Negli ultimi anni la Val Camonica è stata tra le comunità di montagna più attive in assoluto nel restauro e nella valorizzazione di alcuni dei sentieri storici e delle infrastrutture simbolo dell’alpinismo lombardo. La rimessa a nuovo del rifugio della Lobbia Alta, mitologica base d’appoggio sul ghiacciaio del Pian di Neve, uno dei luoghi più suggestivi dell’arco alpino; la notevole messa in sicurezza del passo Brizio, principale via d’accesso all’Adamello dal suo versante più famoso, quello del rifugio Garibaldi; la ricostruzione di una delle opere militari più emozionanti, ovvero le passerelle sospese del Sentiero dei Fiori.
Partiamo proprio da quest’ultimo, il Sentiero dei Fiori, un percorso che ogni appassionato di montagna, ogni amante della storia, ogni persona che abbia rispetto per la fatica dell’uomo, dovrebbe percorrere. Opere della Guerra Bianca come le gallerie del Pasubio, le trincee superstiti delle Bocchette di Valmassa e molte altre vestigia del secolo scorso, raccontano una montagna che non va dimenticata, fatta di mezzi esigui e grande coraggio, impressionante perizia e incredibile forza d’animo. Rivelano, attraverso la propria storia, l’aspetto crudo, spietato e insieme mistico della montagna, ricordando a chi passeggia per i boschi come a chi raggiunge le vette, che comanda lei e le sue regole vanno rispettate.
Il sentiero dei Fiori è la più classica delle ferrate orizzontali: si affronta, da giugno alle prime nevi in quota, muniti di imbracatura, doppio cordino, moschettoni e caschetto. Una volta recuperate queste attrezzature, basta il normale abbigliamento da montagna, ed è accessibile a chiunque. Da Ponte di Legno, si raggiunge il passo del Tonale, quindi, grazie all’ovovia Paradiso, si arriva ai piedi del ghiacciaio Presena. Qui si svolta a destra, tra ghiaioni e nevai, e in circa un’ora si raggiunge la sella di Passo Castellaccio. Si sosta, ci si imbraca e si attacca uno straordinario sentiero in costa, ottimamente attrezzato con cavi, catene, scalette quando serve. Il sentiero è pianeggiante, con qualche passaggio molto semplice su roccette. Una base d’appoggio di un metro, poi il vuoto. Siamo a ridosso dei tremila per tutto il tragitto, scavato nella roccia dai soldati italiani per raggiungere al sicuro cima Lagoscuro. Il salto è notevole, fino a Val Sozzine sotto di noi, quota 1200. L’emozione è proporzionale, la vista su Ponte di Legno e sull’alta Val Camonica mozzafiato.
E a metà del percorso, la vertigine forse più forte: sia quella di un passato non troppo lontano sia quella del vuoto sotto i nostri piedi. Oggi sono fatte di metalli leggeri, cavi di sicurezza, ancoraggi ipertecnologici, ma i cartelli che ricostruiscono la storia delle due passerelle sospese non ci permettono di dimenticare che un secolo fa erano ponti traballanti di 55 e 75 metri a unire i due crinali rocciosi che noi oggi possiamo affrontare in tutta sicurezza. Due passaggi poco adatti a chi ha il cuore debole e le ginocchia molli. In questo caso è meglio passare dalla lunga galleria che taglia la montagna, muniti di torcia per non restare al buio. Poi si sale, tra i piccoli cespugli di fiori che crescono in questo paesaggio roccioso e verticale, fino a cima Lagoscuro, con il suo amatissimo e spartano bivacco e la vista sulla conca del ghiacciaio Presena.
Cinque ore di cammino, andata e ritorno. Una gita imperdibile, un omaggio agli eroi poveri e umili delle Alpi e un sentiero di grandi emozioni per la bellezza dei panorami, il brivido del vuoto, il fascino della storia.
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