Sutera, presepe vivente e tradizioni siciliane

Un’idea per riscoprire un borgo siciliano meraviglioso al di fuori dei soliti circuiti? Siamo in provincia di Caltanissetta, nella Valle dei Platini, lungo le pendici del Monte San Paolino, a Sutera – borgo di non più di 1700 abitanti, arroccato a 590 m, uno dei tesori nascosti di cui siamo ricchi noi Italiani senza saperlo. Terra di emigrazione, addirittura fin dal XVI secolo: per le generazioni passate sinonimo di miseria e tragedia; per noi oggi, più fortunati, la ragione storica grazie alla quale il borgo si è conservato nei secoli quasi immutato. Oggi finalmente la gente a Sutera torna, magari da turista, a godere del silenzio, del panorama sulle colline, delle escursioni che si possono fare nei dintorni e, diciamocelo francamente, anche delle tradizioni culinarie.

Da qualche anno, per iniziativa della comunità, a Sutera ci si può recare anche a Natale per un viaggio attraverso ben 46 tableaux vivents del Presepe Vivente che diventa anche viaggio attraverso la memoria collettiva di un intero territorio e della sua gente. Nel quartiere antico infatti i figuranti – e attenzione: siamo nell’ordine delle centinaia! – ci fanno rivivere sotto gli occhi le tradizioni del mondo contadino siciliano e dell’artigianato locale. Allora ecco, tra gli immancabili personaggi di ogni presepe che si rispetti, tra pastori e zampognari che non si negano mai a nessuno, tra le nenie natalizie del coro dei Cantori, tra i racconti di un vero e proprio cantastorie locale, Nonò Salamone, ecco aprirsi a un tratto la bottega dello scarparu, il calzolaio, e poi più avanti quella del canalaru, l’ormai introvabile fabbricante di coppi, e poi lu conzapiatta, vale a dire il riparatore di vasellame, oppure lu issaru, che polverizza il gesso grazie al torchio mosso da un asinello… Ognuno coi propri ferri del mestiere e naturalmente i propri costumi, rigorosamente autentici o filologicamente ricostruiti, grazie alla collaborazione del locale Museo etnoantropologico. Che poi dire “grazie al Museo” è come dire grazie all’intero paese di Sutera, perché quel museo è sorto proprio per la buona volontà dei cittadini, dei ragazzi e degli insegnanti della Scuola Media statale che si sono dati da fare a recuperare attrezzi, utensili, foto, memorie varie dei nonni, dei nonni dei nonni, tra vecchie cantine, solai, stalle e fienili abbandonati – quando una comunità funziona!

sutera, presepe viventeLa bellezza del patrimonio culturale è conservato nel centro storico: i quartieri di Rabato e di Rabatello, infatti, di origine greca, rimaneggiati in epoca bizantina e poi trasformati nella Sutir mussulmana, snodo fondamentale per mercanti e viaggiatori secondo il geografo medievale Al Idrisi, hanno mantenuto pressoché inalterata l’antica struttura dei sobborghi arabi – che, guardacaso, in arabo si chiamano rabad! Così le case tutte addossate l’una all’altra, il labirinto di vicoli e passaggi coperti, le tracce degli antichi suq e casbah, ci parlano del passato arabo dell’Isola, della lunga dominazione di una civiltà che nel buio del medioevo aveva reso la Sicilia un vero faro culturale nel Mediterraneo, la cui eredità, dopo la “riconquista” cristiana, avrebbe comunque dato impulso a tutta la nostra storia. Il luogo simbolo, se vogliamo, è la Chiesa Madre che ingloba e rielabora i resti dell’antica moschea mussulmana – ma naturalmente non è la sola cosa degna di nota, nel paese: da S. Agata, impreziosita dagli stucchi di Giacomo Serpotta, alla Chiesa del Carmine che custodisce la statua cinquecentesca della Madonna del Soccorso, fino al Santuario di San Paolino che aspetta i pellegrini di buona volontà sulla cima del pinnacolo di roccia che domina il paese, per ripagarli con qualche grazia, certo, ma per prima cosa con un superbo panorama che apre il cuore.

A questo proposito, se avete le gambe buone e vi piacciono le passeggiate, siete nel posto giusto – però allora fermatevi per la notte in un B&B del paese o nell’agriturismo in contrada Caccione e dedicate la giornata un’intera giornata all’esplorazione del territorio. Nei dintorni ci sono l’area archeologica di Rocca Spaccata, ove i reperti e gli antichi monumenti sono disseminati tra scorci maestosi come se fossimo in un “capriccio italiano” di un pittore romantico (c’è persino una roccia che dicono essersi spaccata in due al momento della morte in Croce di Cristo – la chiamano la jacca); e soprattutto i sentieri della Riserva Naturale Integrale di Monte Conca, conservata nella sua selvaggia integrità. Un paradiso del birdwatching, tra gheppi, falchi, poiane e civette; ma anche chi ha altri interessi tornerà in paese rinfrancato nello spirito dai panorami superbi che avrà attraversato e, tutto preso da pensieri elevati, sarà quindi nella disposizione d’animo migliore per rituffarsi nel Presepe Vivente e godersi un bel piatto caldo di minestra di ciciri.

Info pratiche. Il borgo vecchio di Sutera fa orgogliosamente parte delle Bandiere Arancioni del Touring Club Italiano: affidatevi all’Ufficio Comunale per il Turismo. Date e orari del Presepe Vivente. Per dormire consigliamo il B&B Poggio Accogliente.

Come arrivare. Se volete arrivare in treno, tenete presente che la stazione più vicina è quella di Campofranco, sulla linea Palermo-Agrigento, a circa 7 km di distanza. L’aeroporto invece è quello di Palermo raggiungibile con voli low cost da cui poi dovrete imboccare la SS189. Se optate per l’auto, raggiunta Catania proseguite lungo la A19, direzione Palermo svincolo per Caltanissetta. Imboccate poi la SS 640 Caltanissetta – Agrigento, la SP 23 direzione Serradifalco, la SP Serradifalco – Mussomeli e dopo 20 km troverete le indicazioni per la ormai vicina Sutera.

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