Pantelleria e la Riserva naturale orientata in tre giorni

Il mare è verde smeraldo in alcuni punti, blu profondo in altri, ma l’isola di Pantelleria può anche essere esplorata partendo dalle peculiarità del paesaggio, salvaguardato come Riserva naturale orientata. E’ molto frequentata durante l’estate ma la bellezza pantesca non ha stagioni: approfittate del clima mite per visitarla in ogni momento dell’anno, dedicarvi al trekking e rilassarvi con le terme a cielo aperto. La sua collocazione geografica tra Italia e Africa assieme alle origini vulcaniche fanno di Pantiddarìa, come la chiamano i suoi abitanti, un luogo speciale e unico nel Mediterraneo. Se avete solo tre giorni per visitarla e viverla, seguite il nostro itinerario.

Primo giorno a Pantelleria: Montagna Grande

Il primo giorno ci muoviamo nell’entroterra, raggiungendo la Montagna Grande, dalla cui cima nei giorni limpidi si vede la costa africana. Partendo da Pantelleria città ci dirigiamo verso l’aeroporto, proseguiamo verso Sibà e la superiamo. Cerchiamo la Grotta di Benikulà, anche detta Bagno Asciutto per la sauna naturale. Non è facile trovarla ma alla fine riusciamo a imboccare la strada giusta. Lasciamo la macchina e ci incamminiamo a piedi. Dopo cinque minuti ecco la grotta. Abbiamo costume e asciugamano, ma non siamo preparati a quello che troviamo: la temperatura aumenta man mano che ci si addentra e non resistiamo a lungo.

Guardando verso la valle scorgiamo due giardini panteschi: un recinto cilindrico in pietra lavica che serve a riparare le piante dal forte vento che spira sull’isola. Riprendiamo in direzione Montagna Grande. Quando la strada termina, lasciamo nuovamente la macchina e superiamo una cappella e un dammuso, cubico esempio di architettura antica dal tetto a cupola. Un tempo usati dai contadini, sono oggi trasformati in residenze per turisti. Poco più in là, a sinistra, prendiamo una scala di pietra per arrivare alla Grotta dei Briganti, in passato ricovero di banditi.

Lo spettacolo lungo il percorso è impagabile. Nel bosco della Montagna Grande, che è un ex cono vulcanico, crescono 600 specie botaniche diverse, di cui alcune si trovano solo su quest’isola. Riconosciamo lecci, pini marittimi e querce e cogliendo un giallo guizzare sopra di noi riusciamo a scorgere un esemplare di cinciarella algerina che sfreccia sulle nostre teste, seguito da un falco pellegrino. Le favare, cioè vapori caldissimi che fuoriescono a getti dalle viscere della terra, danno un tocco in più al paesaggio.

Trekking Pantelleria
Pantelleria: il sentiero per Benikulà | Foto di Gino Roncaglia

Secondo giorno: lo Specchio di Venere

Il secondo giorno partiamo da Gadir, un piccolo porto e cala dalle calde acque termali. Fatto qualche metro sulla strada, a destra si apre un sentiero che porta al faro di Punta Spadillo. Guardando il faro imbocchiamo un altro sentiero a sinistra e raggiungiamo delle case abbandonate. Da lì saliamo a piedi fino alle casematte e scendiamo per un sentiero fino a giungere al Laghetto delle Ondine, cinto da blocchi di nera roccia vulcanica, tra cui spuntano gialle ginestre e bianchi mirti, che contrastano con il verde dell’acqua formando uno spettacolo affascinante. Le colate laviche in alcuni punti hanno creato delle figure bizzarre che sembrano vere e proprie sculture.

Proseguiamo verso la Cala dei Cinque Denti e alla biforcazione giriamo a sinistra. Raggiungiamo lo Specchio di Venere, un ampio lago in un antico cratere vulcanico che sulle sponde meridionali offre sorgenti termali con acque calde contenenti zolfo. Le acque verdi del lago ci ispirano e ci immergiamo per alcuni minuti nella parte occidentale dove l’acqua bolle, poi ci cospargiamo di fango, lo lasciamo asciugare e poi ci sciacquiamo dall’altra parte del lago. Si dice che qui usasse specchiarsi Venere per rassicurarsi sulla propria bellezza. Qui fanno tappa diverse specie durante le loro rotte migratorie tra il continente africano e quello europeo.

Terzo giorno: Arco dell’Elefante

Il terzo giorno lo dedichiamo alla zona chiamata Dietro l’Isola. È una macchia mediterranea con pini d’Aleppo, conigli selvatici e tartarughe greche, in cui la natura sta riprendendo il sopravvento dopo un incendio che alcuni anni fa ha falciato piante secolari. Lungo il percorso ci imbattiamo in una cisterna punica. Seconda tappa è Costa Ghirlanda. La strada è molto accidentata e la macchina sembra accusare il colpo. Decidiamo perciò di proseguire a piedi fino a un bosco di querce sulla sinistra che cela delle tombe bizantine scavate nella roccia. Al ritorno costeggiamo la costa, punteggiata da cale, promontori e faraglioni, un susseguirsi e alternarsi di scogli neri e frastagliati e pietre lisce che la tratteggiano come il disegno di un bizzarro pittore. Ci colpisce l’Arco dell’Elefante, curioso esempio di architettura naturale.

Pantelleria, Arco dell'Elefante
Arco dell’Elefante | Foto di Patrizia Peruzzini

Dove dormire. Con Vivere Pantelleria puoi soggiornare in hotel o nei tipici e affascinanti dammusi, prenotare il solo alloggio oppure optare per un vantaggioso pacchetto volo + soggiorno + noleggio auto/moto.

Dove mangiare. Tra le produzioni eccellenti dell’isola ci sono i vini Zibibbo e Passito, ma soprattutto il cappero IGP, che ritroverete in molti piatti tipici isolani, come la caponata e l’insalata pantesca. La cucina adopera materie prime fresche di mare e di terra e risente di influenze nordafricane. Provate I Giardini dei Rodo, ristorante a Contrada Scauri, tra le specialità ci sono il cous cous e i ravioli amari alla mente. Se cercate una location sul mare per una cena a base di pesce scegliete Le Cale, a due passi dall’Arco dell’Elefante.

Destinazione: