Mi sono ritrovata a partire all’improvviso, sapendo poco di Benevento a parte il legame leggendario con le streghe. Forse proprio per l’assenza di particolari aspettative, quelle che a volte si aggrappano al bagaglio, la città mi ha davvero colpito. Senza contare la fortuna di avere come compagna di viaggio una Beneventana doc, un autentico gioiello in fatto di ospitalità, caratteristica che contraddistingue i vitali abitanti di questa città ancor poco conosciuta. Unica pecca: le meraviglie architettoniche del centro si alternano spesso a palazzi del primo novecento tristemente dismessi, con pareti scrostate o balconi al limite del pericolante, di cui speriamo che qualcuno si occupi presto.
1° giorno
Ore 10. Il centro di Benevento pur non essendo molto grande è ricco di punti di interesse e vicoletti in cui perdersi. Partiamo da Piazza IV novembre, il punto più elevato del centro storico corrisponde alla Rocca dei Rettori. L’aspetto attuale della costruzione è il risultato di numerose modifiche nell’arco di secoli e di parecchi avvenimenti storici: potrebbe apparire caotica, essendo oltretutto composta da due corpi differenti, il torrione angolare e il Palazzo dei Governatori pontifici con cortile interno. Invece esplorando tutto l’edificio (tranne chiaramente gli uffici della provincia al primo piano) si respira il vento della storia: già l’acquedotto romano riportato alla luce di per sé basta a indicare la complessità e la stratificazione di questi luoghi. La guida che ci accompagna anche alla mostra fotografica d’archivio è gentile e preparata e portandoci nei meandri della rocca ci racconta il rinvenimento dell’antica porta cittadina durante il secolo scorso. Potrebbe sembrare una noia mortale per i meno avvezzi alle visite museali, ma scendere gli stretti gradini di questa piccola fortezza è come fare un salto nel tempo. Fino alla Porta Somma.
Ore 12.30. Imboccando corso Garibaldi, la cui serpentina bianca accompagna tutta la via pedonale, ci troviamo di fronte a un campanile, proprio nel mezzo di piazza Santa Sofia. Mentre sto per chiedere dove diamine si sia mimetizzata la Chiesa, eccola che appare non lontana nella sua disarmante semplicità. Che è solo apparente. La pianta centrale stellata è data da un incastro matematico tra un decagono e un esagono combinati tra loro, che un gioco di pilastri e colonne rendono unico nel suo genere, un piccolo gioiello. Il chiostro della Chiesa di S. Sofia, poi, è un raro esempio di arte medievale in cui spiccano originali capitelli, colonne e pulvini che si alternano in diverse simbologie. All’interno è ospitato il Museo del Sannio, ricco di testimonianze della cultura sannitica, greca, romana e chi più ne ha più ne metta. Solo dopo aver visitato tutto il complesso di S. Sofia con l’attiguo chiostro si può comprendere perché sia divenuta patrimonio dell’UNESCO nell’ambito del sito seriale I Longobardi in Italia – I luoghi del potere. Uscendo nuovamente sulla piazza si scorge sulla destra un palazzo, Palazzo Casiello, la cui terrazza/giardino è popolata da meravigliosi e strani esseri antropomorfi: è il Giardino delle meraviglie o Giardino del Mago, decorato con lepri che suonano trombe e pesci che camminano, del visionario Riccardo Dalisi…
Ore 14. Qualche consiglio locale per un pranzo succulento? Segnatevi la trattoria Nunzia (dove mi dicono di provare lo scarpariello fatto con pasta all’uovo) in centro o da Gino & Pina dove propongono una buona pizza fatta nel forno a legna.
Ore 15. Raggiungiamo il Duomo che purtroppo al nostro passaggio è un cantiere gigantesco, quindi viriamo verso l’imponente Arco di Traiano. È davvero uno dei più opulenti archi trionfali d’epoca romana sui cui pannelli sono narrate le imprese dell’imperatore, conservato in modo ineccepibile e ribattezzato Porta Aurea in epoca longobarda. Tornando su corso Garibaldi, nella piccola Piazza Papiniano, troviamo l’obelisco di Iside (mancavano giusto gli Egiziani…) ma la pioggia ci coglie all’improvviso. Appena il tempo per guadagnarci un posto al Cafè le Trou, dove mi promettono un caffè particolare… Trattasi di una bomba aromatizzata alla nocciola. Ritorniamo sui nostri passi per raggiungere la Chiesa di Sant’Ilario a Port’Aurea, in Via S. Pasquale alle spalle dell’Arco, edificio sconsacrato al cui interno si trova il Videomuseo dell’Arco che grazie a un sistema di proiettori spiega, in mezz’ora di filmato, la storia e il significato di tutti i bassorilievi dell’Arco di Traiano. L’ingresso è gratuito, ma è necessario arrivare entro le 18.00.
Ore 19. Dopo un aperitivo al caffè Strega, raggiungiamo un posticino imbucato tra le campagne a San Nicola Manfredi: in Contrada Mezzaricotta (e non poteva chiamarsi altrimenti…) ecco il Rosso di Sera (tel. 0824/778211), ristorante che propone un’ottima pizza e un crudo irpino di tutto rispetto.
2° giorno
Ore 10. Continuiamo il nostro itinerario tra le mille epoche di Benevento e ci spingiamo verso il fiume fino al Ponte Leproso, databile intorno al II sec a. C. con i suoi splendidi scorci sulla campagna beneventana. Uno sguardo al Bue Apis (più conosciuto come a’ ufala ‘e viale S. Lorenzo) e via verso il Teatro Romano nel quartiere del Triggio: risorto dopo diverse traversie ha mantenuto intatta un’acustica eccezionale e oggi viene utilizzato per le manifestazioni culturali della città. Percorriamo anche una parte delle Mura Longobarde.
Ore 14. Dopo un pranzo domestico e veloce ci riportiamo verso il centro per godere di uno dei luoghi a mio giudizio, più belli della città: l’Hortus Conclusus, un vero gioiello nascosto in fondo al Vico Noce, dove fermarsi, meditare, scrivere e anche sognare. Tra le opere del maestro Mimmo Paladino, esponente della Transavanguardia, certamente il Cavallo di bronzo che domina le mura è una delle più belle, ma non certo l’unica. Il desiderio di fermarsi e godere di questa piccola oasi di pace scandita dall’acqua delle fontane, una galleria d’arte a cielo aperto che diventa fermento in alcune ore del giorno o in particolari occasioni, è pressoché inevitabile. Chiusa la parentesi mistica e sognatrice ci infiliamo in qualche negozietto qua e là, tra capi vintage, abbigliamento e oggettistica varia non propriamente locale, tra cui il delizioso e orientaleggiante Surya Namaskar (Vicolo Noce 37).
Come arrivare: dall’aeroporto Capodichino di Napoli, Benevento dista 80 km circa. In alternativa all’auto, potete prendere il bus Eav nei pressi del terminal 1 che passa all’incirca ogni ora.
Dove dormire: vicino al centro consigliano la Domus Traiani o l’Hotel Antiche Terme che offre anche bici a noleggio.
Eventi: fino al 24 giugno va in scena per la seconda stagione Benevento città di luce, un’occasione suggestiva e affascinante per scoprire la città illuminata da fiaccole e giochi di luce. Ogni weekend, un’ora dopo il tramonto, parte questo percorso che fa tappa anche a Palazzo Paolo V con tanto di degustazione di prodotti del territorio, tra cui il torrone e la cioccolata, mentre si assapora il mito delle streghe. Il costo del biglietto intero è di 10 €; la prenotazione è obbligatoria. Per maggiori informazioni visitate il sito o telefonate allo 0824.1816699.