Conosciuta come Motor Town per l’industria automobilistica – vi dicono nulla Chrysler e General Motors? – Detroit è una città con una storia complicata, incredibile e sofferta. È stata una dei luoghi più violenti degli Stati Uniti, dopo il declino di quella stessa miracolosa industria e le pesanti problematiche sociali che fratturarono la città verso la fine degli anni ’60 del secolo scorso, è arrivata a dichiarare persino bancarotta. Le cose oggi vanno meglio e pare che l’orgoglio del Midwest industriale stia rinascendo. Questa l’epopea che i più conoscono sulla città più grande del Michigan.
Eppure brilla ancora la fama mondiale di Detroit nel panorama musicale, che esplose proprio intorno agli inizi di quegli anni ’60. I fermenti vitali che ne coniarono la grandezza sono da ricercare nel tessuto sociale che andò a crearsi tra gli anni ’40 e ’50. Differenti etnie portarono differenti voci e nuovi sound, come il caldo blues del Mississipi, e trovarono terreno fertile creando un’impronta acustica che un buon orecchio sa distinguere.
Nel quartiere Black Bottom, dove ancora oggi resistono i club storici di musica dal vivo, negli anni ’50 arrivò il jazz e alla fine del decennio quella musica, prima appannaggio esclusivo degli afroamericani, trovò un’etichetta, quella della neonata Tamla Records più conosciuta come Motown Records. La Motown, nella persona di Barry Gordy, ebbe il merito di stanare talenti che rappresentavano il nuovo sound d’America, stravolgendone completamente le regole.
Oggi la casa discografica, trasferitasi a Los Angeles nel 1972 e poi a New York sotto il grande cappello della Universal, non è più qui, ma è possibile visitarne le glorie e le antiche memorie al Motown Museum (2648 di West Grand Boulevard). Prenotate il vostro biglietto in anticipo (ogni mezzora c’è una visita guidata) e godetevi un vero e proprio tuffo nel passato mentre le scritte, le foto, i dischi sulle pareti vi raccontano una storia incredibile, da Marvin Gaye ai Jackson Five. La sala d’incisione è una chicca. Nell’ottica di ridare slancio a Detroit e alla sua cultura, il museo sta raccogliendo fondi per ampliarsi su uno spazio molto più ampio, che ci auguriamo non tradisca lo spirito dell’attuale esposizione, che seppur piccola, ha molto fascino.
Poco distante troviamo, in fondo al Grand West Boulevard, il Submerge, simbolo della Detroit techno. Chi ama questo genere musicale sa che la città è un punto di riferimento per la techno fin dal principio, ovvero gli anni ’80, e saprà scovare questo luogo celato ai più, quasi occultato. Oltre che sede ed etichetta del collettivo Underground Resistance, l’edificio ospita il museo Exhibit 3000 dove oltre a tastiere, drum machine e sintetizzatori, si trovano le radici della prima generazione e cimeli di vario genere – tipo la giacca di The Mental Machine – e un negozio di dischi.
Cambiando nuovamente genere, per gli amanti dell’opera ci si sposta alla Michigan Opera Theatre nel distretto artistico della città (1526 Broadway Street) e alla Orchestra Hall (3711 Woodward Avenue), sede della Detroit Simphony Orchestra, la quarta più antica degli Stati Uniti che oggi vanta un alto coinvolgimento della comunità, grazie anche a concerti gratuiti e all’accessibilità digitale che propone la diretta dei concerti.
[alert type=”link” dismiss=”no”]Leggi anche: A Seattle il mito di Kurt Cobain e i Nirvana
[/alert]
A meno di un chilometro, nei pressi di Lafayette Park, merita una visita il People’s Records (1464 Gratiot Ave, Detroit), negozio di musica spettacolare, dove i 45 giri hanno un mercato incredibile; allo stesso indirizzo vi aspetta il Mahs Museum, con vinili e mix da ascoltare per un intero pomeriggio.
E per sentire un po’ di buona musica dal vivo in serata? Finita l’era del Magic Stick come epicentro indie-rock – qui iniziarono i Von Bondies e i White Stripes – qualcosa di quei fermenti musicali si può ritrovare nel complesso del Majestic, mega tempio del divertimento, tra sala da bowling, ristoranti e discoteca. Concerti di gruppi rock e band locali le potete trovare ancora qui.
Rimanete nella downtown per la serata in ogni caso, dove si concentra la vita notturna. Molte le sale con musica jazz e blues suonata dal vivo e i locali che oltretutto servono birra a buon mercato. Al pittoresco Bert’s Market Place and Entertainment Complex al 2727 Russell Street, via libera al barbecue accompagnato da jazz, R&B e pure Gospels all’occorrenza. Ottimo anche il pub irlandese Nancy Whiskey (2644 Harrison Street) che oltre a detenere una delle più vecchie licenze per il consumo di alcolici a Detroit, vi regalerà una piacevole serata musicale.
Per i concerti date un’occhiate al programma di The Fillmore Detroit (115 Woodward Avenue), al Magic Bag (22920 Woodward Avenue) che dedica spesso serate a tributi vari, e al The Old Miami (3930 Cass Avenue), dove godersi il patio. Fondato nel 1979 come rifugio per i veterani del Vietnam, ha visto quasi tutti gli artisti di spicco di Detroit sul palcoscenico, dal punk al rock. Un jukebox pieno di vinili, il biliardo e i divani accanto al camino creano un’atmosfera incredibile, da godersi insieme al sound di Detroit.
[alert type=”danger” dismiss=”no”]Dove dormire a Detroit: The Siren Hotel
[/alert]