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Lago Baikal: un’immensa opera d’arte naturale

Una distesa di acqua dolce a perdita d’occhio. E un dolce profilo montuoso all’orizzonte. Il Lago Baikal, nella Siberia orientale, al confine con la Mongolia, offre uno dei paesaggi naturali più spettacolari al mondo, da più di 25 milioni di anni.

Da dicembre a marzo il Lago Baikal si mostra come un’enorme distesa di ghiaccio splendente, conservata dalle rigide temperature siberiane e solcata da strade battute da automezzi e slitte trainate da cani. Poiché i 2.000 km di costa del lago, la cui forma ricorda quella di una banana, non sono tutti percorribili, è d’obbligo scegliere un punto di partenza che consenta di accedervi senza difficoltà. Tra questi, i villaggi di Listvyanka e Severobaikalsk. A costeggiare il lago, per 100 km, esiste anche un trenino turistico che collega la stazione di Baikal alla foce dell’Angara, probabile omaggio alla Transiberiana che fino agli anni 50 del Novecento passava a breve distanza dal lago, regalando ai suoi passeggeri un ulteriore tratto mozzafiato.

Verso il mese di maggio la spessa coltre ghiacciata inizia a scricchiolare, sciogliendosi a poco a poco. Ed è a questo punto che il lago offre il più incredibile spettacolo di sé: enormi blocchi congelati e sovrapposti creano uno scenografico incastro di un turchese bagliore, che appare come un’immensa opera d’arte naturale. A scioglimento completo dei ghiacci, il lago è attraversato da aliscafi, battelli e barche che collegano soprattutto le sponde orientali e occidentali. La presenza di piccole e sparute attività ricettive, consente ai pochi turisti di ristorarsi con qualche prelibatezza locale come il pozke, una specie di tortello ripieno di carne di agnello e cipolle.

Patrimonio Unesco dal 1996 e tra le Sette meraviglie della Russia, questo antico lago detiene il primato mondiale per volume d’acqua (23.615 km³), costituendo un quinto delle acque dolci del pianeta. Con i suoi 30.000 Kmq di superficie, è infatti uno dei laghi più estesi al mondo, e, altro primato, il più profondo. La media si aggira intorno ai 774 metri e, nella parte centrale, tocca punte di 1.640 m di profondità andando a occupare quella che era un grande fossa tettonica, milioni di anni fa. Ad alimentarlo sono più di 300 fiumi – contro un solo emissario (l’Angara) – che, con la loro limpidezza, contribuiscono a mantenere il Baikal uno dei laghi più puri e incontaminati esistenti. I più temerari che decideranno di fare il bagno nelle sue acque – temerari perché la temperatura dell’acqua è molto bassa anche in pieno agosto – potranno infatti apprezzarne la trasparenza, davvero rara per uno specchio lacustre.

Il contesto paesaggistico appare incontaminato almeno quanto la sua principale attrazione. Argini rocciosi, alte betulle mosse dal vento, campagne sterminate, accoglienti spiaggette. E una cornice di catene montuose: dai monti del Baikal agli Chamar-Daban fino all’Altopiano Stanovoj al nord. Il lago Baikal bagna inoltre il Parco Nazionale Zabaikalsky, selvaggia riserva di boschi e taiga in mezzo al lago, sovrastata dalla vetta del Naso Sacro (o Penisola di Svyatoy nos): 1.800 m di altezza raggiungibile a partire dal villaggio di Ust-Barguzin – a cui è collegata da una lingua di sabbia di 20 Km – dove si trova l’ufficio del parco, per prenotare un’escursione guidata.

Lago Baikal, Siberia
@ Sergey Gabdurakhmanov

Ad affascinare ancor di più gli spettatori del Lago Baikal, sono i suoi “abitanti”. Il riferimento non è tanto rivolto alla comunità di pescatori e contadini, comunque originale (gli autoctoni accolgono spesso i turisti in abiti sgargianti, camicie floreali, mantelle e gonne lunghe). Ma alle specie animali e vegetali, oltre 3.000, che sopravvivono anche a centinaia di metri di profondità, grazie all’ingente quantità di ossigeno nel lago. Tra queste, più di 50 tipi di pesci, come l’omul, salmone celebre per lo squisito caviale, e decine di varietà di uccelli. La regina incontrastata del lago è però la foca Nerpa (Phoca siberia), endemica del Baikal e tra le più piccole e longeve al mondo (può vivere fino a 50 anni), oltre ad essere l’unica foca d’acqua dolce, ennesimo primato lacustre.

Intriso di storie e leggende, il lago ha per i siberiani, e non solo, un forte valore simbolico. Chiamato comunemente “Il Mare” o “Il Vecchio Uomo”, nasconde nei suoi fondali spiriti magici da cui guardarsi con timore e a cui rivolgersi per chiedere prodigi, come una pesca miracolosa. Queste antiche credenze, proprie degli sciamani tibetani, si scontrano e fondono con altre credenze, quelle di buddisti e cristiani ortodossi, anch’essi indigeni di questo luogo spettacolare, ai confini del mondo.

Dove dormire. Soggiornare in uno yurta– abitazione tradizionale mongola – cala il visitatore nello spirito autentico del luogo. Per chi cerca una sistemazione più confortevole, lo Listvyanka Chalet a 800 metri dal lago, concilia suggestione e comodità.