In pochi conosceranno Calitri, antico borgo dell’Irpinia duramente colpito dal terremoto del 1980 e dallo spopolamento post-industrializzazione, ma è in questo paesino dell’entroterra campano che ha origine la famiglia di Vinicio Capossela ed è proprio lui l’ideatore dello Sponz Fest: un festival culturale che da qualche anno, ad agosto, anima (e rianima) Calitri e i paesi limitrofi.
La protagonista dell’ottava edizione, iniziata il 25 agosto e conclusa il 30, è stata l’acqua, e il titolo dell’edizione: Sponz acQuà. Il nome Sponz deriva da sponzare che in dialetto locale significa sposare ed è proprio in omaggio alle feste del matrimonio che nasce questo progetto, che riesce nel difficile compito di portare fino a qui nomi artistici di un certo rilievo, sia nell’ambito culturale che musicale, e che chiude ogni anno la sua settimana di eventi con il grande concerto di Vinicio.
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Le giornate sono scandite da un palinsesto mutevole (consigliamo di scaricare l’app per avere qualche informazione più precisa e di essere auto muniti) fatto di trekking, laboratori artigianali, letture e incontri, ma soprattutto musica, tanta musica, dalla sera in poi. È proprio quest’ultimo l’aspetto più divertente del festival, in cui è possibile incontrare musicisti provenienti da tutto il mondo (a volte poco conosciuti al grande pubblico, ma artisticamente di grande spessore) insieme a band locali, alcune più giovani altre più anziane come l’amatissima Banda della Posta: un gruppo calitrano composto da chitarre, mandolini e fisarmoniche, capace di far ballare proprio tutti a suon di tarantelle, quadriglie e walzer, ovviamente in dialetto!
Nei primi giorni del festival è più facile ritrovarsi a saltellare tra le vie di Calitri mentre gli ultimi tre grandi concerti (a pagamento) sono sempre più di frequente spostati in zone esterne e in aperta campagna: non propriamente comode da raggiungere ma dove sarà possibile scatenarsi fino al mattino senza disturbare gli abitanti che, per quanto accoglienti, non amano vedere stravolto il loro secolare equilibrio. La sorpresa è scoprire che i principali partecipanti del festival sono soprattutto ragazzi che arrivano da tutta Italia, pronti a divertirsi fino a notte fonda a suon di tamburelli e vino.
Non aspettatevi un festival perfetto: dal punto di vista organizzativo si potrebbe fare di più, gli orari spesso non sono attendibili e anche gli spostamenti non sono ben pensati (almeno fino all’edizione 2019); alcune scelte artistiche un po’ estreme potrebbero non arrivare a tutti, ma di certo lo Sponz Fest è l’occasione per vivere sette giorni fuori da ogni schema. La grande speranza è che lo Sponz Fest non sia solo un evento sporadico, una fiamma di una settimana che si spegne violentemente al lunedì lasciando solo stordimento tra i calitrani – che si ritrovano prima invasi e poi nuovamente abbandonati – ma un’occasione per riscoprire la bellezza di queste terre e del suo antichissimo popolo, plasmato dal duro lavoro e da rituali contadini secolari, estremamente orgoglioso e vivace, che si sfotte da mattina a sera (anche sui social) e che ama il canto collettivo, quasi quanto la sua comunità in cui tutti sono parenti… o quasi.
Il consiglio è di accompagnare al Festival ideato da Vinicio Capossela e dalla sorella Maria Angela, ad una visita di Calitri: il borgo è bellissimo e c’è un antico castello riemerso con il terremoto ora ristrutturato. Per le vie non sorprendetevi di sentire anziani che, ad esempio davanti al barbiere, improvvisano sonetti: sono stati fulcro dell’edizione 2019 dello Sponz Fest con la richiesta ufficiale all’Unesco di renderli patrimonio immateriale dell’umanità. E poi le vallate circostanti sono incantevoli e nei dintorni ci sono terme, laghi e mare (a circa un’ora e mezza d’auto).
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Già che ci siete non rinunciate a scoprire le prelibatezze del luogo. Assaggiate le cannazze, degli ziti spezzati e conditi con sugo di carne, i cingul’, una pasta fresca piccola che si prepara arrotolandola sulla punta dell’indice, o l’acqua sala, composta da pane raffermo ammorbidito da acqua calda, sale, olio, uova e peperoncino. Consigliamo di passare per l’osteria Tre Rose e farsi portare l’abbondante tris di primi, o fare tappa a La Gatta Cenerentola, che oltre al buon cibo offre una location suggestiva scavata nella roccia. Per un’abbuffata di dolci fate un salto alla biscotteria I Nobili.
Infine, per chi fosse interessato ad assistere ai riti religiosi, oltre ai grandi classici come il Natale e ancor di più la via crucis pasquale, consigliamo di passare da Calitri il 1° e l’8 settembre (rispettivamente San Canio, patrono della città, e l’Immacolata concezione) quando il paese si veste nuovamente a festa con delle sentitissime e antiche processioni, canti e fuochi d’artificio. E se proprio dovrete scegliere tra le due, allora fate come i tanti calitrani emigrati che ancora oggi, a parenti e amici che chiedono quando torneranno a trovarli, rispondono: “p’ Sant Canio no, ma pa’a Maronna…”