Il panorama intorno è superbo; l’edificio è una vertigine di curve, vetro, acciaio e spazi rigorosamente definiti; la collezione all’interno è un vero tesoro: parliamo del MART di Rovereto, mecca trentina dell’arte moderna e contemporanea.
Quattro piani affacciati su una piazza centrale, chiusa da una maestosa cupola trasparente: spazi espositivi, auditorium, biblioteca e caffetteria – il colpo d’occhio lascia stupefatti: l’essenzialità dell’architettura contemporanea si sposa perfettamente col solenne paesaggio che ci circonda.
Di prim’acchito, viene spontaneo consigliare vivamente una visita/pellegrinaggio al MART agli appassionati di Futurismo: 30mila opere di collezione permanente che può vantare i nomi di Giacomo Balla, Carlo Carrà, Gino Severini, Ardengo Soffici, Enrico Prampolini, Gerardo Dottori, Tullio Crali, Luigi Russolo, Thayaht. Tra queste, 3500 opere provenienti dalla ricca collezione di Fortunato DePero: in pratica, una vera e propria summa futuristica da dare il capogiro agli estimatori di Marinetti.
Una presenza così massiccia di Futuristi però non deve far pensare che Rovereto non offra delizie anche ai fan delle correnti artistiche successive: infatti, con acquisizioni progressive che continuano tuttora, il MART è arrivato ad avere un vero patrimonio di opere che spaziano dalla Metafisica ai Valori Plastici, cui va aggiunta una delle più complete collezioni di opere di Giorgio Morandi, qui presente con 30 dipinti. Così, possiamo consigliare (sempre vivamente) una visita/pellegrinaggio al MART anche a chi ami studiare il ‘900 italiano.
Ma le acquisizioni proseguono, tenendo il passo coi tempi, e dal ‘900 possiamo spaziare fino alle più recenti ricerche creative dei contemporanei, dei quali il MART si fa punto di onore di promuovere i più giovani, presentati spesso in uno stimolante dialogo colle opere dei maestri di cui sopra – ed ecco un altro tipo di visitatore ideale cui consigliare di far tappa a Rovereto.
Siete interessati a veder interagire l’arte con altre discipline, in un fecondo scambio postmoderno di culture e ricerche? Tenete d’occhio il cartellone delle mostre: scienza, design, architettura, sociologia, antropologia, musica, cinema, fotografia hanno offerto e continuano ad offrire spunti per mostre tematiche annuali in cui elaborare chiavi di lettura della società o punti di vista inusuali su tematiche apparentemente esauste – pensate all’originalissimo tema del 2003 “Montagne arte scienza mito”, apparentemente un cortocircuito logico; oppure alla “Mitomacchina” del 2006; o al confronto tra Avanguardie nelle “Illuminazioni” del 2009 (anno del Centenario del Futurismo).
Non vi basta vedere, volete anche approfondire con documenti, testi, studi? La Biblioteca e l’Archivio saranno la vostra seconda casa: almeno 45 fondi personali di artisti architetti e critici d’arte (primo fra tutti, DePero; ma avete anche le interessantissime carte di una collezionista come Liliana De Matteis, ad esempio) e oltre 70mila volumi tra libri, cataloghi, riviste.
Volete condividere l’arte con le generazioni più giovani, avvicinare i ragazzi al linguaggio creativo, promuovere un vera cultura che coinvolga in prima persona chi vi si avvicina per la prima volta? Seguite l’attività di Didattica del Museo: il primo piano dell’edifico progettato da Botta è riservato ad aule attrezzate per laboratori in cui ogni anno almeno 70mila persone muovono i primi passi alla scoperta dell’espressione artistica – quella altrui, ma soprattutto quella propria.
“Visionario e futurista”, come si augura che possa essere il suo Direttore Cristiana Collu, il Museo di Rovereto, nella sua caparbia volontà di essere davvero polo culturale capace di trasformare e far crescere la comunità che lo accoglie, si estende su altre due sedi: la Casa d’Arte Futurista DePero e la Galleria Civica, a Trento. Quest’ultima riprende la sua attività nella sede originaria in via Belenzani, a pochi passi dal Duomo, dopo il restauro su progetto di Stefano Grigoletto. Inaugura la nuova vita della Galleria una mostra sull’Avanguardia Intermedia, rappresentata in particolare da Umberto Moggioli, colto nei suoi rapporti con Ca’ Pesaro e l’ambiente artistico veneziano.
La Casa D’Arte Futurista Depero invece vi dà la possibilità di entrare fisicamente nell’immaginario futurista: nel cuore medievale di Rovereto, nel 1957 Fortunato Depero progetta e realizza una casa votata a far dialogare gli artisti tra di loro e con il territorio circostante – visionario progetto in anticipo sui tempi, che vede forse solo ora la piena realizzazione, dopo il restauro del 2009, curato da Renato Rizzi. Lui sognava la “ricostruzione futurista dell’Universo” – un po’ ambizioso, probabilmente, ma se vi ci volete cimentare qui trovate un po’ di spunti: oltre 3000 oggetti fra dipinti, disegni, tarsie in panno, grafiche e giocattoli, tutti realizzati dal geniale artista e donati alla città.
Un museo poliedrico, da guardare da più prospettive, da scomporre e ricomporre secondo i propri interessi: quasi la concretizzazione del sogno di David Thorp, la cui definizione di Museo Moderno ispira l’attività della Direzione del MART e con cui sembra inevitabile concludere:
Mi aspetto da un’istituzione artistica del XXI secolo che sia flessibile, sincera, democratica, multiculturale, contraddittoria e audace.
David Thorp
In questo caso, le aspettative sono pienamente soddisfatte.
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