Chefchaouen, la città blu del Marocco, e i campi di cannabis del Rif

Piccole piazze, viottoli lastricati, luoghi di culto e case dipinte d’azzurro con portoni in legno intagliato e cornici di maioliche. Chefchaouen è un piccolo gioiello architettonico dichiarato Patrimonio UNESCO dal 2010 e immerso nel Rif, regione montuosa a forma di mezzaluna, nel nord del Marocco.

Quella che viene definita la “città blu”, per via delle tinte delle piccole abitazioni, è incorniciata dalle montagne di questa regione. A 600 m.s.l.m, Chefchaouen è animata da un spirito autentico e vivace ben lontano dal caos delle città imperiali.

Cittadina di chiara impronta andalusa – tra i primi abitanti ci furono esiliati musulmani ed ebrei provenienti da Granada – è nota anche come città santa. Le otto moschee concentrate in un centro abbarbicato sul fianco di una collina, ne sono una godibile espressione. Tra queste, la Grande Mosquée (XV secolo) con la sua stravagante torre ottogonale.

Ovunque, strade in salita dal tracciato irregolare, scalinate, giardini e bagliori d’azzurro.

Cosa non perdere a Chefchaouen:

La frizzante medina (città vecchia) nella parte orientale, una delle più apprezzate di tutto il Marocco. Ospita bar, ristoranti in cui provare la classica tajine, piatto di carne in umido servito nei piatti di terracotta smaltata, e centinaia di botteghe artigiane soprattutto tessili. Qui si possono trovare stoffe a strisce rosse e bianche e jellaba (tuniche) in lana, entrambi prodotti di punta della città ed espressione di radicate tradizioni preservate dai popoli berberi (amazigh, uomini liberi). Ad indossarle sono gli stessi abitanti che con i loro cappucci a punta si muovono a passo lento tra i vicoli della città, apparendo e scomparendo tra i muri blu.

L’animata piazza principale, Place Uta el-Hammam, circondata da gelsi rigogliosi, che ospita al centro una delle tante fontane cittadine e numerosi caffè e negozi.

La vicina kasbah, cuore della città vecchia: una fortezza rossa risalente al XV secolo con mura merlate che ospita il piccolo Musèe Ethnographique con vasellame e ceramiche e una piccola galleria d’arte contemporanea.

Il fondouk, antico caravanserraglio che ancora oggi ospita i commercianti di passaggio nel suo ampio cortile circondate da 50 sale.

La sorgente di Ras el-ma, scenografica cascata cui si fa risalire l’origine del primo abitato urbano. Le acque del fiume Ras Maa, sulle cui sponde è nato il primo insediamento, alimentano ancora oggi i mulini di Chefchaouen.

Ma non solo:

Appena fuori da Chefchaouen si trova il Parco Nazionale di Talassemtane (60 mila ettari) istituito nel 2004, che insieme al Parco Bouhachem attraversa i Monti del Rif.

Pensate che in questo territorio ancora al riparo dal turismo di massa, si coltiva quasi il 40% del quantitativo mondiale di marijuana e oltre l’80% della cannabis consumata in Europa. Le popolazioni locali usano fumarla tritando finemente l’intera pianta e mescolandola a tabacco nella tipica pipa di legno, il Sebsi. Attenzione che questa zona del Marocco è l’unica in cui la coltivazione è legale, ma il trasporto e il commercio non lo sono, come non lo sono le “guide” che si propongono di portarvi alla scoperta delle coltivazioni. In ogni caso camminando per i monti del Rif, è molto comune capitare in fattorie di cannabis dove i contadini berberi mostrano la lavorazione.

Il panorama sui monti del Rif che con il primo caldo si tinge dei colori dei fiori selvatici è movimentato da fitte foreste di querce, cedri e abeti – gli unici ancora visibili in tutto il Marocco -, da fiumi e terrazzamenti coltivati, da alte vette e gole profonde.

Montagne del Rif
Foto di Benson Kua (CC)

Il Parco di Talassemtane può essere visitato con escursioni giornaliere da Chefchaouen o trekking di più giorni, 5 ne servono per il giro completo. Sarete accompagnati da guide e muli per il trasporto di bagagli e viveri, e trascorrerete notti in rifugi di montagna o aree camping. A seconda del tour operator di riferimento cambiano le tappe, ma ogni itinerario richiede circa 4/5 ore di trekking al giorno. Spesso le soste coincidono con i villaggi (douar) berberi ottimamente conservati dove si perpetuano le antiche tradizioni (Zaouiya Habteene, Achkour, Abou Bnar, Melilla, Jebel Lakraa, Mechkrala, Dardara, Mansoura, Tissouka, Bab Taza). Segnaliamo tra i punti panoramici Place D’Espagne da cui si vede il mare, mentre tra le attrazioni naturali il Ponte di Dio a Achkour, arco roccioso che domina a 25 metri di altezza le acque del Oued Farda. I più esperti potranno cimentarsi in sentieri che raggiungono le alte vette come lo Jebel Lakraa (2159 m), la cima più alta del Parco.

Come arrivare a Chefchaouen. Potete raggiungere in aereo l’aeroporto di Tangeri-Boukhalf (a 127 Km, qui trovi offerte low cost) o Fes-Saïss (a 220 Km, qui trovi offerte low cost). E’ poi possibile prendere i treni della ONCF che percorrono la linea Marrakech-Tangeri oppure raggiungere Chefchaouen in auto o in bus: una buona rete stradale è servita dagli autobus della compagnia CTM.

Dove dormire a Chefchaouen. Consigliamo le tradizionali sistemazioni marocchine di Casa Annasr a 5 min dalla fermata degli autobus con una terrazza panoramica sulla città, e di Dar Zambra, un affittacamere nel centro della medina, con ricca colazione inclusa nel prezzo.

Destinazione: