Shanghai e le città clone: il progetto “One city, nine towns”

I cinesi, si sa, copiano l’impensabile. Certo che clonare parti di città europee non se lo aspettava nessuno! In pochi anni è stato quasi completamente realizzato il faraonico progetto denominato “One city, nine towns“, un’iniziativa curiosa che merita di essere conosciuta.

È una strategia di riordino dell’area metropolitana di Shanghai, un’operazione colossale sviluppatasi su terreni agricoli attorno alla cintura della città per offrire abitazioni a circa un milione di persone, decongestionare la megalopoli, dare la possibilità ai nuovi benestanti di acquistare una casa moderna e particolare, ad un prezzo accessibile. Per rendere appetibile il progetto bisognava trovare un elemento creativo che stimolasse nei cinesi la voglia, creasse il “bisogno” di possedere uno status symbol a testimonianza della prosperità raggiunta. Cosa di meglio che ricreare sembianze e caratteristiche della vecchia, fascinosa Europa?

Detto, fatto. Investimenti strabilianti, architetti di fama mondiale, qualche anno di frenetico lavoro per migliaia di persone così ogni nuova cittadella avrebbe rappresentato un angolo di Europa: Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Austria, Spagna, Svezia, Olanda, con l’aggiunta del Canadà. Basta con quegli agglomerati di grattacieli da 30/40 piani tutti uguali nelle sterminate, desolate e grigie periferie. Usando la metropolitana di Shanghai è possibile raggiungere comodamente le città europee cominciando dalla più antica (che ha appena una dozzina d’anni…).

THAMES TOWN a SONGJIANG – Ci troviamo in una improbabile città sul Tamigi, al capolinea della linea 9 della metropolitana ad una trentina di chilometri a sud-ovest di Shanghai. E’ stata la prima delle nove città completate ma non ancora totalmente abitata a causa degli altissimi prezzi. E’ una quasi-Londra con qualche cabina telefonica rossa con scritte cinesi, case con mattoni rossi a vista; inappuntabili guardiani british style con gli occhi a mandorla sorridono sperando in nuovi acquirenti. Le strade sono senza vita, desolatamente vuote. Le case e le ville vittoriane sono sorvegliate da una statua di Churchill, e la piazza principale è soffocata da una cattedrale di quasi settanta metri che riproduce quella di Bristol. La vendita del caratteristico fish and chips nonostante qualche pub, è fallimentare. Siamo perplessi, vediamo le altre.

ITALIA a PUJIANG – Una ventina di chilometri a sud di Shanghai, sulla riva est del fiume Huangpu, raggiunta dalla linea 10 della metropolitana occupa un’area di una decina di kmq. ma non rappresenta l’aspetto più turistico e conosciuto del nostro Paese. Niente Colosseo o Torre di Pisa, qualche canale, ma una città troppo moderna, freddamente geometrica, viali con parchi e giardini, canali navigabili (ma Venezia è un’altra cosa) e abitazioni di tre tipologie: villa da 200 mq su tre piani, appartamenti da 120 mq in edifici alti al massimo quattro piani e case-cubo basse. Insomma una Italia che non corrisponde a quella dell’immaginario collettivo mondiale. Deludente? Abbastanza….

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PARIGI a TIANDUCHENG – La Torre Eiffel, con i suoi 108 metri ci viene incontro da lontano. Pur essendo alta solo un terzo della madre parigina, conserva quasi intatto il suo suggestivo fascino. Ci avviciniamo e nascono i primi dubbi. Non basta clonare il boulevard Haussmann o la fontana con l’Apollo di Versailles, o l’Arc de Triomphe, o gli Champs Elysées. Le tonde lanterne rosse al posto dei tradizionali ottocenteschi lampioni, un barbaro insulto alla Ville Lumiere, i bistrot deserti, asettici e senza calore, gli enormi, anonimi palazzoni da 15 piani disposti a semicerchio alle spalle della Torre sono una quinta insopportabile. Ma va bene così! Gli scorci sono sfruttati dai futuri sposi che qui realizzano, già in abito da cerimonia, il loro album fotografico ben prima del matrimonio…. La Parigi cinese sarà completata fra poco tempo durante il quale saranno inseriti alla rinfusa altri classici simboli per dare l’illusione agli ipotetici (e sperati) 150.000 nuovi abitanti di essere tremendamente chic, ça va sans dire. Anche l’atmosfera è stata dimenticata e questa non è ancora clonabile….

OLANDA a GAOQIAO – Eccoci nel distretto di Pudong per ritrovare un pezzetto di Olanda a 22 chilometri a nord-est di Shanghai (linea 6 del metro). Al centro del villaggio ci accoglie un gigantesco klompen, il caratteristico zoccolo eletto a simbolo olandese. Mulini a vento, qualche timida coltura di tulipani, le case strette con tetti a punta e molto spioventi affacciate sull’immancabile canale, la riproduzione del famoso Museo del Mare Olandese sembrano confermare che siamo proprio nei Paesi Bassi, ma l’enorme centro commerciale Cultural Plaza riporta subito alla realtà cinese…

GERMANIA a ANTING – Un lungo viaggio con il metrò 11 e siamo in Germania. Anting è il centro dell’industria automobilistica cinese, nata in join-venture con Wolkswagen, vicino al circuito di Formula 1, e la città europea non poteva che essere un clone tedesco. Il progetto iniziale di Albert jr, figlio di quello Speer architetto preferito da Hitler, prevedeva abitazioni per oltre 50.000 persone ma è stato prudentemente ridimensionato. Le case a 4/5 piani, dai tenui color pastello, senza balconi, attendono fiduciose che i futuri ipotetici abitanti arrivino presto a dare un alito di vita, a scaldare l’atmosfera…

Tralasciamo la visita alle altre “nazioni europee”. Un amico cinese ci ha confidato che la soluzione “One city, nine towns” era una sorta di progetto pilota da applicare in futuro ad altre città con gli stessi problemi di sviluppo che affliggono Shanghai. Gli obiettivi non ancora raggiunti dopo alcuni anni, costringono i pianificatori a rivedere concetti e principi. La selvaggia speculazione edilizia è sempre più affamata di ingenti guadagni ma i benestanti di Shanghai non vogliono essere inglobati in ambienti che con la loro tradizione non hanno nulla in comune.

Shanghai città clone
CC Isaac Mao

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