le prime propaggini della laguna. Si svolta subito a sinistra in via Santo Falcomer, lungo il canale Lugugnana. La strada prosegue tra le vaste risaie e i piccoli casoni, dove abitavano pescatori e cacciatori fino al Novecento. Si tratta di capanni tipici delle aree lagunari tra Grado e Comacchio, a pianta rettangolare, con il tetto in paglia a spioventi e un unico ambiente interno. All’incrocio con via Valpelina continuando verso destra si raggiunge il Terzo Bacino, un luogo suggestivo dove godere l’atmosfera della laguna che separa Bibione da Caorle. È una delle opere idrauliche con cui è stata attuata la bonifica delle paludi.
In bicicletta al Faro di Bibione
Il tragitto compie un anello che arriva al Faro e attraversa la pineta. Sono 12 chilometri alla portata di chiunque abbia voglia di pedalare o camminare in tranquillità. In alcuni tratti il fondo è sabbioso e richiede pneumatici tassellati. Si parte dalla ciclabile sul lungomare all’altezza di piazzale Zenith e si pedala in direzione est. Dopo il Lido dei Pini il percorso prosegue su via Capodistria e corre parallelo alla costa fino al Faro di San Michele al Tagliamento, sulla punta orientale di Bibione, in prossimità della foce del fiume omonimo.
«Osservò il cielo rischiararsi oltre il lungo margine della palude e voltandosi nella botte sommersa guardò la laguna gelata e la palude e vide in lontananza le montagne coperte di neve. In basso com’era, non vedeva i piedi delle colline, e le montagne si alzavano di colpo dalla pianura».
Venne costruito dal Genio Civile all’inizio del Novecento. Dipinta di bianco, la struttura comprende un corpo rettangolare a due piani e una torre cilindrica alta 21 metri, visibile fino a 15 miglia di distanza. I custodi dovevano tenere sempre acceso il fuoco con l’aiuto di lenti. Nel 1917 il Faro fu distrutto sotto i bombardamenti, ma la ricostruzione avvenne in tempi brevi. Nel 1952 l’edificio fu dotato di impianto elettrico. Dal 1973 è completamente automatizzato. All’orizzonte si profilano il Friuli Venezia Giulia e le sagome delle montagne del Carso che il colonnello di Across the River and into the Trees intravede dalla sua postazione di caccia. Per continuare il percorso ad anello occorre prendere la via interna alla pineta che conduce al Sesto Bacino.
[alert type=”danger” dismiss=”no”]Dove dormire a Bibione. Scegliete Palace Hotel Regina, apprezzatissimo per la posizione vicino alla spiaggia, il ristorante, la disponibilità di camere di ogni tipologia e dimensione, adatte anche alle famiglie con bambini.[/alert]