Questo articolo fa parte del viaggio di Thomas in Tasmania. Leggi l’itinerario completo qui »
Siamo giunti all’ultima parte del viaggio in Tasmania e corriamo lungo la costa est, a detta di molti la più turistica per un motivo geografico e climatico: la presenza di correnti calde che, arrivando dall’oceano Pacifico, contrastano le abbondanti precipitazioni che caratterizzano il resto dell’isola, rendendo il paesaggio meno boscoso e più aperto, dominato da praterie a pascolo e colline parzialmente coperte di foreste. La linea costiera inoltre è più bassa e meno frastagliata, in un susseguirsi di lunghissime spiagge protette alle spalle da dune, puntellate di villaggi sonnolenti e porticcioli. Solo dove la costa est si unisce a quella sud sono presenti alcune isole, promontori ed insenature.
Assolutamente da non perdere un mini tour dell’angolo nord-est: qui la Tasman Hwy svolta decisa verso est lasciando al coraggio dei guidatori la possibilità di deviare su piste “non ufficiali”, prima di una pavimentazione di cemento, ma non per questo così impervie; una miriade di strade secondarie in terra battuta che collega i diversi paesini della zona fino alle spiagge isolate più a nord. Un momento di vero off road, praticabile anche con urban cars (nel mio caso una piccola quattro posti noleggiata in aeroporto).
Naturalisticamente interessante e ampiamente promossa dalla pubblicità locale è la Bay of Fires, una serie di piccole insenature rocciose, i cui scogli sono ricoperti da uno strato di muschio arancione brillante, da cui il nome. Ma il fiore all’occhiello della costa est è la Freycinet Peninsula, il cui nome ricorda come i primi esploratori dalla Tasmania provenissero dalla Francia; si tratta di una lunga penisola che si stacca dalla costa e si protende verso sud formando ad ovest un enorme insenatura chiamata Great Oyster Bay, in cui spiagge riparate offrono un luogo ideale per ammirare sia l’alba con l’arancione che si trasforma nel giallo del cielo mattutino, sia altramonto dove le sfumature del blu dell’oceano si fondono con il viola dell’orizzonte.
La Freycinet Peninsula è stata recentemente soggetta ad una serie di incendi, parzialmente controllati, che tuttavia non hanno intaccato la sua naturale bellezza: quasi completamente inserita all’interno del parco naturale omonimo, nel paesino di Coles Bay offre una discreta varietà di sistemazioni dal campeggio all’ostello della gioventù; è il luogo ideale da cui iniziare un’esplorazione a piedi lungo i sentieri del parco che portano in 40 minuti di cammino fino alla magnifica Wineglass Bay, un vero paradiso dove la foresta arriva a ridosso dell’oceano in una baia turchese semisferica. Per gli amanti del trekking i sentieri proseguono costeggiando il litorale della penisola in un itinerario che può durare anche due giorni.
Proseguendo più a sud lungo la Tasman Hwy si incontra una serie di villaggi di pescatori dove è obbligatorio fermarsi all’ora di pranzo in uno dei bar che servono Fish&Chips con pescato del giorno, prima di arrivare a Orford, porticciolo che collega la terraferma a Maria Island, che ospita l’omonimo parco naturale, meta favorita per trekking, biking, walking e campeggio libero in silenzio interrotto solo dal richiamo degli uccelli di mare.
Prima di raggiungere nuovamente l’aeroporto di Hobart, un’ultima chicca gastronomica: suggerisco una pausa pomeridiana nella la cittadina di Sorell, dove potrete gustare preparati dolci e salati (tipiche tore ripiene di sugo di carne e verdure) sorseggiando un buon caffè on un classico thè inglese presso l’accogliente Pennys Bakery & Cafe, riguardando i milioni di foto che avrete fatto durante questo tour tasmaniano!