Viaggio in Rajasthan: Pushkar, la città santa

Questo articolo è una tappa del viaggio di Mattia e Ileana in Rajasthan. Leggi l’itinerario completo qui »

La guida dice che Pushkar è una piccola città, che i suoi templi sono bianco latte e i suoi ghat sono color azzurro cielo, così chi non l’ha mai vista non può che immaginarsi qualcosa di diverso da ciò che è. Si rimane distanti, staccati, e si presenta il rischio di identificare la cittadina con il discorso che la descrive. Eppure una relazione tra Pushkar e la sua descrizione è possibile.

Se ti dico che Pushkar è diversa da qualunque altra città del Rajasthan, luogo magnetico e meta di pellegrinaggio hindu, per significare la sua spiritualità non posso far altro che parlare dei numerosi templi, tra cui il più famoso è quello dedicato a Brahma. Oltre Sadar Bazaar le gradinate s’immergono nei ghat – intorno al lago ce ne sono 52, tra cui uno splendido dedicato a Gandhi – e scimmie si spostano tra i tetti dei palazzi. La filigrana dei balconi, i pali della luce sgangherati e all’estremità sud ovest, in Parikrama Marg, il tempio jainista che inonda di musica e preghiere tutto intorno. I viottoli di terra si aggrovigliano tra le costruzioni incastrate e i colori vivaci delle insegne si mescolano con il candore dei kurta pigiama venduti lungo la strada. Ma da questo discorso puoi già comprendere come Pushkar sia avvolta di fascino e che la polvere si attacca alle pareti delle case; che nella ressa le persone, con metodo, scartano il traffico di mucche e motorini. I pellegrini pregano e i bambini giocano a rincorrersi.

Tra le vie di Pushkar - India
© Ileana Ongar

Se devo dirti dell’ospitalità degli abitanti, parlo delle piccole guesthouse economiche che sono quasi più numerose dei templi e delle dharamsala (pensioni per i pellegrini). La strada principale è un unico lungo bazar con botteghe odorose di cuoio, donne che cicalano avvolte da splendidi Sari e baracchini che vendono ogni cosa: bizzarri strumenti musicali, vestiti tradizionali e tessuti hippy-chic, frittelle, aloo tikka e chapati. E i numerosi ristoranti adagiati sui tetti delle case si contendono lo spettacolo del tramonto. Ma ciò che queste parole evocano nella tua immaginazione è il gesto del mercante per attirare l’attenzione, gli odori d’incenso, braci e bestiame, il canto di una preghiera, il fango scivoloso quando piove, le mosche invadenti e fiori per le offerte.

Se provo a raccontarti come la vita di Pushkar sia a volte snervante e non sempre gioiosa, ti parlo dei presunti sacerdoti che bazzicano in prossimità dei ghat e assillano lo straniero per offrirgli una puja (preghiera) di buona fortuna, per guadagnarsi qualche rupia. Le vacche per le strade mangiano sporcizia e in molti templi donare è obbligatorio. Ma con questo semplicemente ti ricordi che là, come in tante altre città dell’India, le strade sono fatte di fame anche se c’è sempre chi ha il coraggio di sorridere.

Il viaggio in Rajasthan continua… A Jaisalmer

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