Ci sono quei momenti dell’anno in cui la montagna non attira. Come quando i colori dell’autunno sono spenti ma la neve non ha ancora steso la sua candida coltre. Oppure l’ultima neve se ne sta andando ma la natura ancora dorme.
Quale sia il motivo, è un buon momento per volgere i propri passi lungo i laghi perché è possibile effettuare escursioni interessanti unendo il camminare, su tracciati simili a quelli utilizzati da antichi pellegrini, a visite artistiche e, perché no?, fare un ritorno con treno o battello. Tutto questo è possibile ad esempio lungo le rive del lago d’Orta, gioiello piemontese diviso tra le province di Verbano-Cusio-Ossola e Novara.
Itinerario passo passo
Si parte dalla borgata di Pettenasco, situata tra Orta San Giulio e Omegna. La partenza vera e propria è in prossimità dell’area pic-nic Paganetto ma suggeriamo di utilizzare, invece, gli spazi in prossimità della chiesa che si trova lungo la provinciale, così da avere la possibilità di attraversare la borgata di Pettenasco, ammirando da vicino il bel campanile romanico del XI secolo della chiesetta di pietra. Dalla chiesa si attraversa la statale per imboccare la strada opposta (attenzione, priva di marciapiede) che in salita porta prima al Museo della Tornitura e poi all’incrocio con una piccola cappella (fontana). Appena dopo si prende la strada a destra (cartello marrone “area pic-nic Paganetto”) che passa al di sotto dell’alto ponte ferroviario. Una piccola idea per i piccoli camminatori? Mentre vi passate sotto, provate a emettere rumori e fate caso a come rimbombino con un buffo effetto eco.
Tenendosi sempre su asfalto si arriva all’area pic-nic, anticipata da un vecchio ponte coperto dall’edera. Una breve deviazione percorre la scalinata a sinistra e porta alla base del ponte, presso la riva del torrente con un vecchio fontanile e una Madonnina: un insolito punto di vista!
Poco dopo il ponte si imbocca la sterrata a destra (cartello VU9 Carcegna-Miasino) che sale graduale fino a sfiorare la ferrovia per poi seguirla diventando a tratti selciata. All’altezza di un cancello si piega decisamente a sinistra in salita più decisa fino a raccordare su una sterrata più larga che prosegue verso destra più graduale. Si entra tra le abitazioni di Carcegna percorrendo via Roma fino ad arrivare alla chiesa dietro la quale si trova un piccolo parco giochi. Si percorre un breve tratto di strada asfaltata per prendere quasi subito a sinistra (cartello “Miasino 0h20”).
L’unico punto in cui prestare attenzione è all’altezza di un locale simile ad un circolo sociale dove si deve andare a destra sulla stradina inerbita più piccola (dritti si entra in una proprietà privata) che porta ad attraversare un prato portando ad un ponticello su un piccolo rio per poi salire lungo una scalinata. Una volta in cima si prende la sterrata a sinistra che dopo un poco si fa asfaltata, sempre in leggera salita. Da questo punto si prosegue semplicemente sempre dritto e se si fa caso verso destra si apre la vista verso il lago e la penisola di Orta. Si raggiunge così la borgata di Miasino accedendo sotto un arcata che porta ad una strada selciata.
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Miasino, il respiro della storia. La via prosegue verso destra ma consigliamo di effettuare una deviazione verso sinistra percorrendo le vie della borgata, selciate e caratterizzate da palazzi storici e dettagli curiosi da cercare, seguendo i cartelli per la chiesa di San Rocco, un edificio sovradimensionato che domina dall’alto borgata e lago e che si caratterizza per una insolita gradinata erbosa (panchine e fontana). Nei pressi si trova anche il Giardino dei Semplici, un giardino botanico in cui si trovano piante ed essenze citate nella Bibbia, mentre appena dietro il campanile si allargano un campo da calcio e uno da volley, posto perfetto per una pausa dal cammino.
Verso Legro, il paese del cinema. Tornati indietro al punto in cui è iniziata la deviazione, si continua sulla selciata fino a sbucare ad un incrocio. Si deve prendere a destra percorrendo un brutto tratto su asfalto (attenzione, privo di marciapiede) che si abbandona dopo un poco per imboccare una sterrata a destra (cartello “Legro-Orta”) che scendendo porta attraverso un tratto boscoso.
La sterrata diventa asfalto e al suo termine si prende a sinistra. Giunti all’incrocio lo si attraversa puntando verso i due cancelli che si trovano di fronte: non si entra in una casa perché tra i due comincia via Vecchia Stazione, costellata dai primi murales a tema cinematografico.
Siete a Legro, detto anche “il paese dipinto” proprio per la presenza dei numerosi dipinti che si trovano sparsi per le sue vie e che vanno cercati quasi come in una caccia al tesoro.
La passeggiata può terminare qui, chi vuole infatti può fare ritorno col treno.
Fin qui: lunghezza: 5,5km; dislivello: 250m; tempo di percorrenza: 2h30 circa.
In alternativa, Orta San Giulio. La soluzione che consigliamo è tornare prendendo via Marconi, passando al di sotto di un ponte ferroviario e scendendo di qualche metro per prendere verso destra la pedonale per Orta San Giulio. Una breve discesa porta ad una strada più bassa che va presa verso destra.
Meglio non seguire i cartelli che più avanti indicano il lago. Portano sì alle rive, ma lontani dalla meta. Si prosegue dritti per prendere a destra poco più avanti e arrivare alla rotonda su cui sorge la moresca Villa Crespi, oggi hotel e ristorante dello chef stellato Canavacciuolo.
La forma curiosa dell’edificio, di chiara foggia arabeggiante con tanto di minareto, si deve all’industriale Cristoforo Benigno Crespi, innamorato delle bellezze di Baghdad dove si recava ad acquistare cotone. Costruita nel 1880, negli anni Trenta ospitò poeti, industriali e regnanti. Tra la numerosa filmografia che attinge dai panorami di Orta ci piace segnalare un vecchio film del 1914 dall’esotico titolo Ivna, la perla del Gange in cui la misteriosa India viene sapientemente ricreata proprio a Villa Crespi.
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Orta, uno dei Borghi più belli d’Italia. Si gira a destra a fianco della villa imboccando Via Fava che in breve porta lungo la riva del lago fino ad arrivare in piazza Mario Motta dove si trovano gli imbarcaderi oltre a numerosi locali.
Ad una delle estremità sorge un curioso edificio affrescato, con una scala: si tratta del Palazzo della Comunità, un edificio del 1582. Orta si dipana in un dedalo di vie intricate e solo apparentemente caotiche. In realtà è sufficiente mantenersi su via Olina, che prosegue alle spalle del Palazzo della Comunità per esplorare i vicoli e i giardini più tipici; oppure salire a destra per via Caire Albertoletti, detta anche “salita della Motta”, per ammirare alcuni degli edifici più antichi come Casa Marangoni (XIV secolo) detta anche Casa dei Nani per via delle piccole finestre che ornano la parte superiore sorretta da un lungo architrave in legno, e decorata con affreschi.
Da qui il ritorno a Pettenasco è possibile con il battello, direzione Omegna.
Fin qui: lunghezza: 7,5km; dislivello: 250m; tempo di percorrenza: 3h circa.
Isola di San Giulio, una stupenda estensione. Una breve gita in battello porta all’isola di San Giulio, caratterizzata da stretti vicoli, scalinate e archi di pietra che ricreano uno scenario medievale suggestivo. La maggior parte degli edifici sorge sui resti di un antico castello, forse Longobardo, ma a farla da padrona è certamente la Basilica di San Giulio, esternamente in puro stile romanico e dalla storia antica e complessa. Narra la leggenda che venne edificata da San Giulio in persona, di sicuro fu una chiesa fortificata longobarda e all’interno spicca il pregevole pulpito del XII secolo che, nonostante il colore bronzeo, è completamente di pietra e presenta interessanti bassorilievi tra cui una misteriosa figura umana che la tradizione vuole rappresentare il monaco benedettino Guglielmo da Volpiano (962-1031). All’interno della sacrestia si trova una vertebra fossile ritrovata, sembra, in una grotta della penisola di Orta. Forse il resto di uno dei draghi scacciati da San Giulio? Altro edificio veramente imponente è il Seminario, sorto nel 1844 sull’antico castello e che oggi è l’Abbazia Mater Ecclesiae che dal 1973 ospita un nucleo di monache di clausura benedettine dedite dal restauro di tessuti ed arazzi.
Per chi vuol tornare a piedi. Se non si è intenzionati ad usare mezzi pubblici e si è in grado di tornare indietro a piedi da Orta San Giulio a Pettenasco, suggeriamo di passare attraverso il Sacro Monte di Orta. Dall’imbarcadero si prende via Caire Albertoletti fino alla chiesa per seguire poi le indicazioni per San Quirico ed il cimitero. Da qui inizia uno dei tracciati che porta al Sacro Monte, dal 2003 Patrimonio Unesco poiché facente parte dei Sacri Monti di Piemonte e Lombardia. All’interno di venti cappelle immerse nel verde si trovano ben 176 sculture a grandezza umana in terracotta dipinte a mano, e 900 affreschi che scandiscono la storia di San Francesco d’Assisi. Creato a partire dal 1590, la sua costruzione giunse fino alla fine del XVII secolo e ben si vede nella evoluzione degli stili che da raffigurazioni descrittive passa allo spettacolare barocco per sfociare nel trionfo del rococò. Il Sacro Monte fa parte dell’omonima Riserva Naturale Speciale che ha lo scopo di proteggere, conservare e valorizzare il patrimonio storico, religioso e forestale del Monte. Il sito si presta molto bene per momenti rilassanti nella pace e offre tavolini da pic-nic, servizi igienici e un bar-ristoro. Si scende quindi verso la rotonda di Villa Crespi per riprendere la medesima via dell’andata.
Dove dormire sul lago d’Orta. Tre suggerimenti per dormire bene in zona: B&B Al Dom ad Orta San Giulio proprio sulle sponde del lago, B&B Melizio in piena campagna, a 2 chilometri dal lago, in un mulino ad acqua del XIX secolo; B&B Il barocco ad Omegna, in un edificio del XVIII secolo a pochi passi dal lago.
Consigli di lettura. La letteratura che verte attorno a lago è varia, ricordiamo soltanto, per brevità, il romanzo: C’era due volte il Barone Lamberto, ovvero i misteri dell’Isola di San Giulio e il racconto Il ragionier Pesce del Cusio, entrambi di Gianni Rodari (1920-1980, nativo di Omegna).