Lakhaon Khaol: alle radici della cultura cambogiana

Le offerte di frutta, fiori e cibo sono già state consegnate agli spiriti tutelari, il cui altare è avvolto da una nuvola di incenso. Quando l’orchestra di metallofoni pin peat attacca una delle sue arie tradizionali, una pioggia scrosciante di suoni metallici e martellanti investe la platea. Finalmente sfilano gli attori mascherati del Lakhaon Khaol: demoni e scimmie marciano in sequenze ordinate di danza, poi duellano con eleganza mentre la voce del narratore lamenta le gesta epiche degli eroi del Reamker, la versione cambogiana del Ramayana. Sul palco va in scena l’eterna dialettica fra le forze del bene e quelle del male, fra l’esercito dello spaventoso Krong Reap, il demone dalle dieci facce, e gli alleati del principe Ream, che sta cercando di liberare la sua sposa Sida, la principessa che è considerata un esempio assoluto di bellezza e virtù per i Khmer, la prima etnia della Cambogia.

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In Cambogia il teatro e la danza s’incontrano in un tipo unico di rappresentazione, dove gli attori-mimo diventano i protagonisti assoluti della scena grazie ad un lungo e rigoroso addestramento che ne riformula completamente la postura e il movimento. Attori pesantemente truccati che non proferiscono parola, che esprimono ogni tipo di emozione e intenzione grazie a una precisa e raffinata gestualità, i cui archetipi si ritrovano impressi negli antichi bassorilievi dei templi di Angkor.

Angkor Wat
Angkor Wat | By Daniela Pellegrini ©

A primo impatto il Lakhaon Khaol può risultare ad un pubblico occidentale come un’esperienza misteriosa e disorientante, si tratta infatti di una forma di spettacolo che, oltre all’intrattenimento, nasce per evocare una realtà sovrannaturale, quella del mondo ineffabile degli dei. Mercoledì 26 Novembre 2018 l’Unesco ha iscritto il Lakhaon Khaol nella lista del “Patrimonio Culturale Immateriale che richiede un Urgente Salvaguardia”, un riconoscimento che forse riuscirà a salvare questa tradizione dall’oblio.

Un po’ di storia

Il diciassette Aprile 1975 è una data tristemente famosa nella storia cambogiana. I Khmer Rossi conquistano Phnom Penh e fanno cadere il governo repubblicano di Lon Nol dando il via ad un folle e visionario progetto di rieducazione collettiva. In poche ore circa due milioni di persone sono evacuate dalla città, dalla propria casa, e messe in marcia verso la campagna per essere reinserite come contadini nelle zone agricole o disabitate del paese. È ‘l’anno zero’, l’inizio dell’era comunista: vengono abolite religione, scuola, monete e banconote, e più in generale tutto ciò che non è considerato in linea con i piani del partito e di una società che doveva essere radicalmente nuova.

Il periodo di quasi quattro anni in cui i Khmer Rossi controlleranno la Cambogia costerà un numero imprecisato di morti (forse un milione e mezzo di decessi su una popolazione di otto milioni) per esecuzioni sommarie, fame e malattie. Particolarmente colpite come categorie furono quelle dei danzatori e degli artisti che dovettero nascondere la propria identità ed ogni connessione con la sofisticata vita di corte, per non essere immediatamente torturati e giustiziati.

Il Lakhaon Khaol è stata una delle forme teatrali più colpite, delle almeno otto troupe esistenti negli anni Sessanta soltanto quella di Wat Svay Andet, nella regione di Kandal, riuscì faticosamente a ricomporsi dopo il collasso del regime di Pol Pot, grazie all’energia e all’impegno del maestro Yith Sarin (1925-2017).

L’esistenza di Yith Sarin sarebbe stata comune a quella dei tanti contadini che vivono nelle campagne se non gli fosse capitato un giorno di danzare, giovanissimo, di fronte alla regina. Mentre si esauriva l’epoca coloniale, si ritrovò catapultato nel lusso del palazzo reale, ad esibirsi assieme alle belle danzatrici di corte, un tempo concubine e amanti del sovrano. Divenne poi servitore del giovane re Sihanouk, e continuò a lavorare per il governo finché la Cambogia precipitò nella guerra civile. Yith Sarin mangiò rane e lucertole per sopravvivere alla fame di quegli anni ma quando l’esercito vietnamita riuscì a liberare il paese da Pol Pot circa il novanta per cento dei danzatori e dei colleghi erano morti. Da allora egli ha pazientemente addestrato nuove generazioni di danzatori, presso l’Università Reale di Belle Arti, a Phnom Penh, e ricostruito la troupe del villaggio di Wat Svay Andet, dove da bambino aveva con successo iniziato a danzare interpretando il ruolo di Hanuman, il potente guerriero scimmia.

Sita e Ravana

Assistere al Lakhaon Khaol

Assistere ad uno spettacolo di teatro-danza cambogiano è il miglior modo per avvicinarsi alla raffinata cultura Khmer, tuttavia gli spettacoli di Lakhaon Khaol sono eventi piuttosto rari.

Nel villaggio di Wat Svay Andet il ciclo di rappresentazioni si tiene in occasione del nuovo anno Khmer, verso la metà di aprile, presso una semplice struttura in legno vicina alla pagoda, a dieci chilometri dalla capitale Phnom Penh. Per l’occasione prende vita un antico e complesso rito agrario, al centro del quale si colloca una rappresentazione teatrale che dura diversi giorni. Il Lakhaon Khaol, il culto delle maschere e quello degli spiriti locali sono al centro di un lungo rituale che coinvolge la comunità e il cui scopo principale è quello di scongiurare le malattie e sopratutto di propiziare la pioggia, connessa al raccolto. A Wat Svay Andet il teatro conserva ancora tutta la sua valenza religiosa, le rappresentazione hanno infatti il compito di gratificare i neak ta, gli stessi spiriti che nel corso delle rappresentazioni non mancheranno di entrare nei corpi dei medium, presenti fra il pubblico, per comunicare la loro volontà, benedire gli astanti e quindi garantire alla comunità la prosperità ed il benessere di cui essi hanno bisogno. Questa relazione fra teatro, spiriti locali e la propiziazione della pioggia, in forme diverse certamente comune in Cambogia da epoche remote, sembra basarsi sulla credenza ancestrale che chi rappresenta vicende sacre come quelle del Riemker, nella mentalità popolare, diveniva ricettacolo e tramite di forze occulte.

Tempio Svay Andet, Cambogia
Wat Svay Andet | By Fabio Morotti

Gli spettacoli sono occasionalmente messi in scena anche nella capitale Phnom Penh, al teatro Chaktomuk; forme meno tradizionali e complesse del Lakhaon Khaol vengono anche allestite dall’associazione culturale Sovanna Phum. In alternativa si può assistere all’addestramento e alle prove dei giovani studenti, presso gli edifici dell’Università Reale di Belle Arti – 72 Street 19 (Preah Ang Yukunthor) Sangkat Chey Chumneas, Khan Daun Penh.

Dove dormire a Phnom Penh. Tre indirizzi per andare sul sicuro: The Pavilion**** un ambiente tipico e raffinato, in posizione strategica, impegnato nei settori del turismo responsabile, della conservazione del patrimonio urbano e della promozione culturale, con piscina (non accetta bambini); Khmer Surin, ottima guesthouse per chi si accontenta di soluzioni più alla mano, ma cerca ambienti dal carattere tipico; infine lo Sla Boutique Hostel a 700 metri dal Palazzo Reale, il classico ostello con una marcia in più nel design e nella cura dei particolari, oltre che per il vivace lounge-bar.

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