Di Orroli si sente parlare poco e di rado, eppure chi come me ha avuto la possibilità di visitare questo paese dell’entroterra sardo, non riesce più a toglierselo dalla testa. E’ quel legame fra terra, tradizione ed enogastronomia ad entrarti nel cuore.
E’ una Sardegna bella da visitare in qualsiasi stagione. Noi optiamo per l’autunno quando la terra sarda si tinge di arancio, una stagione che somiglia molto da vicino a una primavera dal profumo intenso.
Sulla strada per Orroli, fate una breve deviazione alla volta di Serri, per visitare il favoloso parco archeologico di Santa Vittoria. In epoca nuragica la zona era frequentata da pellegrini che provenivano da ogni angolo dell’isola per scambiare idee, merci, cibo e conoscenze. Oggi la piana è abitata da ricordi archeologici, da un preziosissimo pozzo sacro, da capanne e da una bella chiesetta campestre. Per visitarla il custode vi lascerà una lunga chiave dal sapore antico. Il biglietto intero costa 4 euro e chi ama mangiare al sacco può usufruire delle panchine all’ombra di qualche quercia.
Altra attrattiva dei dintorni di Orroli è il Nuraghe Arrubiu, ovvero nuraghe rosso. Un delizioso lichene color arancio, che rosicchia i massi antichi, ha valso il nome al gigante nuragico, in parte ancora da scoprire eppure già ricco di suggestioni. Anche in questo caso il costo è di 4 euro.
Una vera perla di Orroli si trova in località Taccu: l’agriturismo Antichi Ovili che mette a disposizione bellissime pinnette moderne. In tempi più o meno remoti la pinnetta era la casa provvisoria del pastore, all’interno della quale non solo dormiva, ma svolgeva una serie di mestieri oggi in parte dimenticati. Qui le pinnette sono strutture moderne, curate nel dettaglio e attente alla tradizione architettonica locale, dotate di riscaldamento e tv, bagno in camera e frigo, ma ancora in grado di trascinavi in un mondo di fiaba. L’agriturismo inoltre offre un’esperienza culinaria tipica che si apre con una scelta di prosciutti, salsicce, formaggi sardi e olive sarde. Il croccante del pane carasau e il profumo del cannonau la fanno da padrone. L’abbondanza dell’antipasto potrebbe valere da intera cena, ma è solo l’inizio. Abbiamo avuto modo di degustare la caratteristica fregola in una variante “moderna” con funghi e panna. Non potevano mancare poi gli gnocchetti al sugo e un bell’arrosto misto con tanto di cavallo, manzo e maiale. Frutta, verdura e dolcetti tradizionali, mirto e caffè hanno chiuso una cena gustosa che ci è venuta a costare meno di 28 euro a persona.
Ma eccoci finalmente ad Orroli, un piccolo borgo fuori dai circuiti turistici convenzionali. Raggiungiamo la bella Omu Axiu, un’antichissima casa oggi divenuta museo etnografico, accompagnati dai racconti di Signora Antonia, l’anziana e arzillissima proprietaria della casa che non solo gestisce la struttura, ma organizza in tutto il Campidano corsi per insegnare alle donne sarde l’arte della cucina tradizionale. Fregola, gnocchetti, culurgiones (ravioli ripieni di pecorino e formaggio), maccarrones de busa (pasta fatta con un ferretto), non hanno segreti per lei, tant’è che a cucinare alla maniera sarda ha insegnato anche a cuochi giapponesi. Come se non bastasse è maestra anche nell’arte del ricamo.
Salutata la bella Antonia, proseguiamo lungo i sentieri archeologici e naturalistici che da Orroli si diramano per tutto il suo territorio. La necropoli a Domus de Janas di Su Motti ci accoglie col dondolio di qualche campanella e l’abbaiare di qualche cane, tutto intorno il silenzio. Di Domus de Janas (tombe ipogeiche prenuragiche) ce ne sono un’infinità e a seguire il sentiero ben indicato si possono assaporare i profumi della rosa canina, del caprifoglio, del rovo e del piccolo perastro. Non mancano nemmeno i percorsi trekking leggermente più impegnativi seguendo i quali ci si può inoltrare in favolosi boschi di rovere intervallati qua e là da suggestioni che raccontano dell’antica Sardegna neolitica.