Weekend in Sicilia sulle orme di Garibaldi

L’Italia senza la Sicilia non lascia alcuna immagine nell’anima.
Qui comincia tutto.
J.W.Goethe, Viaggio in Italia

È l’anno del 150° dell’Unità d’Italia, lo sappiamo ormai tutti, dopo che ce l’ha ricordato persino il Festival di Sanremo. Accogliamo anche noi, diligentemente, l’invito ad andare alle origini dell’Italia moderna e organizziamoci un weekend garibaldino (ma non solo). Con tanto di sbarco a Marsala, perché l’Italia è cominciata lì.

Primo giorno: lo sbarco in Sicilia

Il consiglio è di non fare come Garibaldi, che sbarcò a Marsala di pomeriggio: arrivate prima, molto prima – la Sicilia vale una levataccia. O meglio ancora: arrivate di venerdì sera. L’aeroporto di Trapani ragiungibile con voli low cost è a 15 km a Nord, dove vale la pena noleggiare un’auto. Si può naturalmente anche arrivare via mare, come appunto il nostro Eroe Dei Due Mondi (anche se dal mare si vedono un po’ troppi palazzi senz’arte né parte – il colpo d’occhio del 1860 doveva essere più pittoresco e meno cementizio): traghetti da Palermo e da Trapani. Il consiglio è di alloggiare all’Hotel Stella d’Italia, uno dei più belli, per la posizione e i servizi offerti, ora affiliato alla catena Best Western, ma già albergo dal 1873 – ristrutturato con gusto e intelligente rispetto per la storia dell’edificio, le sue camere si affacciano su Piazza della Loggia, con vista sul Palazzo VII Aprile, il cuore del centro storico, l’antica Lylibæum, e soprattutto sulla barocca Chiesa Madre.

week end in sicilia: marsalaOre 15. Sarete stanchi per il viaggio: prendetevela comoda. Fate un po’ di “struscio”, vagate per la città e partite proprio dalla Chiesa Madre che ci apre i ricordi del passato internazionale della città – e della Sicilia intera, da sempre crocevia del Mediterraneo e luogo di scambio di culture: è infatti dedicata a un Santo inglese, Thomas Becket. Quello di Assassinio nella Cattedrale di T. S. Eliot, tanto per intenderci. L’origine della chiesa ha sapore di leggenda: nel 1177, Giovanni II d’Altavilla, allora Re di Sicilia, venne informato che una nave che trasportava le colonne destinate alla costruzione di una chiesa inglese in onore dell’Arcivescovo di Canterbury, si era arenata davanti a Marsala. Non ci fu verso di disincagliare l’imbarcazione e si pensò a un segno divino: la chiesa venne costruita lì in Sicilia. Così Marsala entrò nel cuore degli Inglesi. Si pensi che il famoso (e ottimo) vino omonimo è stato fatto conoscere nei continenti proprio da loro: furono inglesi infatti le prime tre famiglie a iniziarne la produzione secondo un’organizzazione moderna e pare che l’Ammiraglio Nelson, dopo aver sconfitto Napoleone nella Battaglia sul Nilo del 1798, per festeggiare deviò la flotta e si fece qualche giorno proprio a Marsala, da cui tornò in patria carico di gloria, sì, ma soprattutto di botti di vino. Chiamalo fesso! Uno dei vecchi depositi di quel Marsala ospita ora il Museo Archeologico di Baglio Anselmi, sul lungomare: fateci una capatina, perché custodisce uno straordinario relitto di nave fenicia usata, sembra, durante la Prima Guerra Punica – parliamo del 263-241 a. C., tanto per capirci!

Ore 17. Dopo il museo e la Chiesa Madre che coi giochi di luce sulla facciata barocca cambia aspetto col passare delle ore, si può deviare per Piazza del Popolo con i suoi alberi secolari e lasciarsi sedurre dai banchi dei venditori di frutta; passare dal mercato che ruota tutto attorno ai banchi del pesce fresco; belli anche i Bastioni Spagnoli e i loro alberi secolari; il Baluardo Velasco e la zona archeologica, più in là, oltre il cinema Impero, sul Lungomare Boeo; il Convento del Carmine e la sua Pinacoteca, un poco oltre il Cassero. Però, mi raccomando: non dimenticate il mare. Ve l’ho detto per ultimo perché, di fronte a quel mare, non so se resisterete alla tentazione di abbandonarvi al sole, e tanti saluti agli itinerari culturali…

ore 20Ore 21. La cena? Sul lungomare, al Delfino per una vista mozzafiato e gli intriganti spaghetti al girasole o una più tradizionale pasta al sugo di anguille; al Contrada Ettore Inversa vi aspetta invece il Mothia, con piatti tipici e soprattutto pasta e pane fatti in casa. Ricordatevi poi, per la passeggiata serale, che già Cicerone definì Marsala: “Bellissima, ma ventosa”.

Secondo giorno: tra templi e riserve naturali

Ore 10. Davvero non volete tornare in spiaggia e dimenticare tutto? D’accordo, allora prendete la macchina e puntate verso est, come il nostro amico Garibaldi. Fermatevi a Calatafimi, sulla strada per Palermo e fate il vostro minuto di silenzio patriottico. Foto per il 150° e poi è il momento di puntare decisi verso Segesta che è lì a due passi che vi aspetta col suo meraviglioso tempio greco (stile dorico, come insegnano i manuali di storia dell’arte), iniziato nel 426 a. C. e interrotto per sempre da un raid cartaginese nel 409. Poco più a Sud, non vorrete certo perdervi i templi di Selinunte (otto: hai voglia a ripassare storia dell’arte!). Certo, col Risorgimento siamo fuori tema; ma sono imperdibili, anche Garibaldi ne converrebbe. Poi se dovete tornare a Trapani e avete tempo, spingetevi fino all’incantevole Erice, un borgo fatato arroccato su un pinnacolo di roccia che guarda il mare e le Egadi, in lontananza. Pranzate lì e poi tristemente preparatevi ad abbandonare la Sicilia.

Un’alternativa all’entroterra, o da combinare in caso di maggiore tempo a disposizione, è il litorale tra Marsala e Trapani. Questa è la zona della Riserva Naturale dello Stagnone. Una vera e propria laguna, paradiso di specie protette, che abbraccia le isole di Mozia, Schola, Santa Maria e Isola Grande e che da sempre è usata per la produzione del preziosissimo sale. Fatevi abbagliare dalle dune bianche delle saline e percorrete la Via del Sale tra Genna, Ettore e Infersa e i loro pittoreschi mulini a vento. E se vedendole in lontananza non riuscirete a resistere al richiamo delle Isole Egadi c’è l’aliscafo: partono gite giornaliere da Marsala e da Trapani e vi portano a Favignana, Levanzo e Marittimo, oasi naturalistiche protette, meta di passeggiate tra cale, grotte, tracce archeologiche e un ecosistema praticamente incontaminato. Meditate, di fronte a questa bellezza, per favore, almeno un attimo, su quanto sia vitale tutelare il nostro meraviglioso territorio, e quello della Sicilia in particolare, sempre a rischio di essere violentato dagli spregevoli interessi delle varie ecomafie – del Sud, del Nord, del mondo: forse è il modo migliore di celebrare l’Unità d’Italia. Poi potete ripartire.

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