Laguna di Caorle e Bibione, un ecosistema da scoprire e tutelare

“Un autunno di giornate splendide, di brevissime piogge che lasciano il cielo più terso di prima e accendono di arcobaleno il collo e la testa dei germani reali e dei codoni che si alzano all’improvviso dai canneti verso spazi che sembrano eterni”.

Ernest Hemingway nel suo “Di là dal fiume e tra gli alberi” (1948), non avrebbe potuto trovare parole migliori per descrivere la laguna di Caorle e Bibione. Dopo la bonifica cominciata intorno al 1920, la laguna, oggi coinvolta in un progetto di Parco lagunare, è un ambiente incontaminato e di grande fascino. Un luogo risanato che non ha tradito il suo aspetto originario, in cui acqua e vegetazione si fondono in un armonioso gioco di luci e colori regalando al visitatore scorci paesaggistici di rara bellezza.
La laguna prende nome dai due centri urbani tra i quali si sviluppa, entrambi in provincia di Venezia: Caorle a sud ovest e l’isola di Bibione a nord est, località balneari molto ricercate. Il clima che si respira in laguna è invece tutt’altro che caotico. Quiete e meraviglia sono le sensazioni che suscita quest’area di grande valenza naturalistica, tra le più pregiate del Veneto, i cui confini geografici sono segnati dalle foci del Livenza e del Tagliamento, copiosi fiumi di questa porzione d’Italia orientale.

Il corso d’acqua associato alla laguna è senza dubbio il Canale Nicesolo che, tra gli altri (Saetta, di Baseleghe, Cavanella, degli Alberoni…), si riconosce per il suo largo fondale, il suo avanzare sinuoso e i pontili.

Ma in questo sito di interesse comunitario sono molti gli elementi naturali di grande suggestione. Oltre ai canali che si rincorrono con le loro placide acque lambendo, lungo il percorso, piccole penisole, qui si trovano anche canneti, spiagge, aree paludose e verdi valli, come Valle Vecchia, riserva naturale senza traccia di urbanizzazione messa a coltura dagli anni ’60 del ‘900 e composta da litorale sabbioso, boschi e pinete. E ancora aree attrezzate per la pesca e campi coltivati.
E’ in questo ambiente molto importante nell’ecosistema nazionale che nidificano uccelli acquatici, tra cui trampoliere e germano reale, ed è sempre qui che sostano gli uccelli migratori in viaggio verso sud. Tra giunchi e stagni sarà facile intravedere anche l’airone rosso e, stagliati nell’azzurro del cielo, poiane e altri nobili rapaci (il birdwatching è molto praticato!). E al di sotto delle acque, granchi, pesci e anguille.

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L’osservatorio privilegiato per ammirare la laguna veneta è, com’è facile immaginare, l’acqua. Battelli, motonavi e houseboat solcano le acque lagunari – in buona parte navigabili – consentendo ai visitatori di godersi il panorama con la lentezza che merita e nel silenzio che concede (la laguna è ricca di piccoli moli per partenze per visite guidate). Anche le piste ciclabili sono un ottimo punto d’osservazione e divertimento e tracciano serpentine in terra battuta al sopra di argini curati o ampie e rigogliose pianure (nell’area, noleggio bici e parcheggi appositi). A seconda del mezzo prescelto, cambiano ovviamente gli itinerari proposti e i tempi di percorrenza. Nel caso della gita in barca, ad esempio, è possibile salire a bordo presso il porto di Falconera, alla foce del Nicesolo e risalire quest’ultimo fino a Valle Rotelle (percorrenza 2 h e 30 minuti). Pedalando, invece, la scelta di percorsi possibili sarà ancora più ampia. Si potrà decidere se addentrarsi nel cuore lagunare (l’isola di Valle Vecchia offre un percorso di 12 Km) o avventurarsi nelle aree immediatamente ai margini, concedendosi uno strappo fino ai vicini centri di Caorle e Bibione.

Visitare la laguna offre inoltre l’occasione di entrare in contatto con le persone che hanno abitano questa natura sì incantevole ma non troppo ospitale. E’ la comunità “dei casòn”, le tipiche abitazioni di pescatori e cacciatori caratterizzate da una singolare forma: base rettangolare sviluppata in un unico locale e tetto spiovente formato da graticci di legno e canne essiccate. Qui la sera la famiglia si riuniva intorno al fuoco, lo stesso su cui cucinava parte del “bottino” della giornata. E così per molte altre sere, seguendo i ritmi delle stagioni e alimentando un’identità culturale in parte ancora viva – in laguna abitano alcuni anziani depositari della tradizione locale – e che oggi, più che mai, si manifesta aprendo le porte al turismo.

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