Sulle dolci alture attorno al Lago d’Orta, in un paese dal nome che è tutto un programma, Ameno, un gruppo di giovani appassionati d’arte e di buona volontà dà vita a un museo custodito in un antico palazzo ottimamente restaurato, da cui si può partire, dopo il confronto con le opere d’arte, per esplorare i sentieri di un vero e proprio cuore verde di una tra le zone più belle d’Italia.
I ragazzi sono quelli dell’associazione Asilo Bianco: si definiscono “un osservatorio permanente sulla cultura contemporanea, un laboratorio di sperimentazione artistica” e “uno spazio aperto alle esperienze e alla riflessione, alla ricerca e al confronto sui temi della contemporaneità”. Il gruppo nasce nel 2005, il sogno è di diventare “motore di crescita culturale, radicato sul territorio tra Lago d’Orta e Lago Maggiore, aperto al dialogo, allo scambio di esperienze e attento a ogni tipo di sperimentazione artistica”, la forza che sostiene i ragazzi è il grande amore per la terra dove vivono – risultato: in capo a due anni, con la Provincia di Novara e undici comuni della zona collinare dell’Alto Novarese, nasce la rete culturale “Cuore Verde tra Due Laghi”, riconosciuto ufficialmente dalla Regione Piemonte come progetto di promozione dell’area territoriale delimitata a est dal Lago Maggiore e a ovest dal Lago d’Orta.
Intanto, in un circolo virtuoso, ad Ameno, l’antico palazzo Tornielli, sede del Comune, riceve i finanziamenti per una ristrutturazione decisa e rivitalizzante, guidata dallo studio DA-A Architetti e conclusa nel 2012: la gestione dell’annesso Museo va, come sembra naturale a tutti, ai ragazzi di Asilo Bianco, che ne fanno sede di esposizioni e di una collezione permanente, spazio per workshop, seminari e laboratori, e centro di informazioni sul Cuore Verde.
È un piccolo miracolo di valorizzazione del territorio: una di quelle storie rare che meritano davvero di essere pubblicizzate e sostenute. Soprattutto di essere rivissute con una bella gita.
Il Palazzo si nasconde nei tortuosi vicoli dell’antico borgo, ma esplorare il paese è già un godimento: il tessuto urbano non ha conosciuto gli scempi della ricostruzione del dopoguerra ed è felicemente rimasto quasi come era nell’800.
Davanti al Comune, si apre il giardino nobiliare – uno spazio non particolarmente ampio, ma molto interessante come esempio di giardino neogotico, ispirato al gusto tardoromantico dell’Inghilterra vittoriana. Gli interventi di restauro hanno fatto miracoli anche qui, soprattutto recuperando le decorazioni pittoriche dei muri di cinta, con tanto di trompe-l’œil con finti padiglioni e sfondi architettonici. Alberi secolari, giochi d’acqua, una torre medievaleggiante e un padiglione a pianta rotonda dove fare merenda: in un pochi metri quadrati, un luogo dove riposare al fresco e rinfrancarsi l’animo. C’è persino una vecchia ghiacciaia, perfettamente conservata (e restaurata), testimone di modi di vivere ormai scomparsi e quasi incomprensibili.
Varcata la soglia del palazzo, invece, non potrete non apprezzare la raffinata sobrietà dei lavori di recupero che hanno ridato luce e colori ai cortili e agli ambienti, dove spiccano lo scalone con ringhiere in ferro battuto e gli affreschi mitologici che decorano il soffitto del vano scala. Nel secondo cortile, il Museo occupa l’ala un tempo adibita a magazzino per lo stoccaggio del fieno e del foraggio dei cavalli (dal soffitto a capriate in legno che è uno spettacolo in sè) e agli appartamenti del fattore: ma si attraversano anche alcuni appartamenti nobili, che si affacciano su una loggia interna.
Le opere della collezione permanente sono state tutte concepite appositamente per interagire con gli spazi preesistenti: Enrica Borghi, Piero Gilardi, Angelo Molinari, Paka, Johannes Pfeiffer hanno ideato lavori site-specific che giocano con l’ambiente del cortile, del sottoscala, dei corridoi, come se il Museo stesso, le mura secolari che lo strutturano siano parti di una esperienza artistica totale.
Periodicamente, poi, Asilo Bianco cura esposizioni temporanee anche con collaborazioni internazionali di prestigio – qualche esempio: Humanscape, del 2011, fu un progetto sviluppato con l’Accademia di Helsinki, l’Ecole Européenne Supérieure d’Art di Bretagna e l’Accademia Albertina; il Progetto Geo Chavez, portato avanti con l’Associazione Musei d’Ossola, ha visto la partecipazioni di nomi come Piero Gilardi, Mario Airò, Kaarina Kaikkonen, Isola Norzi, Etienne Krähenbühl e Michelangelo Pistoletto; la prossima mostra “Il Laboratorio delle Metamorfosi” che animerà l’estate 2013 è realizzata in gemellaggio con il Museo Comunale di Ascona.
Quando avrete soddisfatto le vostre curiosità culturali, non trascurate il “Cuore Verde”: i boschi tutt’intorno, abitati fin dall’Età del Ferro (in zona sono state ritrovate necropoli della civiltà preceltica nota come Cultura di Golasecca, tanto per render l’idea), davvero meritano una giornata tutta per loro. Ad esempio: godetevi l’iniziativa dei picnic sull’erba, con tanto di zainetto di prodotti tipici della zona acquistabile nelle botteghe del paese.
Un piccolo paese, con una grande capacità di guardare verso i più ampi orizzonti.