Categorie
Messico

Tijuana, la frontiera che divide l’America

Tijuana si estende lungo una delle frontiera più trafficate al mondo. Uomini e donne provenienti da sud e alla ricerca di una vita migliore si rivolgono ai coyotes per oltrepassarla illegalmente. Nello stesso tempo turisti, speculatori e trafficanti provenienti da nord la oltrepassano legalmente per soddisfare bisogni di tutt’altro genere.

Questo articolo è una tappa del viaggio di Enrico in California. Leggi l’itinerario completo qui »

Tijuana, la città più grande dello stato messicano della Baja California Norte, si estende per dodici chilometri lungo una delle frontiera più trafficate e controllate al mondo. Ogni giorno e ogni notte uomini, donne e bambini provenienti da sud si rivolgono ai coyotes per oltrepassarla illegalmente nella speranza di raggiungere il nord, un lavoro, una vita migliore. Nello stesso tempo turisti, speculatori e trafficanti provenienti da nord la oltrepassano legalmente per soddisfare bisogni di tutt’altro genere: fuga dalla noia, trasgressione. E occasioni di guadagno facile per chi non si fa troppi problemi a corrompere e ad approfittare della disperazione altrui.

Pochi luoghi al mondo meglio di Tijuana riassumono in sé le contraddizioni della cosiddetta globalizzazione. Una crescita demografica esplosiva l’ha portata alla fine del secolo a diventare la quarta città del Messico, con un milione e mezzo di abitanti e altrettante presenze non conteggiate dalle statistiche ufficiali. La crescita economica si accompagna a una simmetrica crescita della povertà, della criminalità e della corruzione. Tutto ruota intorno a quella frontiera, che è molto più di un confine tra stati.

Nelle maquiladoras le multinazionali producono a ritmi forsennati approfittando di manodopera abbondante e a buon mercato. Intanto nelle strade intorno ad Avenida Revolution si consuma il quotidiano rituale del divertimento, con i fiumi di birra e tequila, le droghe, la prostituzione. Il tutto sotto gli occhi di poliziotti e militari, pronti a intervenire a loro incomprensibile discrezione.

Raggiungiamo in auto il confine. Da Los Angeles poco più di due ore. Parcheggiamo e ci dirigiamo a piedi al valico di frontiera di San Ysidro. Siamo ancora in terra di nessuno, camminiamo sul ponte che unisce (e divide) Nord e Sud del mondo. Osserviamo un panorama desolante di baracche e case costruite disordinatamente sulle colline. Entriamo in Messico senza che nessuno ci chieda i documenti.

Il centro di Tijuana si raggiunge a piedi in pochi minuti. Le strade si popolano di gente, di bancarelle e mercatini, di spettacoli ambulanti. Tranne noi non ci sono turisti, solo latinos e un’atmosfera da paese in festa che ci mette subito a nostro agio. Notiamo tante farmacie, studi medici e dentistici. Scopriamo un altro aspetto dell’economia di frontiera: tanti cittadini statunitensi vengono qui per accedere a cure mediche a buon mercato.

Un salto in albergo, una doccia e siamo di nuovo in strada. Il sole sta tramontando, lungo Avenida Revolution (la Revo) i procacciatori di clienti cercano di convincerci a entrare nel loro ristorante. Scegliamo un posto tranquillo con i tavolini sul marciapiede, appena fuori dalla zona più affollata. Ci sediamo a bere birra e mangiare tapas. Arriva il proprietario del locale, che è spagnolo. Si siede con noi a conversare, il tempo passa e non ce ne accorgiamo.

Dopo cena decidiamo di fare un giro e dare un’occhiata a quello che succede. La fama di Tijuana come luogo di perdizione ci appare a questo punto un po’ esagerata. Giriamo quattro o cinque locali, beviamo qualche birra. Anche stasera di turisti e gringos se ne vedono davvero pochi. Forse è troppo presto. Atmosfera rilassata e cordiale, un sottofondo di tristezza. Prima di rincasare facciamo un giro nella famigerata Zona Norte che Lonely Planet sconsiglia di frequentare. C’è pochissima illuminazione, intuiamo una serie di traffici loschi e bordelli più o meno improvvisati. Passeggiare da queste parti non è molto piacevole, comunque non ci succede nulla, nessuno ci considera e c’è poco da fare per chi non usufruisce delle attività illegali. Torniamo sulla Revo per un’ultima tequila.

La serata è finita. Il nostro viaggio in California è finito. La mattina seguente dobbiamo tornare a Los Angeles e prendere un aereo per Milano. La brevissima permanenza a Tijuana, come prevedibile, mi ha lasciato tanta voglia di Messico. Sarebbe bello continuare il viaggio verso sud, verso la Baja California. Sarebbe bello continuare il viaggio.

Articoli correlati

Cinque posti da vedere nella Death Valley

Se state facendo o programmando un viaggio on the road negli Stati Uniti, probabilmente la Death Valley non mancherà nel vostro itinerario.

Baja California: in viaggio da Tijuana a Cabo San Lucas

La Baja California in Messico: 1600 chilometri di bellezza e contrasti in una striscia di terra desertica racchiusa tra due mari, un viaggio dalle follie di Tijuana alle spiagge del sud.

L’America di Elvis da Tupelo a Memphis

Dalla shotgun house di Tupelo alla reggia di Memphis, passando per le vie della musica e i luoghi che hanno visto crescere la leggenda di Elvis Presley, incontrastato re del rock ‘n roll e del sogno americano.

New York: a piedi per il Greenwich Village di Bob Dylan

I luoghi legati agli esordi di Bob Dylan a New York, per rivivere l’atmosfera del Greenwich Village degli anni Sessanta, tra impegno politico e avanguardie artistiche.