A Padova arriverete sicuramente per visitare la grande Basilica del Santo e la Cappella Scrovegni – e va bene: non se ne può fare a meno.
Ma gli appassionati d’arte non possono ignorare un’altra meta di pellegrinaggio culturale, più recente, che è il Palazzo Zabarella, sede delle iniziative della Fondazione Bano.
Quello che ha fatto a Padova col Palazzo Zabarella è esemplare: un edificio costruito verosimilmente su una struttura romana (se non addirittura precedente), casa-torre medievale, con facciata rinascimentale, trasformato in banca nel ‘900 con decorazioni interne di gusto finissimo, poi riciclato come circolo privato delle élites patavine, viene acquistato nel 1986 e sottoposto a un attento restauro decennale e oggi, dal 1996, è scrigno di delizie per chi ama perdersi tra stucchi, scalinate, affreschi e soprattutto quadri, tanti quadri: solenni, poetici, magistrali.
Perché qui passano solo i Maestri – quelli che l’Arte la fanno e la trasformano. Quelli da cui prendere ispirazione, da cui imparare. Quelli che segnano un prima e un dopo. D’altronde, gli obiettivi dichiarati della Fondazione sono sì di promozione, valorizzazione e tutela del patrimonio artistico; ma anche di far partecipare l’intera società civile al processo culturale: “conservazione e partecipazione”, fare cultura insieme – istituzioni, sponsor, ricercatori – perché è proprio la cultura, per dirla con le parole del fondatore, “il catalizzatore di ogni sviluppo della nostra società”.

La cultura come modo per investire al meglio sul futuro – sembra un sogno un po’ ingenuo; invece, qui, funziona: più di due milioni di visitatori in tre lustri di mostre presentate con cadenza annuale a Palazzo – la bellezza, specie se unita a rigore scientifico e serietà, paga. Tra la prima mostra su Maurice Utrillo e l’ultima su Giuseppe De Nittis, il pubblico è accorso per bearsi della vista dei capolavori di Balla, Hayez, Boldini, Picasso, De Chirico (tanto per citare, alla rinfusa, dei nomi grandissimi); ma anche per fare il punto sui più recenti risultati degli studi e delle ricerche in materia, connettendosi al contesto internazionale.
La nostra scelta a Padova: B&B Casa Mario, per l’ottimo rapporto qualità/prezzo e per la vicinanza alla stazione.
Prendete la mostra del 2013 su De Nittis (fino al 26 maggio – a cura di Emanuela Angiuli e Fernando Mazzocca): oltre alle opere provenienti dai più importanti musei italiani – prima fra tutti la Pinacoteca De Nittis di Barletta, e poi, tra gli altri, la Galleria di Palazzo Pitti di Firenze, le Gallerie d’Arte Moderna di Trieste e di Venezia, il Capodimonte di Napoli – fondamentali sono stati anche i contributi preziosissimi del Musée Carnavalet e del Petit Palais di Parigi.
Ma proprio col Petit Palais il dialogo non è solo lavoro di fiducia e collaborazione (e diplomazia) per ottenere il prestito di questo o quel quadro: è anche un’ideale prosecuzione della riscoperta del gruppo degli “Italiani di Parigi”, di cui De Nittis era ammirato esponente, iniziata due anni fa nel museo parigino e che ora si approfondisce a Padova, arricchendosi di quadri recuperati anche grazie alle collezioni private e riscoprendo capolavori come le vedute di Londra, che in Italia erano assenti da molto tempo.
Di anno in anno, c’è sempre una buona ragione per tornare fiduciosi nella città del Santo, far tappa a Palazzo Zabarella e dedicare una giornata all’esibizione del momento: la direzione artistica è a cura del prof. Fernando Mazzocca, vero mito della Storia dell’Arte, per cui potete andare sul sicuro. L’Ottocento e il Novecento la fanno da padroni, ma non sono escluse incursioni in altri periodi storici.

Le mostre non sono l’unico progetto cui si dedica la Fondazione: c’è il finanziamento dei restauri – delle opere destinate alle mostre ma non solo – in coerenza con la mission della Fondazione; c’è l’apertura alle collaborazioni con i giovani che vogliano muoversi professionalmente nel mondo della cultura (non solo stages: qui si finanzia materialmente la ricerca, con progetti reali che vedono sbocchi concreti); e c’è una chicca per gli appassionati di storia della moda, un vero e proprio tesoro custodito perennemente nel Palazzo della Fondazione: l’Archivio Jole Veneziani– oltre 15000 pezzi tra disegni, abiti, tessuti, accessori, fotografie provenienti dal lascito personale fatto a Federico Bano dalla Madre dell’Alta Moda Italiana, grande, grandissima artista nel suo genere, la prima a far parlare il mondo contemporaneo dell’oggi tanto celebrato Made in Italy.
Moda, Arte, Storia: in un palazzo che ha quasi duemila anni, in un’antica città universitaria, brulicano progetti, si tramanda la meraviglia e si costruisce un futuro di civiltà e grazia – che ci fate ancora qui? Correte a Padova.