Ha solo cinque anni ma è già grande.
Ci arrivate con una breve passeggiata verso Ovest da Piazza Walther: alle porte di Bolzano, alla confluenza tra il Talvera e l’Isarco, in Dantestraße 6, ecco un moderno castello di vetro che tutto è fuorché un baluardo arroccato e chiuso in se stesso.
Colpisce la luminosità, l’ariosità, lo spazio accogliente nella sua lineare essenzialità, il prato curato sul Lungotalvera; ma soprattutto l’andare e venire di giovani, studenti, mamme con bambini, signori distinti, lavoratori in pausa, artisti e creativi vari che entrano ed escono dal bar della hall, dal bookshop, dalla biglietteria. Ad ogni ora l’andirivieni cambia fisionomia, il Museion è un luogo della città, dei suoi abitanti, vissuto, partecipato – vivo.
Qual è il suo segreto? Non può essere soltanto la pur preziosissima collezione permanente di circa 4500 opere di arte contemporanea, più la collezione ANS di Paolo Della Grazia e quella Enea Righi (destinate a restare nel Museion rispettivamente per i prossimi venti e dieci anni): c’è dell’altro.
E questo qualcosa d’altro è l’apertura.
No, non mi riferisco all’orario (anche se vi segnalo che il giovedì sera, dalle 18 fino alle 22 potete entrare gratis, con tanto di visita guidata alle 19 – non capita spesso in un museo italiano, diciamoci la verità); e nemmeno al fatto che l’atrio centrale, nella ristrutturazione del 2012, sia stato progettato come una piazza coperta, dal nome programmatico di “Passage”, passaggio aperto al pubblico per collegare idealmente le due sponde del Talvera; l’apertura che rende vitale il Museion di Bolzano è soprattutto mentale, è uno sguardo lungimirante e internazionale, è una serie di progetti ed eventi sviluppati secondo l’idea di un Museo che conviva con tutta la società, offrendo, con la cultura, anche occasioni di dibattito, di riflessioni e quindi di crescita. Oltre i soliti confini. Non è un caso infatti che sia stata accolta proprio l’arte giovane della Collezione del Museion a rappresentare l’Italia all’Ambasciata Italiana a Berlino nella mostra Embassy Goes Contemporary.
Peschiamo a caso tra le iniziative del Museo: nel 2012, ecco una personale di Pawel Althamer, in esclusiva nazionale; a Novembre 2013, dalla collezione Goetz di Monaco in collaborazione col Neues Museum di Norimberga, opere finora mai esibite al pubblico; fino a Maggio 2013, l’unica tappa italiana della mostra dedicata a 80 opere di Rosemarie Trockel, per “scontrarvi” con la sua visione della femminilità nel mondo moderno; dal 17 maggio il vietnamita Danh Vo con la “sua” Statua della Libertà smembrata e ricreata in rame, in scala 1:1, per un progetto artistico di ridefinizione dei concetti di libertà e rispetto della dignità dei popoli.
Ogni anno un “curatore ospite esterno” porta un tema da approfondire e sviluppare con una mostra e correlati incontri/dibattiti nel corso dell’anno: quello 2013 va alla radice del senso stesso di vivere l’arte contemporanea, puntando il dito sul rischio, tutto attuale, di ridurla a mero mercato di lusso, retto dalle solite leggi capitalistiche che con la sincerità dell’ispirazione e la purezza della creatività hanno ben poco a che spartire. I cinesi Carol Yinghua Lu e Liu Ding portano esempi di un sistema alternativo possibile, con la mostra Little Movements: Self-practice in Contemporary Art (dal 28 giugno), su cui riflettere tutti insieme – curatori, galleristi, artisti, semplici appassionati.
Nella Project Room si promuovono i nuovi talenti: qui sono ospitati (e fatti conoscere, e sostenuti) i progetti inediti di giovani artisti locali, dediti alla ricerca di nuovi rapporti col territorio; Sonia Leimer e Gabriela Oberkofler, ad esempio, sono passate di qui, ma la sala attende sempre nuovi stimoli – per cui, fatevi sotto.
Ancora, museo come luogo di incontro tra generazioni e addirittura tra genti: il progetto Erzähltreff ha aperto un dialogo tutto artistico tra i 60+ e quelli che potrebbero essere i loro nipoti, mentre il progetto Con nuove culture, in collaborazione con le agenzie di formazione, apre il Museo ai migranti “cittadini di oggi e di domani”, creando così, con la forza dei fatti, le basi di un’integrazione reale, perché anche culturale.
D’estate, infine, musica, danza (in collaborazione con Jazz Festival Alto Adige, Festival di Musica Contemporanea, Bolzano Danza e Innovation Festival) e “i racconti di luce” sulla facciata multimediale, per cui il pubblico ogni anno è sempre più numeroso.
Insomma: visitate il sito, davvero ben fatto – troverete sempre qualcosa che incontrerà i vostri interessi.
C’è un nome, ovviamente, dietro tutta questa vitalità: i Musei non crescono per generazione spontanea, ma per il lavoro di persone che si danno da fare spesso a dispetto di contesti difficili (leggasi: senza soldi) – qui il grazie va alla direttrice Letizia Ragaglia, premiata nei suoi sforzi dal vedere aumentare gli ingressi al “suo” Museo dai 38.000 visitatori del 2008 ai 48.000 del 2012: tra i prossimi, naturalmente, aspetta anche voi.