Nukus, la lontana capitale del Karakalpakstan

La maggior parte dei viaggiatori che raggiunge l’Asia Centrale visita l’Uzbekistan, ancor più dopo la recente abolizione del visto concessa ai cittadini di vari paesi tra cui l’Italia che visitano il paese per un periodo massimo di 30 giorni. Le mete predilette, quasi obbligate, per chi visita l’Uzbekistan sono Samarcanda e Bucara ma il paese ha molto altro da offrire: tra questo la remota desolazione del Karakalpakstan, una desolazione ricca di tesori. La regione autonoma del Karakalpakstan si trova nell’estremo ovest uzbeko, in un territorio desertico incuneato tra Turkmenistan e Kazakistan, spazzato da tempeste di sabbia e dal clima torrido d’estate.

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Detto ciò ci si può chiedere perché recarsi in questo angolo sperduto di Asia Centrale, abitato dalla minoranza etnica dei karakalpaki tradizionalmente allevatori nomadi o pescatori. La risposta è presto detta: per un eccezionale museo, per i numerosi resti della sua Storia e per riflettere sulla catastrofe ambientale lasciata dal crollo del comunismo, tre buoni motivi che rappresentano tre diversi modi di visitare il Karakalpakstan, avendo sempre comunque come punto di partenza la sua capitale, ossia Nukus.

Se Nukus può apparire triste e grigia, la solarità degli abitanti vi ricorderà quanto può essere ospitale l’Asia Centrale. A Nukus un buon hotel dove alloggiare è il Tashkent Hotel, che si gioca la palma di miglior struttura della città con il Jipek Joli Inn, dalla posizione centrale e dotato di tutti i servizi.

La principale attrazione di Nukus è sicuramente il museo dedicato alla fondazione Savitsky, una raccolta d’arte degna della trama di un film. Il suo ideatore fu Igor Savitsky, appassionato d’arte che raggiunse il Karakalpakstan nel 1950 al seguito di una spedizione archeologica. Una volta innamoratosi della regione e stabilitosi a Nukus, Savitsky divenne presto un mecenate dell’arte locale. Fino a qui niente di diverso dalle vicende di tanti intellettuali protettori dell’arte popolare, ma Savitsky visse in epoca sovietica, quando a guidare l’arte erano precise direttive governative, rendendo non gradite le opere artistiche non allineate. Savitsky creò un museo ufficialmente dedicato all’arte locale ma che in realtà raccoglieva le opere di tutti i pittori condannati dal governo sovietico come “nemici del popolo”, dando vita con mille sotterfugi ad una collezione che ancora oggi raccoglie capolavori non disponibili in nessuna altra parte del mondo. Troverete questo museo unico al mondo aperto ogni giorni a Nukus in K. Rzaev Street.

Giusto nelle vicinanze della collezione Savitsky troverete anche la casa museo di Ayımxan Shamuratova, popolare attrice, cantante e danzatrice degli anni sovietici che ha tramandato ciò che resta delle tradizioni locali. Tradizioni che possono essere osservate anche nella piccola raccolta del Pushkin Gymnasium Number 1, al 45 Turan di Street, piccola parte di ciò che in passato era il Museo di studi regionali del Karakalpakstan, oggi chiuso.

Nukus non ha grandi supermercati, motivo in più per visitare il caotico bazar centrale situato nei pressi del Berdaq Theatre oppure il domenicale Shimbay Bazar, dove troverete di tutto.

Mizdakhan
© Freja Sofie S. Rosendahl

Abbiamo parlato dei resti della Storia del Karakalpakstan, niente di più facile per farne conoscenza che recarsi in bus o taxi a Mizdahkhan, circa 20 chilometri da Nukus, magari dopo aver fatto una buona colazione al Kafe Evrazia in Tatibaev Street, tra i primi a dotarsi di menu anche in inglese. Questa escursione vi porterà a visitare un complesso archeologico tra le colline, ricco di migliaia tra tombe, mausolei e santuari. Il complesso è composto dalla città pre-mongola di Gayur – kala, dal centro religioso di Mazlumkhan sulu e dalle rovine di una città risalente all’epoca dell’Orda d’oro, tra XIII e XIV secolo. In arabo il nome del luogo significa “collina dei miscredenti”, per via delle credenze religiose degli abitanti della zona in epoca pre-islamica. Scavi archeologici hanno infatti confermato come questo fosse un importante centro zoroastriano, tanto da ritenere che Zoroastro scrisse proprio a Mizdahkhan il suo libro sacro, l’Avesta. Secondo la popolazione locale, le leggende che circondano questo luogo sono numerose, tra cui una che si riferisce al Mazlumkhan sulu e parla di una principessa morta per amore.

Un’ulteriore occasione per fare una toccante gita in giornata partendo da Nukus, è quella di visitare il porto fantasma di Moynaq sulle sponde di quello che un tempo era il lago d’Aral, forse il più grande scempio ecologico imputabile all’Unione Sovietica. Nel corso degli anni, a causa dell’utilizzo delle acque dei fiumi Amu Darya e Sir Darya il lago si è letteralmente prosciugato lasciando una distesa di sabbia, sale e pesticidi, creando un disastro ambientale in quella che un tempo era una regione ricca ed interamente dedita alla coltura del cotone. In quei tempi felici Moynaq era un porto molto indaffarato mentre oggi è una città fantasma, dove troverete grandi navi ancorate nel deserto, essendo le acque del lago ormai distanti quasi 200 chilometri. Per arrivarci potete prendere un bus da Nukus, percorrendo in circa tre ore un territorio completamente brullo e senza segni di vita. A Moynaq tutto sembra abbandonato, la chiusura delle attività rende difficile trovare ciò di cui si ha bisogno, per mangiare rivolgetevi al Kafe Dawlet o nei pochi negozi rimasti, portate comunque con voi delle provviste. Se doveste avere bisogno di dormire a Moynaq potrete contare sulla popolazione locale, sempre disponibile ad affittare una stanza per una notte.

Tornati a Nukus concedetevi una cena al Neo, situato in Tattebaev street, sicuramente tra i ristoranti più gettonati della città.

Moynaq
© Jeremy John | Photographer

Come arrivare a Nukus. I trasporti in Uzbekistan stanno migliorando ed è possibile raggiungere la lontana Nukus da Taskent in aereo con la compagnia Uzbekistan Airways, in treno da Samarcanda oppure in bus o taxi collettivo da Bucara.

Destinazione: