È da circa una settimana, da quando abbiamo lasciato Delhi a bordo della nostre Royal Enfield, che desideriamo superare Manali. Da qui, a detta di tutti, inizia la vera avventura himalayana.
Appena lasciata la città si comincia a salire velocemente attraversando pittoresche valli, percorrendo strade a strapiombo su paesaggi mozzafiato. Tutto è diverso: stiamo lasciando la civiltà, i grandi villaggi, le strade asfaltate e le comodità annesse.
Dopo poche ore di guida ci troviamo già in cima al primo dei sette grandi passi tra noi e Leh. Nonostante fossimo partiti con il sole, appena superata quota 3700 m ci troviamo immersi nella nebbia, pioviggina e la strada è fangosa, scivolosa e mezza crollata; non promette nulla di buono. Per chi avesse qualche esperienza di enduro o motocross le condizioni stradali non sono proibitive, seppur spossanti, il vero pericolo invece sono i camionisti, in queste zone hanno sempre la precedenza per il semplice fatto delle dimensioni. Quando si incontrano camion lungo queste stradine fangose bisogna essere accorti ed evitarli, loro non lo faranno.
Superato Rohtang La (3975m) torna il sole. Ci spiegheranno poi che superato il primo passo si entra in una diversa fascia climatica: è come se qua anche i monsoni facessero fatica ad arrivare!
Ricorderò per tutta la vita il tratto di strada che scende dal passo: inspiegabilmente gan parte di quel tratto è asfaltato e percorso con le ultime luci del giorno, dopo un’assaggio di monsoni, è qualcosa di inspiegabile, semplicemente mistico. Ammaliati da questi nuovi incantevoli paesaggi, iniziamo a pensare di aver raggiunto lo scopo: siamo completamente soli, la strada è nostra, tornante dopo tornante, corriamo nel vento, liberi, felici, realizzati, senza una meta.
Persi in questo trasferimento a cavallo della moto e della mente, non ci fermiamo, paese dopo paese, continuiamo a guardarci e scambiarci sempre lo stesso cenno “andiamo avanti”.
Ormai è buio pesto, saranno circa le 10 di sera, noi siamo fisicamente a pezzi, guidare ancora su questi sentieri diventa troppo pericoloso e come per magia appare davanti a noi un cartello con la scitta: Keylong.
Keylong è l’ultimo paese dove si possa trovare un minimo di generi di conforto, ma soprattutto è l’ultimo paese prima di Leh dotato di pompa di benzina, questione da non sottovalutare considerati i 500 km ancora da percorrere. Dettaglio che a noi è sfuggito…
Partiti così alla volta del vero deserto himalayano senza benzina a sufficienza per attraversarlo, non abbiamo idea di quello che ci aspetta; a circa metà serbatoio, il punto di non ritorno si avvicina e di benzina neanche l’ombra… Iniziamo cosi a fermare trattori e mezzi che incontriamo, ma tutti ci dicono la stessa cosa:”no petrol till leh”. Tentiamo addirittura di prosciugare un trattore dismesso, ma anche sta volta nulla e a questo punto siamo ben oltre il punto di non ritorno; la situazione comincia a farsi critica. Fortunatamente incappiamo in un contadino solitario che ad un prezzo pari a circa 5 volte quello statale ci vende un paio di litri che perlomeno ci garantiscono il ritorno. Demoralizzati e frustrati dalla giornata, ci rimettiamo in marcia sui nostri passi fino a Keylong e la sua mitica pompa di benzina.
Ripercorsa tutta la strada a ritroso e ci rendiamo conto di aver buttato via una giornata di guida e per la seconda volta ci tocca dormire a Keylong. Avremmo passato la notte a chiederci se si può davvero essere così sprovveduti, se non fosse per il fatto che, al rientro a Keylong, proprio presso la pompa di benzina, abbiamo incontrato altre due Royal Enfield come le nostre; dopo avergli raccomandato di munirsi di taniche scopriamo che a cavalcarle sono 4 ragazzi circa della nostra età, si tratta di un azerbaigiano, una finlandese, un tedesco e un inglese.
Bè inutile dire che quella sera abbiamo pernottato nello stesso ostello e siamo subito entrati in sintonia condividendo passioni quali moto e viaggi; e che quella sarebbe diventata la nostra famiglia per le prossime settimane, una famiglia di 6 persone, 5 nazionalità, 4 moto e una sola meta: Leh.
Come se qualcuno volesse farci suggellare il fatto di esserci trovati, quella sera veniamo casualmente coinvolti nel matrimonio di un poliziotto locale e tra musica, balli e vino di riso abbiamo la rara opportunità di partecipare ad un’autentica tradizione locale e, perché no, divertirci assieme ai nostri nuovi amici. E’ proprio vero che il bello del viaggio è l’imprevisto…
L’indomani mattina, smaltiti gli effetti del vino indiano (distillato di riso, patate o frutta a circa 70°) e affrontata la quotidiana manutenzione, siamo pronti a ripartire tutti insieme, e così la nostra spedizione si allarga, e come se fossimo una sola moto ci prepariamo a superare quei territori che il giorno prima, causa benzina non eravamo riusciti a valicare.
Il viaggio in Ladakh continua… Destinazione Leh ➔