Ogni mattina ho paura di svegliarmi e scoprire che è stato solo un sogno. Non posso credere che tutto ciò sia capitato a me. Spero che duri.
Mississippi, Tupelo, 306 Old Saltillo Road: questo l’indirizzo dove il sogno iniziò. Per i primi tre anni della sua breve vita, Elvis Aron Presley visse qui, in una shotgun house. Oggi la modesta abitazione cubica modulare ha un fascino che nel 1935 neppure sfiorava. Era una casa ordinaria dell’America rurale ai tempi della depressione economica, dove viveva una famiglia che faticava a mettere il cibo in tavola. Oggi la strada ha un nome diverso: Elvis Presley Drive.
Insieme alla cappella – dove il piccolo Elvis conobbe il gospel – e al museo, costituisce il tour delle origini del Re del Rock and Roll. Fui lui a fondarne le premesse: Elvis, già sulla breccia e radicato a Memphis, tornò a Tupelo nel 1956 e nel 1957 per esibirsi all’annuale Fiera in concerto. Diede il ricavato del 1957 alla cittadina per avviare un parco che, oltre ai tre edifici, oggi ospita – nella migliore tradizione americana – una serie di spazi per trascorrerci un’intera giornata. Dal teatro all’area picnic, passando per la Walk of Life, dove ogni blocco di granito scandisce ogni anno di vita fino al 1977, inizia qui la celebrazione della leggenda del rock.
[alert type=”danger” dismiss=”no”]Dove dormire a Tupelo: Hilton Garden Inn Tupelo
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All’altezza del 1948 la statua in bronzo del tredicenne Elvis con la chitarra in mano, sembra trasmettere un’innocenza lontana dalla consapevolezza che una vita più eccitante lo attenda. Davanti alla Becaming Statue l’evoluzione da ragazzo timido dalle modeste origini (che faticava a suonare davanti a un pubblico) a re osannato nel suo costume di scena, è manifesta. Anche un po’ inquietante. Soprattutto se si fissa quel viso fanciullesco un po’ triste che pare avere alle spalle un crocifisso di se stesso.
Perché se nessuno può discutere la grandezza di Elvis e il ruolo fondamentale che giocò per la musica di tutti i tempi, il successo non fu sinonimo di una felicità duratura. La pressione e la responsabilità dell’incarnazione del sogno americano, con le sue sempiterne contraddizioni, lo portarono ad un irreversibile declino fisico e psichico. Una pressione ed una responsabilità che lo misero a dura prova fino al precoce epilogo della propria vita.
Sono stato accusato quasi per tutte le cose sbagliate di questo Paese.
Da Tupelo, passando per la Holly Springs National Forest, Memphis è a poco più di 1 ora e mezza d’auto. Elvis ci arrivò nel 1949 con la sua famiglia, dove la sua passione per la musica fu certamente alimentata dai musicisti di Beale Street. Questa chiassosa strada comprende tre lunghi isolati pieni di locali dove suonano musica dal vivo. Qui convivono il caos, la polizia, una certa soglia di degrado sociale e la voglia di divertirsi. Ai tempi di Presley la scena era un po’ diversa e Beale Street era un richiamo incredibile anche per i musicisti dell’Alabama e dell’Arkansas che si esibivano tra blues e country. Un indirizzo da visitare durante il giorno è al civico 126: si tratta di un negozio di abbigliamento, il Lansky Brothers. Il signor Bernard Lansky, che pure avrebbe vestito Johnny Cash, era il sarto di Elvis Presley. Bernard ricorda:
Un giorno ho alzato lo sguardo e ho visto questo giovane guardare i nostri schermi nella vetrina. Sono uscito per salutarlo e gli ho detto: “Vieni e lascia che ti faccia fare un giro”. Mi rispose: “Non ho soldi, signor Lansky, ma quando diventerò ricco, ho intenzione di comprarmelo.” Gli dissi: “Non comprare il negozio, compra da me!” ed è così che ha avuto inizio la nostra eterna amicizia.
Sempre durante il giorno, altre due tappe in questa via: all’inizio di Beale Street, passate per la piazzetta intitolata a Elvis. La statua non gli assomiglia molto, ma la posa delle gambe ricalca la mossa che fece urlare milioni di persone. Al 191 di Beale Street vale la visita il piccolo Rock and Soul Museum, dove per $ 12,50 si fa un viaggio alle radici del rock e del soul con tutti i grandi nomi del panorama musicale tra cui il divo.
Altro luogo tra le memorie di Elvis da non tralasciare a Memphis è l’Arcade Restaurant (540 South Main Street), la tavola calda più vecchia in città, – dal 1919 – vero e proprio locale storico dove fare una pausa per pranzo. Anche the King aveva il suo tavolo, percorrendo il corridoio, l’ultimo sulla destra, non potete sbagliare.
Nel quartiere di Lauderdale Courts, al 185 di Winchester, appartamento 328, Elvis Presley ha vissuto con la sua famiglia fino al 1953. In quegli stessi anni a Memphis, un certo Sam Phillips muoveva i suoi primi passi come produttore discografico, dapprima trasformando un’autofficina in uno studio di registrazione. A seguito di Rocket 88 registrata da Jackie Brenston con la band di Ike Turner per l’etichetta Chess, che scalò le classifiche, fondò la Sun Records (706 Union Avenue). Qui nacque la magia. Ci mise un po’, ci volle lo zampino di una zelante segretaria con un buon fiuto, una certa ostinazione da parte del giovane cantante, ancora immaturo anche dal punto di vista canoro, ma il 5 luglio del 1954 più per gioco che altro, con una sfrenata interpretazione di That’s All Right, Phillips si accorse davvero di Elvis.
Quello fu un bel periodo, Elvis iniziò a influenzare un’intera generazione di musicisti, tra cui Buddy Holly e Roy Orbison, che suonarono come supporter quando si esibì in Texas. Le ragazze impazzivano e a Jacksonville, durante un concerto, un gruppo di adolescenti cercò di strappargli i vestiti. Per l’epoca era qualcosa d’incredibile. L’esplosione a livello nazionale era a un passo.
Alla fine del 1955, quando il Colonnello T.A. Parker conquistò la fiducia della famiglia Presley ed Elvis entrò nel parco della Rca, tutto esplose. La tv, la censura ai suoi movimenti d’anca, giudicati dai puritani quali mimo dell’amplesso e inadatti per gli occhi delle teenager. Il cinema, l’ascesa all’Olimpo della notorietà.
Per trovare un posto al sicuro quando i riflettori erano spenti, scelse di abitare fino alla fine dei suoi giorni a Graceland, oggi l’edificio più visitato negli Stati Uniti dopo la Casa Bianca. Ci si trasferì nel 1957, dopo che la casa in Audobon Drive era diventata invivibile a causa dell’assedio delle fan. La maestosa casa padronale con tenuta ai confini di Memphis era in prossimità della Highway 51, dodici chilometri a sud di Memphis. Stile coloniale con una ventina di stanze, aveva un boschetto di querce accanto. Elvis fece portare un juke-box che suonava a tutte le ore e fece costruire una fontana che – ironia – zampillava solo bevande analcoliche.
Con la madre e il padre, Elvis creò una sorta di salvagente di persone che lo seguivano praticamente ovunque e che vivevano a sbafo con il benestare del Colonnello, che aveva io pieno controllo della sua creatura. Così questo mausoleo al 3734 del Boulevard Elvis Presley, divenne la sua corte e il suo cappio. Arrivarono le anfetamine, il codazzo di opportunisti, il militare, la morte della madre Gladys, l’amore, la Memphis Mafia, l’alcol, le domande importanti.
La visita a Graceland può durare due o quattro ore, scegliendo tra diversi pacchetti (prezzo base $ 39,00 – biglietto vip $ 93.00). Della casa sono visitabili due piani, al terzo, dove Elvis si spense, ci vivono ancora gli eredi. Da un paio d’anni la già ricca offerta dell’intrattenimento è stata ulteriormente ampliata: duecentomila metri quadrati di musei, ristoranti, negozi di souvenir. Non male per un ragazzo di Tupelo che non aveva in tasca nulla tranne che il suo sogno.
Quando si entra a Graceland, l’opulenza è la prima cosa che chiaramente colpisce. Se si riesce a immaginare il vissuto di Elvis e della sua cricca, andare oltre alla lunghezza del divano d’impeccabile raso bianco e all’estrosa jungle-room, oltre alle straordinarie auto dell’Automobile Museum (“La vita è troppo breve per guidare auto noiose”) e ai due jet privati ammobiliati, forse davanti alla tomba accanto alla piscina, di questa intramontabile icona si riuscirà a rivolgere un pensiero anche all’uomo oltre che alla star.
DOVE DORMIRE: Hilton Garden Inn Tupelo a Tupelo; Stay Alfred a Memphis.
FESTIVAL. Da non perdere: a Tupelo, città natale di Elvis, nel mese di giugno ogni anno si celebra Tupelo Elvis Festival.
DA VEDERE. Con Elvis: La via del male (King Creole) film del 1958; su Elvis: The King, documentario del 2017 diretto da Eugene Jarecki.
DA LEGGERE. Elvis Presley. La musica e il regno di John Robertson; Un ribelle senza causa di Eddie Spinazzi.
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