And people like you
Make me feel so old inside
Please die
Margaret on the guillotine, Morrisey
Ricordate la voce di Steven Patrick Morrisey evocare la morte dell’allora primo ministro come un sogno meraviglioso in Margaret on the guillotine? Era il 1988 e Margaret Thatcher stava per compiere dieci anni al potere in Gran Bretagna. La Iron lady con le sue politiche economiche ultra-liberiste e anti-popolari, le sue amicizie internazionali con regimi di estrema destra (nota la sua vicinanza con Augusto Pinochet), aveva impresso un segno profondo e indelebile nella società britannica, spaccata tra suoi sostenitori e oppositori. Artisti e musicisti si schierarono a grande maggioranza con chi la detestava. Per tutto il decennio il popolo rock scatenò le sue onde d’urto: le dediche si sprecarono, fiorirono canzoni e copertine che dire estreme pare un eufemismo. Non si tirarono indietro gli Smiths, tra i più spietati fustigatori della società inglese.
Con soli quattro album in cinque anni, il gruppo fondato da Johnny Marr e Morrisey scrisse una pagina indimenticabile del rock britannico. Territorio d’azione fu principalmente la città di Manchester, già patria dei Joy Division alla fine dei Settanta e in seguito palcoscenico degli Oasis nei Novanta. La storia partì da Hulme per l’esattezza, nella periferia meridionale della città. Entrambi figli di immigrati irlandesi, voce e chitarra dei futuri Smiths si incontrarono al 384 di Kings Road, all’epoca abitazione del diciannovenne Morrisey con la madre e la sorella. Marr lo andò a cercare nel 1982 in questa bifamiliare per formare la band.
Dal 384 di Kings Road inizia la storia degli Smiths, e inizia questo itinerario musicale di Manchester, sulle note e sulle tracce del gruppo rock che probabilmente più di chiunque altro ha codificato il concetto di indie in Inghilterra. Potete scegliere due tipi di approccio per questo tour nostalgico. Il primo prevede di farvi guidare, per tre orette buone, da Craig Gill, grande conoscitore della scena musicale di Manchester e ideatore di itinerari ad hoc, tra cui il bus tour smithsoniano.
L’altro, per chi non ama le gite organizzate, è fai da te con auto a noleggio, con Google Maps sullo smartphone o cartina alla mano. E la nostra The Smiths Manchester Tour Playlist come colona sonora.
Prima di rimettervi in macchina raggiungete a piedi il ponte, sempre in Kings Road all’altezza del 490, dall’altro lato dell’edicola. The Iron Bridge, il ponte di ferro cantato da Morrisey in Still ill, esiste e si trova qui. Il cantante lo attraversava per andare a scuola. La passerella principale, lungo la linea ferroviaria tra Kings Road e Renton Road, si presta alle immancabili foto ricordo. Potrete divertirvi a leggere scritte e graffiti lasciata dai fan. Sotto il ponte sapete già cosa fare:
Under the iron bridge we kissed, and although I ended up with sore lips
Di nuovo al volante, valicato il fiume, tenendo come direzione la Manchester Arena, si arriva in venti minuti a Strangeway Prison, cui Morrisey si ispiro per il titolo dell’ultimo album degli Smiths, Strangeways Here We Come, tra i cui brani spicca Girlfriend in a Coma e Stop Me If You Think You’ve Heard This One Before . Siamo per la precisione in Southall Street davanti alle carceri di Manchester, prigioni che divennero famose nel 1990 quando scoppiò la più grave rivolta carceraria mai avvenuta nel Regno Unito.
Tornando verso sud-ovest, il Salford Lads Club è la tappa successiva, tra St. Ignatius Walk e Coronation Street: se ci immaginate gli Smiths davanti avrete la copertina interna di The Queen Is Dead, terzo album degli Smiths. Ai tempi, quelli del centro di Salford non la presero benissimo: l’immagine del circolo affiancata alle consuete stilettate su costumi e personaggi della società britannica non era proprio il loro sogno. Per non parlare del provocatorio titolo dell’album.
Oggi questo enorme edificio ospita quella che viene considerata la mecca dei fan degli Smiths: una sala, ex palestra/spogliatoio, neanche a dirlo addobbata da memorabilia e post-it con dediche sopra i manubri. Sempre qui, traslocato da Tib Street, trovate il Morrisey Mosaic dell’artista Mark Kennedy, dove il frontman tiene alto l’orgoglio della città insieme a leggende della musica e dello sport. Ricordate che il club può essere visitato di sabato in mattinata entro le 13.30, altrimenti potete scrivere o telefonare per concordare altre soluzioni.
Dopo un sandwich e un té ristoratore ci rimettiamo sulla strada in direzione Rusholme, periferia sud-est di Manchester per visitare il Platt Fields Park, luogo che ha dato i natali a Rusholme Ruffians, seconda traccia dell’album Meat is Murder. Il parco è splendido, dalla collinetta si può godere un panorama niente male e ci sono diverse aree da visitare, come gli Shakespearean Garden, la Platt Hall e ovviamente il laghetto.
La tappa successiva si trova a dieci minuti di strada, al 339 di Oxford Road, nel cuore del campus universitario. Raggiungiamo la Holy Name Church ascoltando Vicar In A Tutu che inizia così:
I was minding my business
Lifting some lead off
The roof of the Holy Name Church
It was worthwhile living a laughable life
To set my eyes on the blistering sight
Of a vicar in a tutu
He’s not strange
He just wants to live his life this way
Se vedete sogghignare qualcuno mentre visita l’edificio, simile dall’esterno a una cattedrale francese, probabilmente sta canticchiando nella sua testa le parole di Morrisey e si sta chiedendo se davvero al tessuto di un tutù qualsiasi uomo potrebbe abituarsi.
Spostiamoci infine in centro città, passando davanti al 97 di Oxford Street dove gli Smiths suonarono al Palace Theatre per l’indimenticabile tour Meat is Murder. Più avanti svoltiamo a sinistra in Chepstow Street e riattraversiamo il canale per raggiungere le ultime due tappe del nostro itinerario. Purtroppo al posto del leggendario Hacienda, il night club dove suonarono le più importanti band fino al 1997, troviamo ora un complesso di appartamenti, che perlomeno ha mantenuto il nome e parte degli esterni dell’edificio. Se volete saperne di più sull’epoca d’oro del club dove gli Smiths rubarono la scena agli headliners 52nd Street nel febbraio dell’83, non perdetevi il documentario Do You Own The Dancefloor.
Sempre in Withworth Street troviamo il Ritz, tuttora uno dei locali più popolari dove ascoltare buona musica in città. Questo club ha visto suonare i Beatles, e proprio qui gli Smiths fecero il loro debutto sul palco. Risulta superfluo consigliare dove passare la serata.
Se avete tempo e siete proprio dei cultori, altri luoghi in periferia hanno in qualche modo il profumo del passaggio della band di Morrisey e Marr: il G-Mex, la Free Trade Hall, il Southern Cemetery. Quest’ultimo è citato in Cemetry Gates, come il luogo dove Morrisey, avido lettore di Oscar Wilde passeggiava con l’amica Linda tra le tombe, leggendo solennemente le lapidi. A voi l’impresa di trovare altri luoghi smithsoniani e prolungare a vostro piacimento questo pellegrinaggio tra le strade di Manchester.
A dreaded sunny day
So I meet you at the cemetry gates
Keats and Yeats are on your side
A dreaded sunny day
So I meet you at the cemetry gates
Keats and Yeats are on your side
While Wilde is on mine
So we go inside
And we gravely read the stones
All those people, all those lives
Where are they now?
Come arrivare: Ryan Air, Easyjet e altre compagnie low cost collegano Manchester all’Italia con voli diretti a partire da 32 € andata e ritorno.
Dove dormire: Motel One Manchester-Piccadilly, YHA Manchester