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Giappone

Hiroshima e le gru di Sadako

Questo articolo è una tappa del viaggio di Carla in Giappone. Leggi l’itinerario completo qui »

Hiroshima è una città di grattacieli, case moderne, non è particolarmente bella, l’interesse dei visitatori è concentrato nel Memorial Park lungo il fiume Ota, dove si trovano i monumenti alle vittime e l’Hiroshima Peace Memorial Museum.

Arriviamo un giorno prima della commemorazione di quel tragico 6 agosto 1945. Trascorriamo il tardo pomeriggio a passeggiare e ci sembra di essere in una qualsiasi città giapponese, finché non arriviamo davanti al monumento più noto di Hiroshima, l’A-bomb Dome, all’epoca sede dell’Industrial Promotion Hall, per il quale il tempo si è fermato al momento dello scoppio, quel mattino alle ore 8,16. L’unico edificio ad avere più di 50 anni in città.

Hiroshima, A-bomb DomeIl mattino seguente visitiamo il Museo, poco distante dal nostro albergo. E’ veramente ben fatto, il biglietto d’entrata puramente simbolico. La guida audio che ci consegnano è disponibile anche in italiano, impossibile quindi perdersi anche solo una parola di quello che verrà raccontato durante tutto il percorso.

In entrata troviamo tutto quello che riguarda lo sgancio della bomba, prima e dopo: la dinamica dello scoppio, gli effetti chimici, i filmati dagli aerei, le foto della città distrutta, la corrispondenza tra i capi di stato e l’approccio freddo che ha portato a scegliere questa tra le tante città del paese. Una prima ipotesi indicava tra i possibili bersagli anche Kyoto, poi la scelta cadde su Kokura, Nagasaki, Hiroshima. Solo il cielo coperto su Kokura fece sganciare la bomba su Hiroshima. Rimangono impressi, l’orologio da polso fermo all’ora dello scoppio e i due plastici della città che mostrano Hiroshima prima e dopo l’esplosione, quando in un attimo solo l’A bomb Dome, vetrificato dal calore, rimane in piedi.

Hiroshima, prima e dopoLa sala successiva è un pugno nello stomaco: si attraversa una finta ricostruzione della città in fiamme con il cielo nero come fosse notte, le sagome delle persone coperte di cenere vagano con la pelle che si squama, sbigottite, disperate, alla ricerca di acqua per calmare la terribile sete provocata dalle radiazioni. Tanti moriranno proprio per aver ingerito acqua e cenere radioattiva che pioveva dal cielo.

Il seguito delle sale sarà un susseguirsi di strazianti testimonianze con foto, nomi, oggetti ritrovati, racconti che ti avvicinano a queste persone sconosciute. A fatica teniamo accesa l’audio guida, diventa difficile continuare ad ascoltare queste storie così drammatiche. Dopo alcune ore usciamo, rimaniamo a lungo in silenzio, senza riuscire a fare un solo commento.

Fuori la giornata è splendida, cielo azzurro senza una nube, proprio come il 6 agosto del 1945. Nella spianata davanti al museo gli scolaretti controllati da lontano dalle maestre, intervistano i turisti annotando le risposte sui blocchi che tengono in mano, serve a far pratica dell’inglese; altre bimbette ci regalano un foglio di carta con le istruzioni per fare origami a forma di gru, simbolo di lunga vita, pace, speranza, e altro ancora…

Hiroshima, tomba SasakiMigliaia di gru di carta, vengono deposte ogni anno sotto forma di ghirlande o di splendide composizioni colorate, vicino al monumento dedicato a tutti i bimbi caduti, ed in particolare a Sadako Sasaki, una ragazza forte, sportiva, alla quale a 11 anni è stata diagnosticata la leucemia, conseguenza delle radiazioni della bomba atomica nel 1945, quando ne aveva 2. Sadako credeva in un’antica leggenda secondo la quale dopo aver creato almeno 1000 gru avrebbe realizzato il suo desiderio, tornare a correre. Non so se nei pochi mesi di vita da quando la malattia le è stata diagnosticata, ne ha costruiti 1000 o se c’è andata solo vicino. Ricordo la foto di Sadako nel museo, quando viene seppellita è completamente ricoperta dai suoi origami a forma di gru.

Per le strade e lungo le rive del fiume numerosi gruppi di giovani suonano e cantano canzoni, mentre la città si appresta alla commemorazione. L’atmosfera è tranquilla, oserei dire serena e i bimbi giocano correndo nella spianata. Vengono deposti fiori davanti al monumento Cenotafh for the A-bomb Victims dove al suo interno si trovano i libri con l’elenco dei nomi delle vittime; circa 130.000 subito, oltre il doppio negli anni successivi a causa delle radiazioni.

C’è tantissima gente e non vediamo bene il palco dal quale il Sindaco, Tadatoshi Akiba, accompagnato dai personaggi più in vista della città, nomina i caduti e legge la Hiroshima Peace Declaration, un appello ai leader mondiali per debellare la bomba atomica; l’appello viene ripetuto ogni anno il 6 di agosto, una fiamma arde nelle vicinanze e rimarrà accesa finché nessuna bomba atomica resterà sulla terra.

Hiroshima, inutile dirlo, è una città dalle emozioni forti; eravamo curiosi di ascoltare la storia dal punto di vista giapponese, ci colpisce che nonostante la disfatta che ha messo in ginocchio il Giappone, due bombe atomiche subite in 3 giorni, non abbiamo trovato traccia di critica o di polemica sull’operato di capi di governo o di militari o dell’Imperatore, solo un’esposizione drammatica degli avvenimenti. Iniziamo a conoscere meglio la gente di questo paese e la sua cultura.

La sera dopo il tramonto la cerimonia si conclude con una suggestiva processione sul fiume, quando sull’acqua vengono deposte per le anime dei caduti migliaia di  lanterne di carta e il fiume risplende di dolore e di speranza di fronte all’A-Bomb Dome.

Il viaggio in Giappone continua… Nei dintorni di Hiroshima