Premessa: post da ascoltare accompagnati dalla musica dei Gotan Project.
Buenos Aires è uno di quei luoghi che ti cambia, una città dove “tre giorni son meglio di niente ma una vita non basta”. Non c’è una definizione per questa città, con i suoi abitanti, i porteños, che sprizzano una energia e una vitalità incontrollabili. E’ il regno del caotico, una città (se consideriamo anche la provincia, ossia la Gran Buenos Aires) di 13 milioni di abitanti, bus che sferragliano ovunque veloci e inquieti, persone che corrono qua e là, musica ad ogni angolo di strada.
Arrivare nella capitale argentina dall’Italia ha un effetto molto dolce, dato dal fatto che almeno un terzo dei porteños sembra avere origine italiana. A Buenos Aires per altro c’è una comunità calabrese molto grande ancora dall’ondata di emigrazione del dopo guerra.
La dolcezza dell’arrivo si mischia al trambusto del circondario, impressionante. Una energia e una passione contagiose, quasi strabilianti. Per questo, nonostante ci siano posti da vedere assolutamente, Bs As resta una città da vivere 24 ore su 24 il più a lungo possibile. Personalmente, all’interno del nostro itinerario, mi è risultato impossibile stare meno di 20 giorni.
Prezzi: l’Argentina è un paese in crescita dal punto di vista economico dopo la grande crisi di inizio millennio, quindi mentre qualche anno fa i prezzi erano assolutamente incredibili, adesso iniziano a diventare più considerevoli. Resta il fatto che non è un paese caro, Buenos Aires compresa. Come ogni grande capitale ci si può stare anche spendendo molto poco.
Paragrafo ostelli: ce ne sono una quantità infinita, se siete in cerca di un ambiente caldo, accogliente, economico questo è il nome che fa per voi: Hostel Carlos Gardel; situato in San Telmo quartiere della movida notturna dei mercatini e del tango, l’ostello offre tutto ciò che di importante potete trovare in un ostello, con punte di grandezza notevoli per quanto riguarda la socialità: non stupitevi se il giorno stesso dell’arrivo vi troverete la sera coinvolti una cena di venti persone con colombiani, europei, brasiliani, peruviani, e ogni altra nazionalità proveniente dal globo. Anche questa è Buenos Aires.
Dicevamo di San Telmo, quartiere simbolo del tango, espressione popolare e forma artistica che così bene descrive lo spirito e la melancolia di cui è intriso il popolo argentino. “Nessuna danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi: emozione, energia, respirazione, abbraccio, palpitazione. Un circolo virtuoso che consente poi l’improvvisazione” ha detto Miguel Ángel Zotto, tra i più grandi ballerini di tango.
Le viuzze di San Telmo risuonano delle parole di Carlos Gardel, e la domenica con il mercatino il quartiere assume un poeticità unica. Impossibile non innamorarsi.
Buenos Aires è anche tanto altro: il quartiere di Palermo con i suoi parchi infiniti e le sue feste notturne, l’università vero e proprio mondo a parte, La Boca con le sue origini genovesi e il suo simbolo mondiale, il Boca Juniors.
Per gli appassionati di calcio imperdibile una domenica a La Bombonera, stadio del Boca Juniors che ribolle di passione. Quando i tifosi cantano, lo stadio trema. Per non fare dispetto, ricordo comunque che nella capitale argentina ci sono almeno 20 squadre di calcio: River Plate, San Lorenzo, Racing, Independiente, etc. Andare allo stadio Monumental a vedere il River Plate è considerata un’altra grande esperienza.
Per entrare nel cuore della città non perdete la Casa Rosada (foto in alto), simbolo del potere e l’Associazione de Las Madre di Plaza de Mayo (nella foto a destra), vero e proprio simbolo della resistenza argentina durante gli anni bui della dittatura e simbolo della voglia di giustizia e della grandezza umana.
Le strade di notte sono piene di gente, impossibile prevedere a inizio serata dove si finirà e a che ora del mattino si farà ritorno: per iniziare partite da San Telmo con i suoi baretti affollati di studenti e viaggianti.
Altro aspetto da non dimenticare è la parrillada, ovvero la carne argentina. Se amate la carne, Buenos Aires vi farà toccare punto di gusto da brivido. Quantità e qualità. E vino rosso che non fa rimpiangere i vini italiani.
20 giorni sono un assaggio nella capitale porteña, un’esperienza però che ti lascia un gusto indimenticabile: chiedete a chi è passato da Buenos Aires, e vi dirà che non vede l’ora di tornarci. A voi la fortuna di scoprire i perché. Querida Buenos Aires.
Il viaggio in Sudamerica continua… Prossima tappa Montevideo, Uruguay ➔