I cimiteri sanno raccontare come pochi altri luoghi la storia di una nazione e di una città. In Italia moltissimi sono i luoghi di sepoltura che meritano una visita, sia per il valore artistico dei monumenti che custodiscono che per la memoria storica che custodiscono. Ne abbiamo scelti cinque, molto diversi tra loro, lungo tutto lo stivale dal Friuli alla Sicilia: un itinerario artistico, storico e spirituale.
1. Sacrario di Redipuglia, Gorizia
Il più grande sacrario militare italiano, conosciuto anche come Sacrario dei Centomila, si leva dal versante occidentale del Monte Sei Busi, duramente conteso durante la Prima Guerra Mondiale. Stagliandosi sul paesaggio circostante, la maestosa scalea pare lo schieramento sul campo di un esercito capitanato dal proprio comandante: i gradoni accolgono le spoglie dei soldati identificati e alla base un blocco di marmo rosso quella di Emanuele Filiberto di Savoia Duca d’Aosta, comandante della Terza Armata, attorniato da cinque tombe di granito di altrettanti generali. Sulla sommità, tre croci richiamano l’immagine del Monte Golgota e della crocifissione. Dei 100.187 caduti, 60.330 sono ignoti, deposti in due grandi tombe coperte da lastre di bronzo al termine della scalinata, ai lati della cappella votiva. Dedicate un po’ di tempo per visitare le due ali del piccolo museo, con testimonianze tra cui foto e dediche intime di chi è caduto servendo la Patria.
2. Cimitero Monumentale, Milano
Il Monumentale di Milano è un compendio di architettura dalla fine dell’800 in poi: i nomi legati ai progetti architettonici annoverano tra gli altri Carlo Maciachini, Camillo Boito e Giò Ponti. É pure una summa della scultura dalla fine del XIX secolo, non per niente viene definito un museo a cielo aperto, con grandi opere funerarie di Medardo Rosso, Leonardo Bistolfi, Giacomo Manzù, Lucio Fontana e tanti altri. A questo percorso di storia dell’arte, si affianca e intreccia la storia di Milano: le tombe di personaggi che hanno fatto grande la città, come i Motta, i Campari o gli Erba. Entrando però è la Storia con la S maiuscola che ci dà il benvenuto attraverso il Famedio: primo fra tutti ad essere celebrato Alessandro Manzoni. Molti altri, seppur sepolti in altri siti all’interno del cimitero, sono menzionati in questo pantheon: essere sepolti al Cimitero Monumentale attesta un alto status sociale o una raggiunta agiatezza economica, venire inclusi nel Famedio testimonia meriti verso la città. Il cimitero è suddiviso in cinque zone principali: il piazzale centrale, l’area di ponente, l’area di levante, il cimitero degli Israeliti, il cimitero degli acatollici.
La visita guidata, nel fine settimana gratuita, è consigliata non tanto perché risulta difficoltoso muoversi all’interno del sito, ma per conoscere le storie delle famiglie e gli scorci storici in cui vissero. Tutti sopravvissuti nella memoria in questo luogo dove la morte si percepisce appena, grazie all’esibizione del prestigio attraverso le spropositate dimensioni, gli stili più disparati e gli esuberanti orpelli delle edicole.
3. La Cigna, Livorno
Il camposanto comunale della Cigna a Livorno, conosciuto anche come Cimitero dei Lupi, è situato in un’area isolata rispetto al centro abitato, ubicazione che ha permesso di realizzare diversi interventi di ingrandimento senza dover agire sulle preesistenti architetture. Conserva anche l’originario ingresso con la chiesa di San Tobia e la parte monumentale del colonnato di Adriano Unis, che mostra una decadenza cui porre rimedio. Oltre a elementi architettonici pregevoli ed eleganti monumenti funebri sotto l’imponente porticato, ciò che rende interessante la visita della Cigna è la sua natura religiosamente eterogenea, ospitando defunti di diverse confessioni religiose negli stessi spazi. Livorno è crocevia di etnie e culture, impegnata per la pacifica convivenza dei popoli, come il primo conio della città testimonia attraverso il motto diversis gentibus una. Così quando camminiamo sul viale centrale vediamo un monumento raffigurante Cristo e pochi metri più avanti una menorah ebraica a ornamento di un’altra tomba. Simboli massonici compaiono su alcune urne. Nel sacrario dei militari d’oltralpe, la croce cristiana si intervalla all’arco a ferro di cavallo dei musulmani.
4. Cimitero degli Inglesi, Roma
A Roma, vicino a Porta San Paolo e proprio accanto alla Piramide Cestia, il cimitero acattolico di Roma, già cimitero degli Inglesi, (chiamato anche cimitero dei protestanti, cimitero degli artisti e dei poeti e cimitero del Testaccio) ospita nomi illustri non appartenenti al credo cattolico, e offre ai visitatori un’atmosfera molto suggestiva grazie anche alle presenze feline che si aggirano tra i sepolcri. Sornioni e misteriosi, i gatti ci accompagnano in questo giardino che ispira rispetto e contemplazione, oltre a voli pindarici su un passato letto tra le pagine di storia e letteratura. Diverse tombe rimandano a quel periodo in cui dal nord Europa, durante il XIX secolo, artisti e letterati venivano in Italia per il Gran Tour, e nella tappa romana alcuni di loro trovarono l’ultimo giaciglio, tra gli altri, Keats e Shelley. Altre tombe ci invitano ad approfondire storie che pensavamo di conoscere, come la tomba di Antonio Gramsci o quella del poeta italo-americano Gregory Corso. La scultura più bella del cimitero è la celebre Angel of Grief, l’angelo del dolore. La forgiò William Wetmore Story in onore di sua moglie Emelyn, che qui raggiunse dopo la morte, avvenuta poco tempo dopo il compimento dell’opera.
5. Catacombe dei Cappuccini, Palermo
Visitare le Catacombe dei Cappuccini a Palermo non è per tutti. Nato come cimitero destinato ai frati, è diventato un museo della morte. L’impatto è forte: la moltitudine di corpi mummificati, adagiati alle pareti o distesi nelle bare lungo i corridoi, gran parte dei quali vestono ancora abiti quasi intatti, può risultare eccessivamente macabra. I defunti sono divisi in base al sesso, alla classe sociale – comunque agiata visti i costi – e all’età. Numerose salme sono dei frati, tra cui Silvestro da Gubbio, il primo ad essere qui sepolto. Oltre ai personaggi illustri di Palermo, che desideravano mantenere le proprie spoglie mortali dando così modo alle proprie famiglie di nutrire il legame oltre la morte, in fondo al primo corridoio, mantenuta in una teca, si trova la mummia più famosa del cimitero. Appartiene ad un bambina di soli due anni, Rosalia Lombardo, affidata al sonno eterno dal celebre imbalsamatore Alfredo Salaria. Può apparire sconcertante questa visione da Giudizio Universale, ma rivela, tra il XVIII e XIX secolo, il culto della morte proprio della cultura palermitana.