Più del paesaggio e di usi e costumi, ciò che caratterizza una terra è la sua tradizione culinaria. È nei cibi consumati abitualmente e nei modi di prepararli che si raccoglie e si conserva la sua storia, fatta di memoria, mescolanze e contraddizioni. Ecco un itinerario alla scoperta delle delizie salentine, dedicato ai più buongustai.
1° GIORNO: LECCE
Per entrare subito in armonia con lo spirito leccese non c’è niente di meglio che andare a zonzo per l’affascinante centro storico azzannando una puccia, un croccante disco di pane che potete farcire con verdure, salumi e formaggi a vostro piacimento. In alternativa, un altro classico leccese è il rustico, una pasta sfoglia ripiena di pomodoro, mozzarella, besciamella, speziato con pepe e noce moscata. Le spezie sono molto presenti nella cucina salentina, retaggio forse dell’influenza saracena.
Il tempo di percorrere la strada da piazza S. Oronzo a piazza del Duomo e la puccia sarà già un ricordo. Una volta qui ammirate il sontuoso Duomo, cesellato nella malleabile e gialla pietra leccese che lo rende un ricco ricamo, e il Palazzo del Seminario, altro magnifico esempio di barocco leccese, così come le numerose chiese e i palazzi che punteggiano il centro storico. Spingetevi fino in via dell’Arte della Cartapesta, dove si trovano i resti del Teatro Romano, altra testimonianza di quella feconda epoca storica.
Un’indolente passeggiata è quello che ci vuole per dare al vostro corpo il tempo di smaltire la sostanziosa puccia e creare spazio per un’altra ghiottoneria tipica leccese: il pasticciotto. È una pasta frolla di forma ovaleggiante farcita di crema pasticcera, o, nella variante ugualmente tipica, crema pasticcera e crema all’amarena. O potete sbizzarrirvi con le diverse versioni frutto della fantasia del pasticcere, ripiene di marmellate varie e creme al cioccolato. Un modo originale e irripetibile per goderselo è sgranocchiarlo davanti all’imponente Castello fatto costruire da Carlo V.
Per gustare puccia o rustico leccese vi consigliamo Il Fornaio, nella centralissima piazza S.Oronzo al civico 23. Poco più in là c’è il famoso Bar Alvino, al civico 30, dove gustare i pasticciotti migliori della città.
2° GIORNO: ZOLLINO
21 km, 25 min
Zollino, comune facente parte della Grecìa Salentina, è famosa per la scéblasti. Quello che a orecchio sembra un piatto astruso è in realtà il più semplice dei cibi: pane. Si tratta di un pane condito che in altre zone viene chiamato pizzo e che ha una forma indefinita, non per niente scéblasti in griko vuol dire informe.
La caratteristica della scéblasti è che all’impasto di farina e acqua vengono aggiunti olive, cipolle, pomodori, capperi, zucchine, zucca, olio e peperoncino, che viene preparato con lievito naturale e viene poi cotto sulla pietra nei forni a legna con rami di ulivo che conferiscono al pane un aroma particolare. Questo alimento particolare ha anche una sua ricorrenza: i primi di agosto si festeggia infatti la Sagra della Scéblasti. Peculiarità di Zollino sono anche due menhir, uno a quattrocento metri circa dalla stazione, detto il Menhir appunto della Stazione, e l’altro sulla strada che dalla chiesetta di S. Anna, poco fuori il paese, conduce al largo Lamardu.
Il consiglio per meglio apprezzare la scéblasti è di fare un salto a Zollino nel periodo della caratteristica sagra, ma se non ne avete l’occasione non c’è problema: la scéblasti la potete trovare in qualsiasi panificio del paese in qualsiasi momento dell’anno.
3° GIORNO: CANNOLE
14 km, 22 min
Questa cittadina è una tappa d’obbligo se volete assaggiare un’altra pietanza molto tradizionale: le municedde. Non per caso Cannole viene chiamata la la città delle lumache, dove anche questi gustosi animaletti hanno una festa in loro onore che si svolge tutti gli anni ad agosto. Le lumache in questione si trovano solo in queste zone e sono dette municedde per via del colore marrone che ricorda il saio di un monaco. Una volta rifocillati fatevi un giro per Cannole, che anch’esso fa parte della Grecìa Salentina e perciò vi potrà capitare di sentire una strana lingua che non è né italiano, né dialetto salentino, ma è griko, una lingua di derivazione greca che si parla solo in queste aree. Molto caratteristico, Cannole fa parte dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia.
Anche per Cannole e le municedde consigliamo una visita durante la sagra, o altrimenti il Ristorante Lo Zenzero in via Mora.
4° GIORNO: GALLIPOLI
35 km, 40 min
Nota meta turistica estiva, Gallipoli è una deliziosa cittadina in cui potrete gustare un altro piatto tipico salentino: lo scapèce, a base di pesce azzurro che viene fritto e fatto marinare in una mistura di olio, aceto, zafferano e pan grattato. Tipico piatto a base di pesce che potete trovare in tutti i ristoranti è anche lu purpu alla pignata, cioè il polpo in umido cucinato nella pignatta di terracotta.
Se invece al pesce preferite la carne, assaggiate i ‘mboti, detti turcinieddri in altre zone del Salento. Sono degli involtini di interiora di agnello molto speziati. Il tutto annaffiato dai vini tradizionali salentini. Potete scegliere tra il Negramaro, il Salice salentino, il Primitivo di Manduria, l’Alezio e il Copertino, tutti corposi nel sapore e nel colore. Da non perdere a Gallipoli la bellissima Cattedrale barocca, il Castello Aragonese e la particolare Chiesa di S. Francesco d’Assisi, con due statue lignee dei Ladroni che furono definite da D’Annunzio di “orrida bellezza”.
Lo scapece viene venduto da bancarelle per la strada. Per maggiore comodità e per assaggiare gli altri piatti c’è la Trattoria Vittoria in via Disansebastiano.
Come arrivare. In auto è preferibile. In aereo è più agevole atterrare a Brindisi e da lì noleggiare un auto.
Dove dormire. Nei pressi di Zollino alla Masseria Chicco Rizzo. A Cannole presso il b&b Li Ccoti.