Beirut: cosa vedere in due giorni

Ancora poco battuta dal turismo, la capitale libanese vale certamente una visita per chi vuole fare un viaggio insolito alla scoperta di una città inaspettatamente brulicante di vita, ricca di contraddizioni e, nonostante l’associazione che si è portati a fare con le tragiche notizie dal Medio Oriente, più sicura di quanto si pensi. I militari sono numerosi in città, è vero, ma basta essere sempre rispettosi ed evitare le folle per trascorrere una vacanza tranquilla. Prima di partire è comunque sempre buona abitudine fare un controllo sul sito della Farnesina.

Primo giorno a Beirut

Ore 10. Visitare la città partendo dal suo centro spirituale è una buona idea per avere subito la percezione di quanto varia sia la sua composizione etnica e religiosa. Situata sul confine tra i quartieri musulmani e quelli cristiani, la grande Moschea Mohammad Al-Amin è molto recente: costruita in quello che già prima era un luogo di preghiera grazie alle donazioni dell’ex primo ministro Rafic Hariri, poi ucciso in un attentato nel 2005, è stata inaugurata nel 2008. La struttura esterna di questa imponente moschea sunnita, con i suoi minareti alti oltre 70 metri, in pietra color ocra gialla, è ispirata alla celebre Moschea Blu di Istanbul, mentre gli interni riccamente decorati con dorature, calligrafia e pietre che imitano intarsi di legno, giocati sulle geometrie simmetriche, sono opera dell’artista Harout Bastajian. Potete entrare indossando l’apposito indumento e lasciando le scarpe all’ingresso. Se da un lato la Moschea dà sulla Piazza dei Martiri, alle sue spalle, alla distanza di poche centinaia di metri si trovano altri centri di culto degni di nota: la sinagoga Maghen Abraaham – ristrutturata dopo i danni subiti durante la guerra civile – e l’antica moschea Al Omari, che, come si può intuire dalla sua struttura, era in origine una chiesa cristiana. A testimonianza dell’incredibile densità culturale di questo isolato, poco lontano sorgono anche alcune chiese come la cattedrale maronita di San Giorgio e la cattedrale armena dei santi Elia e Gregorio e gli scavi del cosiddetto Giardino del Perdono, un’autentica stratificazione di resti appartenenti a 15 civiltà che si sono susseguite a Beirut: sono visibili, tra le altre cose, le colonne di Cardo e Decumano romani e i mosaici di epoca fenicia e persiana; il progetto in corso punta a rendere il luogo anche un vero giardino, con limoni, olivi e piante mediterranee, a simboleggiare l’unità nazionale.

Ore 12. Dopo aver terminato l’immersione nella storia religiosa di Beirut con una sosta in Nejmeh Square (o Place de l’Etoile), con la torre dell’orologio al centro e su cui si affaccia il Parlamento libanese, sedetevi in uno dei suoi locali per assaggiare il caffè arabo (da noi noto come caffè turco). Spingetevi poi verso est per raggiungere il cuore della città cristiana, in direzione del quartiere armeno di Burj Hammoud, la cui popolazione ancora oggi mantiene i caratteri armeni sulle insegne dei negozi. Fate una sosta sull’Escalier de l’Art, una scalinata dai variopinti murales vivace soprattutto la sera, quando i giovani si affollano nei locali e sui gradini. La visuale dall’alto restituisce l’immagine di una città in veloce trasformazione, con cantieri aperti in ogni angolo: la volontà di ricostruzione dopo la guerra civile terminata nel 1990, in seguito a cui molti cittadini cristiani ed ebrei hanno lasciato la città, si è rivelata un’occasione di speculazione edilizia.

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Moschea Mohammad Al-Amin
© Hiba Azzam

Ore 13. Proseguite ancora verso est fino al limitare della periferia, per una pausa pranzo che vi permetta di immergervi nella ricca gastronomia libanese, senza trascurare le influenze della sua storia e del suo carattere composito. Tawlet è un ottimo indirizzo per trovare tutto questo, in un’oasi di tranquillità rispetto al traffico cittadino: il pranzo è a buffet, con prezzo fisso un po’ costoso rispetto alla media libanese, ma assolutamente giustificato, e offre una varietà di piatti preparati dallo chef assieme a un ospite a rotazione, che rappresenta una delle comunità di rifugiati. Dal taboulè all’hummus, passando per polpette di carne e pesce fritto, ai ricchi dolci, il consiglio è di assaggiare tutto.

Ore 15. Per fare un salto nella Storia non c’è niente di meglio che visitare il Museo Nazionale, situato nella zona meridionale della città. Chiuso e pesantemente danneggiato durante la guerra civile, il museo è oggi ricco di reperti archeologici che testimoniano la lunga e ricchissima storia libanese, dalla preistoria all’età fenicia, dall’epoca romana al Medioevo delle Crociate. Interessante soprattutto il piano interrato, con i sarcofagi e le mummie di età medievale rinvenute nella Valle di Qadisha, perfettamente conservate con i loro abiti porpora.

Ore 17. Tornate a nord per una passeggiata sul lungomare raffinato di Zaitunay Bay, con il piccolo ma lussuoso porto in cui attraccano imbarcazioni private e yatch della borghesia libanese. Come si capisce facilmente osservando questo quartiere centrale, Beirut è anche il cuore dello shopping nazionale; lasciatevi andare nel Souk, ma non ingannatevi: l’antico caotico mercato è stato rimpiazzato da un grande, silenzioso centro commerciale di negozi di lusso e locali alla moda.

Ore 20. Beirut est è la zona migliore per godere della ricca vita notturna, in cui sorseggiare una birra o un vino libanese (seppure a maggioranza musulmana, la città è piuttosto liberale in quanto ad alcolici) e indulgere in un pasto tipico libanese, con un’abbondante varietà di assaggi, i mezze, prima della portata principale; potete anche fermarvi agli antipasti, a seconda della fame, sfruttando la possibilità di provare tanti piatti diversi. Per andare sul sicuro, puntate sul Cafè Em Nazih, informale, dalla clientela mista libanese e straniera, che durante la settimana organizza anche dopo serata con giochi o karaoke. Dopo cena, perché non chiudere fumando pigramente una shisha (narghilè, qui onnipresente) o sorseggiando un bicchiere di arak? Quest’ultimo è un alcolico al gusto di anice che i libanesi bevono, allungato con acqua, anche a pasto. Scaldatevi nel caratteristico Torino Express, un piccolo locale pieno di avventori pronti a coinvolgervi nelle loro conversazioni, un misto di francese, arabo e inglese, tra un bicchiere e l’altro, poi la serata può proseguire nel cuore del quartiere cristiano Achrafieh, il centro della movida: rue Monot e rue Gouraud sono gli indirizzi giusti per non sbagliare.

Beirut: cosa vedere il secondo giorno

Ore 10. Il secondo giorno a Beirut si apre con un netto contrasto rispetto ai ricordi della sera prima. La drammatica memoria della guerra civile (1975-1990) è ancora viva lungo la Linea Verde, che in quei tragici anni costituiva il fronte, a dividere i quartieri cristiani da quelli musulmani: in questa striscia di terra di nessuno la vegetazione cresceva incolta durante la guerra, con un effetto decisamente straniante. Percorrete un tratto di Damasco Road, la via su cui si ergevano le barricate smantellate al termine del conflitto, per avere un’impressione del dramma che la città viveva in quegli anni: in questa zona sono moltissimi gli edifici su cui ancora si vedono le tracce di quegli scontri, nei segni lasciati dai proiettili sulle pareti. È particolarmente impressionante la vista di Beit Beirut, originariamente un’abitazione civile che durante la guerra, abbandonata dagli inquilini, divenne un covo di cecchini; l’edificio è stato risparmiato dalla demolizione e oggi è parzialmente adibito a museo della memoria della città.

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Ore 12. Dopo una breve sosta per un pranzo leggero (è da provare la manaqish, una sorta di pane condito con zaatar, che i libanesi consumano a colazione: qualsiasi bar e panetteria ne presenta varianti con diverse farciture), rinfrescatevi sorseggiando un ayran, una sorta di leggero yogurt liquido leggermente salato diffuso in Turchia e in tutto il Medio Oriente. Perdetevi tra i vicoli di Hamra, il quartiere sede di importanti università e luogo di incontro di intellettuali di ogni tipo, vagando tra i suoi negozietti e il suo vivace traffico (è altamente consigliato girare a piedi, perché i taxi restano imbottigliati), per sbucare poi sugli “Champs Élysées” di Beirut, Hamra Street. Questa via, con negozi e librerie, il luogo perfetto per comprare qualche souvenir da portare a casa: scegliete tra la frutta secca di ogni tipo e gli oggetti in legno di cedro, il simbolo nazionale.

Ore 15. Proseguendo verso ovest, dirigetevi verso la spiaggia, passando attraverso i quartieri musulmani. Rispetto alla parte orientale della città, la differenza è netta: qui le donne sono velate ed è bene avere un abbigliamento rispettoso. All’ingresso della spiaggia possono esserci dei controlli di sicurezza di routine: niente paura; per non sentirvi a disagio, considerate che le donne non si spogliano in bikini, nemmeno per fare il bagno, quindi organizzatevi di conseguenza. Purtroppo il mare non è pulitissimo, perché la coscienza ecologista non è ancora diffusa, ma la spiaggia è ampia e il relax è assicurato: per immergervi al massimo nell’atmosfera della città sprofondate nella lettura di un classico dell’autore libanese Kahlil Gibran, o della saga familiare che intreccia la storia di Beirut nell’autobiografico Scintill. Una storia di anime vagabonde (Feltrinelli, 2009) di Gad Lerner. Se siete tipi sportivi, potete portarvi un pallone per improvvisare una partita come fanno i ragazzi del posto.

quartiere Achrafieh
© MY Snapshots

Ore 19. Salutate questa affascinante città soffermandovi sul lungomare all’ora del tramonto, quando coppie di innamorati, gruppi di amici e famiglie si ritrovano qui per passeggiare ammirando il sole che cala dietro gli Scogli del Piccione, una delle immagini più note del panorama naturalistico cittadino e uno spettacolo decisamente suggestivo. Dopo una tranquilla passeggiata al tramonto potete scegliere dove cenare: in questa zona sono numerosi i posti, anche turistici, in cui mangiare qualcosa, ma per non sbagliare provate le appetitose proposte di Abu Naim, su Hamra Street, con diverse opzioni vegetariane e ingredienti freschi, scelti giorno per giorno dallo chef.

Dove dormire a Beirut. Sono diverse le opzioni a disposizione, qualche nostro suggerimento: il lussuoso hotel Four Seasons con vista mare, l’affittacamere Beit El Tawlet, il boutique hotel Villa Clara e l’Hostel Beirut, che supporta una ong di sostegno ai rifugiati.

Destinazione: