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Procida, isola dell’anima

L’isola di Procida, terra di pescatori dove il silenzio e la natura attraversano la storia.

I miei occhi e i miei pensieri lasciavano il cielo con dispetto, riandando a posarsi sul mare, il quale, appena io lo riguardavo, palpitava verso di me, come un innamorato.

La storia di Procida è complessa e misteriosa, fatta di grandi amori e lontane maledizioni. Così l’hanno descritta artisti e scrittori che sono passati di qui, come Elsa Morante che ambienta sull’isola il suo più noto romanzo di formazione, L’isola di Arturo (da cui è tratta la citazione), tra atmosfere silenziose e rarefatte. Oppure come Massimo Troisi ne Il postino, film che ha dato quel pizzico di celebrità ai 10.000 procidani un po’ schivi e dai caratteri inusuali per essere così vicini a Napoli.

Procida o si odia o si ama, come dicono gli abitanti. E’ l’esatto opposto di Ischia con il suo flusso turistico inesistente rispetto alla ben più famosa vicina. Se cercate silenzio e autenticità avete trovato un piccolo paradiso; se siete alla ricerca di “divertimenti” e vita notturna non fa per voi. E’ un’isola tranquilla, silenziosa, con nessuna vita mondana, che si snoda lungo 16 km tra due estremità così vicine ma tanto diverse, lo storico carcere chiuso da qualche anno che domina l’isola dall’alto dal lato orientale, e dall’altra parte la spiaggia più lunga e attrezzata da cui si può accedere tramite un ponticello all’isoletta di Vivara, vero e proprio paradiso naturale.

Percorsa da una via principale che si snoda in tante piccole viuzze, è perfetta per passeggiare passando da una spiaggietta all’altra e perlustrando i meravigliosi angolini tutti da scoprire. Le giornate trascorrono scandite da sole e vento, grandi mangiate di pesce e una bellezza profondamente silenziosa, quasi malinconica. La vita si dipana principalmente attorno al porto, con i ristorantini e i caffè tra cui il Roma, dove Alberto Moravia e Elsa Morante trascorsero lunghe giornate a discorrere e scrivere.

Procida
© Thomas Ronchetti

Procida può essere vista in lungo e in largo in tre giorni, considerando le lunghe soste alle spiagge senza rinunciare alla visita della parte storica, Terra Murata, antico centro medievale arroccato sul mare. Personalmente vi ho trascorso cinque giorni e sono stati appena sufficienti per godersi tutte le spiaggette dell’isola.

La spiaggia più bella è quella del Pozzo Vecchio, ribattezzata Spiaggia del postino dopo che vi fu girata una famosa scena del film. Piccola, tranquilla, isolata, spettacolare, con un’acqua cristallina come in nessun’altra spiagga dell’isola. Si trova a 20 minuti a piedi da quella che è considerata la zona centrale, più vissuta e attraversata dalla strada principale, con i negozietti a vendere merce che sembra uscita dagli anni 50′.

Una delle peculiarità di Procida è l’ottima cucina. Sull’isola si mangia benissimo un po’ ovunque, anche se la zona prediletta per atmosfera e paesaggio è Marina Corricella, la marina più antica di Procida dove i pescatori escono la notte per buttare le reti. Il pesce è sempre freschissimo, tant’è che ogni giorno il menu varia a seconda del pescato. Vi sarà impossibile saltare anche solo un pranzo o una cena per il gusto di provare le diverse specialità. Tra i migliori ristoranti incontrati sul cammino:

  • La Conchiglia, adiacente alla spiaggia La Chiaia, richiede un minimo sforzo per arrivare – cinque minuti di scale – ma ne vale assolutamente la pena. Spaghetti coi ricci di mare, antipastini di mare e di terra, pasta fresca con alici e peperoncini verdi, pesce del giorno e dei dolci fatti in casa da urlo per qualità e quantità.
  • Il Caracale, a Corricella, offre piatti un po’ più ricercati e meno abbondanti ma di grande qualità: sfornatino di melanzane e zuppa di totani su tutti.
  • La Lampara, sempre nella zona di Corricella, con una vista meravigliosa e dei piatti di pesce incredibili. Provate le melanzane nei mille modi in cui le cucinano.

L’unico vero problema di Procida è la partenza: se siete tra le persone che si sono innamorate dell’isola, appena l’avrete lasciata – magari mentre la osservate dall’aliscafo in tutta la sua bellezza – non potrete che provare quel misto di nostalgia e desiderio di tornare. Di nuovo Elsa Morante ha trovato parole migliori per esprimere la sensazione:

Ah, io non chiederei di essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei di essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua.

Quando andare. Per godere il mare il momento migliore è da maggio a settembre, ma l’isola è bellissima anche in autunno e inverno.
Come arrivare. Dal molo Beverello di Napoli, per percorrere i 3 km, ci vuole mezz’ora con l’aliscafo (13 €) oppure un’ora con il traghetto (11 €).
Dove dormire. L’isola è molto piccola e quindi non ha strutture a prezzi competitivi come gli ostelli e il costo di una stanza in residence varia dalle 30 alle 200 euro. Se volete godere di tutte le comodità e una vista magnifica vi consiglio l’albergo La Vigna, a 10 minuti a piedi dal porto nella parte orientale dell’isola.

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