Immaginate un Museo della Mafia. Facce di capi clan, ricostruzioni delle stragi più famose, diorami esplicativi. E un negozio di souvenir all’uscita. Immaginate anche una parallela esposizione con tanto di spiegazioni su come opera la Polizia per combattere la malavita organizzata. La cosa v’incuriosisce? Allora l’unica è andare a verificare di persona quale possa essere il risultato. Dove? A Las Vegas, al Mob Museum – che appunto potete tradurre come “Museo della Mafia”.
Probabilmente penserete che solo un affarista americano possa avere un’idea così sfrontata; forse, ma provate a pensare anche alla buona fede, tutta a stelle e strisce, di chi è convinto di trasmettere al pubblico, in modo accattivante, una coscienza civica e un’educazione alla legalità. Ecco: l’idea del Museo è questa, lodevole o no che la riteniate, ruffiana o no che vi sembri. C’è da dire che la realizzazione è impeccabile. E a suo modo il museo è davvero coinvolgente. È stato inaugurato il 14 febbraio 2012: la data non è stata scelta a caso – il riferimento è alla Strage di San Valentino, quella ordinata da Al Capone per diventare il re del commercio clandestino dell’alcool ai tempi del proibizionismo. In pratica, la data di nascita della mafia italo-americana.
Mob Museum si trova all’interno del palazzo del vecchio Tribunale (nonché Ufficio Postale), del 1933, che sembra uscito direttamente da una scena de Il Padrino. Dentro trovate foto, monitor, schermi vari e variopinti – la maggior parte dei quali interattiva – e reperti storici inusuali come, tanto per render l’idea, le slot machines con le quali è stato sostenuto e incrementato il giro di affari illegali della Mala; o i Tommy Gun, cioè i mitragliatori che abbiamo sempre visto nei film (magari anche solo in A Qualcuno Piace Caldo), quelli col caricatore circolare. Potete imbracciarlo e scaricare la vostra brava raffica di colpi (a salve, beninteso); ma se preferite potete anche godervi lo spettacolo di una sedia elettrica storica, originale, sulla quale potete anche sedervi e fare la vostra macabra foto ricordo.
Al tempo stesso, scorre sotto i vostri occhi (e tra le vostre mani, potremmo dire) anche la parallela storia degli sforzi fatti dalla Legge per contrastare il Crimine: l’FBI è stato uno dei principali sostenitori del Museo e qui potete anche partecipare a una simulazione dell’addestramento del Federale tipo. Oltre che fare la conoscenza dell’austero J. Edgar Hoover.
La firma creativa del progetto è quella di Dennis Barrie, che nel curriculum ha già il Museo dello Spionaggio di Washington, e la Rock&Roll Hall of Fame di Cleveland – uno insomma che quanto a progetti bizzarri si è già fatto le ossa. Sicuramente sono stati messi in campo la cura e l’impegno tipica dei migliori progetti americani, con il senso dello spettacolo e la capacità di affabulare il pubblico più vasto. Stando così le cose, andare a Las Vegas e mancare la visita al Museo non può che essere un crimine.
Informazioni utili. Il sito ufficiale è fatto benissimo: trovate di tutto, anche gadgets da acquistare on-line. E naturalmente potete diventare fan del Museo su Facebook. Arrivati all’aeroporto di McCarran, potete raggiungere la downtown usufruendo del frequente servizio navetta oppure potete rivolgervi ad una compagnia di noleggio auto. Ricordate che dormire a Las Vegas può rivelarsi un’esperienza indimenticabilmente kitsch, anche perché potrete permettervi soluzioni stravaganti, senza spendere troppo (gli hotel puntano sulla seduzione del gioco).